II
ESTERI
II
Il sognoamericanoesisteancora
Maormai si ètrasferitoinTexas
di
UMBERTO MUCCI
e per molti la conoscenza del Te-
xas è rimasta alle puntate del te-
lefilm
Dallas
(
quello originale degli
anni ‘80, non il sequel di quest’an-
no), vale certo la pena farci aiutare
da chi lo conosce bene per scardi-
nare questo luogo comune e raccon-
tare un po’ questo stato che rappre-
senta l’avanguardia per molte
positive issues che fanno dell’Ame-
rica il primo paese al mondo. Noi
de
L’Opinion
e abbiamo in Texas un
pezzetto di cuore, e per questo rin-
graziamo per questa chiacchierata
il presidente della Camera di Com-
mercio italiana a Houston, Brando
Ballerini.
Presidente Ballerini, qual è la storia
che l’ha portata alla guida della Ca-
mera di Commercio Italiana del Te-
xas?
Io sono originario di Piacenza.
Sono arrivato in Texas nel 1998 do-
po aver venduto la mia società ad
un grande gruppo italiano che poi,
avendo acquistato una società qui
in Texas, mi ha chiesto di gestirla:
in quel momento vivevo e operavo
tra Perù e Brasile. Considero l’Italia
mia madre e l’America mia moglie:
il mio cuore è molto legato all’Italia.
Ho iniziato a partecipare alla Ca-
mera di Commercio dal 2001, come
socio e poi come direttore. Due anni
e mezzo fa mi è stato chiesto di as-
sumerne la presidenza: io allora ero
vice presidente del Comites, il Co-
mitato degli Italiani all’estero, dal
quale mi dimisi perché c’era incom-
patibilità tra le due cariche in quan-
to il Comites approva il bilancio del-
la Camera di Commercio. Entrambe
queste due esperienze sono molto
importanti, anche se ovviamente le
si affronta con spirito di servizio
perché non sono remunerate.
Ci dica qualcosa sulla storia e sulle
attività della Camera.
Io penso che le Camere di Com-
mercio italiane all’estero siano le isti-
tuzioni con le quali più velocemente
e meglio le aziende italiane possono
accedere ai mercati esteri. Ci sono
tre modi per il governo italiano di
supportare l’internazionalizzazione.
Uno è attraverso l’attività di sup-
porto governativo di finanziamento,
in grande diminuzione; poi ci sono
le attività consolari, dove per fortu-
na spesso abbiamo consoli giovani
e in gamba che si danno molto e be-
ne da fare (qui a Houston abbiamo
avuto la fortuna di averne sempre
di questo alto livello, da quando ci
S
sono io, da Massimo Rustico a Cri-
stiano Maggipinto all’attuale Fabri-
zio Nava) pur non avendo a dispo-
sizione risorse economiche altissime;
poi c’è l’Ice, che ha vissuto qualche
vicissitudine e oggi speriamo abbia
trovato la formula ideale. La Farne-
sina ha giustamente incentivato le
Camere di Commercio a collaborare
con l’Ice, dove è presente; dove non
c’è (come qui in Texas, dove l’Ice
c’era ma poi ha chiuso), si riconosce
alle Camere un ruolo sempre più
importante, come è giusto che sia.
Anche perché generalmente nella
Camera di Commercio agiscono
persone che da tempo hanno scelto,
vivono e conoscono il territorio, e
rimangono anche quando i direttori
degli uffici Ice o i consoli terminano
i loro mandati e vengono sostituiti
dai loro successori.
Qui a Houston la Camera è stata
da me modellata – sia come strut-
tura che come attività – in funzione
dei business che qui vanno per la
maggiore: certamente il “Made in
Italy” è molto importante, ma qui
rispetto ad altre zone abbiamo la
necessità di poterci interfacciare con
aziende anche molto grandi che ope-
rano per esempio nel settore dei
grandi appalti. Dunque diamo sup-
porto tecnico, logistico, amministra-
tivo e legislativo anche a grandi
gruppi che hanno già una loro strut-
tura ben attrezzata per l’estero. Ab-
biamo, tra soci
patron”
che paga-
no al massimo 1.500 dollari e soci
supporting”
,
circa 150 associati.
Per le imprese che lo necessitano,
organizziamo diversi b2b tra impre-
se italiane e imprese texane: abbia-
mo una base forte a Houston più
una sede