Pagina 3 - Opinione del 29-8-2012

Versione HTML di base

II
POLITICA
II
Ingroia smentisce:
“Nonmi candido”
i spegne sul nascere l’ennesimo
rumor destinato a ingarbugliare
ancor di più il già complicato risiko
siciliano. «Non mi risulta di essere
candidato come governatore», ha
risposto Antonio Ingroia ai giorna-
listi che lo hanno incalzato ieri, pur
non volendo commentare l’incon-
tro di qualche giorno fa con il sin-
daco di Palermo, Leoluca Orlando.
Le voci che volevano il procuratore
del capoluogo isolano candidato
del partito di Antonio Di Pietro,
ancora in cerca di un frontman e
di alleati, subiscono uno stop. A
margine dell’arresto del boss paler-
mitano Salvatore Bonomolo, Ingro-
ia ha confermato di stare preparan-
do le valigie: «Questo arrestocapita
in un momento particolare per me,
visto che tra qualche settimana an-
drò in Guatemala. Nel percorso
professionale bisogna guardare non
solo a casa nostra ma anche fuori,
alle mafie transnazionali». Un rife-
rimento probabilmente non casua-
le, visto che giunge nel giorno nel
quale in procuratore nazionale An-
timafia, intervenendo a Strasburgo,
invoca la necessità di riforme: «Ad
ogni audizione a cui vengo invitato
ricordo che in occasione del pac-
chetto sicurezza voluto dall’allora
ministro Maroni tutte le forze po-
litiche firmarono all’unanimità un
ordine del giorno – ha commentato
Pietro Grasso - Ci si impegnava a
migliorare le normative su riciclag-
S
gio, voto di scambio, concorso
esterno e collaboratori di giustizia.
Nulla è stato fatto». Secondo Gras-
so occorrono nuovi strumenti per
la lotta al riciclaggio, nonostante le
40.000 segnalazioni all’anno da
parte del sistema bancario. Secondo
il procuratore «sono spesso irrile-
vanti. Sono invece pochissime le se-
gnalazioni che arrivano dagli inter-
mediari finanziari: evidentemente,
società fiduciarie e commercialisti
non vogliono perdere clienti».
Quella al riciclaggio è una battaglia
che si vince anche, se non soprat-
tutto, con i sequestri ai boss:«Negli
ultimi anni, sono stati messi i sigilli
a beni per 40 miliardi di euro. Si
può fare di più, con strumenti che
rafforzino le indagini patrimoniali».
Di riforme nell’antimafia si parla
ormai anche oltralpe «Il mio obiet-
tivo è la realizzazione di un codice
unico antimafia europeo, che pre-
veda il reato di associazione mafio-
sa, il 41 bis e le confische», confer-
ma Sonia Alfano, presidente della
Commissione antimafia dell’Euro-
parlamento. Sul tema qualche aper-
tura è arrivata anche da Berlino,
storicamente dubbiosa sul reato di
associazione mafiosa configurato
nel nostro paese. «Il capo della po-
lizia tedesca – ha spiegato Alfano -
ha constatato che la situazione di
infiltrazione delle mafie nella loro
economia non è più sostenibile».
VLADIMIRO IULIANO
di
ROSAMARIA GUNNELLA
ado avanti perché ho il
consenso di alcune forze
politiche importanti e perché lo
vogliono i siciliani». All’indomani
della spaccatura dell’alleanza di
centrodestra che aveva deciso di
appoggiarlo, con l’annuncio di ie-
ri della corsa di Gianfranco Mic-
cichè alla presidenza della Regio-
ne siciliana, sostenuta da Grande
Sud, Partito dei siciliani (ex Mpa)
Fli e Mps, Nello Musumeci, lea-
der de La Destra in Sicilia, con-
ferma la sua candidatura alla pol-
trona di Palazzo d’Orleans. È
l’ennesimo colpo di scena in que-
sta infuocata campagna elettorale,
le cui ragioni, secondo l’esponente
del partito di Storace che si è
rammaricato per il disimpegno di
Miccichè, degli autonomisti e di
Fli, «non sono comprensibili e so-
no riconducibili ad altri tavoli ed
ad altri luoghi». Un riferimento
chiaramente rivolto a Gianfranco
Fini. «Credo - ha dichiarato Mu-
sumeci - che il telefono della pre-
sidenza della Camera, in questi
giorni, sia stato impegnato in lun-
ghe conversazioni con Palermo e
Catania e questo la dice lunga sul
reale interesse nei confronti della
Sicilia». È possibile infatti che il
presidente della Camera, per sal-
vaguardare il suo rapporto con
Casini a livello nazionale e per
«V
evitare la spaccatura di Fli in Si-
cilia tra chi era orientato a soste-
nere Musumeci e chi, invece il
candidato di Pd e Udc, Rosario
Crocetta, abbia scelto una terza
via: convergere su Miccichè. E
sembra davvero strano che il lea-
der di Grande Sud, che la scorsa
settimana aveva proposto con
l’avallo di Raffaele Lombardo (o
secondo alcuni su suo suggeri-
mento) il nome dell’ex sottose-
gretario del governo Berlusconi,
abbia improvvisamente, nel giro
di poche ore, capovolto la situa-
zione. Musumeci «non ha sposa-
to lo spirito sicilianista di Micci-
chè», gli rimproverano da Grande
Sud che motiva così il ritiro del
suo appoggio alla candidatura
dell’esponente de La Destra e il
ritorno in campo del proprio lea-
der. Musumeci, però, non ci sta
alle accuse e invitando Miccichè
a ripensarci tira dritto per la sua
strada con il sostegno del suo
partito, del Pdl, compresi i “dis-
sidenti” di Innocenzo Leontini, il
Pid di Saverio Romano e riformi-
sti di Stefania Craxi. Se poi a tut-
to questo si aggiunge il “veto”
non autorizzato del co-coordina-
tore del Pdl Giuseppe Castiglione
nei confronti di Raffaele Lombar-
do, si ha il quadro della somma
degli errori che potrebbero tor-
nare utili alla candidatura di Cro-
cetta e alla sua elezione a Palazzo
d’Orleans. Di tutto ciò chi si as-
sumerebbe la relativa responsa-
bilità politica? E immediatamente
il pensiero va alle prossime poli-
tiche. Ma con chi si alleeranno al-
le elezioni nazionali Grande Sud
o Il Partito dei siciliani? Con
l’Udc o il Pd? L’ex Mpa di Raf-
faele Lombardo non sembra fin
ad ora trovare sponde a sinistra
o nell’Udc, mentre potrebbe in-
contrare una probabile disponi-
bilità del Pdl, nonostante le dure
polemiche che hanno accompa-
gnato il suo governo, ad inserirlo
in un quadro di alleanze nazio-
nali. La partita in Sicilia potrebbe
sembrare chiusa, ma nell’Isola si
è abituati a repentini cambia-
menti, fino all’ultimo momento.
E non è escluso un ennesimo col-
po di scena.
Sicilia: per non spaccare Fli,
Fini abbandonaMusumeci
Dopo le giravolte
di Micciché si ha
il quadro della somma
degli errori
che potrebbero tornare
utili al Pd Crocetta
e alla sua elezione
a Palazzo d’Orleans
è chi pensa in grande e chi si
ritrova al purgatorio nel-
l’estate 2012. Da una parte il go-
vernatore della Lombardia, Rober-
to Formigoni, che una volta
rientrato dal meeting di Rimini è
tornato alla carica con l’idea di una
macroregione che copra l’intero
Nord italiano per preservare e ri-
lanciare l’economia nazionale: dal
Piemonte al Friuli, dove lunedì For-
migoni ha incassato il sostegno del
collega Renzo Tondo. «Noi - ha
spiegato quest’ultimo - abbiamo un
pil che cresce in questa parte del
paese e lo mettiamo al servizio del
paese». Già lo scorso 14 agosto,
una volta resa nota l’intenzione del
presidente lombardo, il presidente
leghista del Piemonte Roberto Cota
si era inserito nel dibattito: «Oggi
se chiedi ad un imprenditore pie-
montese, lombardo o veneto qual
è il modello vincente, ti dirà: il
Nord. Basta solo togliere di torno
la vessazione fiscale che arriva da
Roma». Entra così in gioco chi
l’estate la sta trascorrendo al pur-
gatorio. Macroregione, federalismo,
autonomia: la Lega. Nel Pirellone
l’alleanza con il Popolo della libertà
resiste, nonostante le tensioni sorte
in inverno per i destini giudiziari
delle persone più vicine a Formigo-
ni - e prima che lo stesso governa-
tore finisse indagato per corruzione
nell’ambito dell’inchiesta sulla sa-
nità lombarda. Poi è stato il turno
C’
dei leghisti con l’ex presidente del
Consiglio regionale Davide Boni
indagato per tangenti e la valanga
che ha travolto la famiglia di Um-
berto Bossi, con il conseguente ter-
remoto nel partito che ha portato
Roberto Maroni alla guida di un
movimento disorientato. E la bus-
sola fatica ad indicare la rotta cor-
retta. Alla base l’idea proposta da
Formigoni non convince: la paura
è di vedersi rubare il sogno della
Padania, anche perché dietro al
progetto Macroregione inizialmente
compariva il leghista Andrea Gi-
belli, vicepresidente lombardo non-
ché assessore all’Industria, Artigia-
nato, Edilizia e Cooperazione. Mi-
lano come tramite tra Torino e Ve-
nezia, con le loro giunte regionali
guidate dal Carroccio. Sembra pas-
sata un’epoca politica dalle estati
in cui era Umberto Bossi a tenere
banco con il gesto dell’ombrello, il
dito medio alzato all’indirizzo dei
giornalisti che gli facevano doman-
de sul futuro del governo Berlusco-
ni dopo l’addio di Gianfranco Fini
e il ridimensionamento dei numeri
alla Camera. Il Senatùr serrava i
ranghi mentre il Pdl cercava stam-
pelle. Richiamava all’ordine i suoi
e dettava la linea tra un discorso e
l’altro nelle feste leghiste dissemi-
nate lungo tutta la Padania, fino al
raduno generale di Pontida. Oppu-
re ospitava Giulio Tremonti, per la
tradizionale “cena degli ossi”, a Ca-
lalzo di Cadore, in occasione del
compleanno dell’ex ministro del-
l’Economia. Il 2012 è l’anno del
purgatorio e dei rimpianti, espressi
nella commozione con la quale
Bossi ha ascoltato il suono delle
cornamuse alla Berghem Fest. «La
cornamusa è il suono dell’anima,
dicono gli scozzesi», ha raccontato
dal palco. Quella leghista di anima
deve riconsolidarsi dopo le lauree
false, i cerchi magici e i coltelli vo-
lati in via Bellerio. Anche perché c’è
chi, come Formigoni, rischia di ru-
bare da sotto il naso il sogno di una
vita.
DARIO MAZZOCCHI
L’iper-attivismodi Formigoni
spiazza le truppedelCarroccio
L’Ueboccia l’Italia:
«NoallaLegge40»
K
Roberto FORMIGONI
a Legge 40 è incoerente e
viola il diritto alla vita pri-
vata e familiare». Con questa mo-
tivazione la Corte Europea per i Di-
ritti dell’Uomo ha accolto ieri il
ricorso di Rosetta Costa e Walter
Pavan, genitori italiani di una bam-
bina affetta da fibrosi cistica, ai
quali la legge nazionale sulla fecon-
dazione medicalmente assistita im-
pediva lo screening pre-impianto
del feto. Desiderosi di avere un al-
tro figlio, i due volevano però la si-
curezza che fosse sano, proprio at-
traverso le analisi pre-impianto
vietate dalla cosiddetta Legge 40.
Legge che prevede, tra l’altro, la fe-
condazione in vitro solo per le cop-
pie sterili o quelle in cui il partner
maschile sia affetto da malattia ses-
sualmente trasmissibile.
In buona sostanza, secondo i
giudici di Strasburgo non è possi-
«L
bile vietare un esame preventivo dei
feti allo scopo di verificare se questi
siano affetti da fibrosi cistica, dal
momento che la legge italiana pre-
vede la possibilità di aborto tera-
peutico per la stessa malattia. L’Ita-
lia, assieme ad Austria e Svizzera,
è l’unico paese nel Vecchio Conti-
nente a vietare la pratica. Tante le
coppie che si recano oltreconfine
per bypassare l’ostacolo, creando
di fatto una discriminazione sociale
tra chi si può permettere la fecon-
dazione “in trasferta” e chi no.
Sulla carta, la sentenza condan-
na lo stato solamente a versare alla
coppia 17mila euro per danni mo-
rali e spese legali. Di fatto, però,
dopo il fallito referendum abroga-
tivo del 2005, riaccende attorno al-
la Legge 40 una polemica trasver-
sale agli schieramenti politici.
LUCA PAUTASSO
L’OPINIONE delle Libertà
MERCOLEDÌ 29 AGOSTO 2012
3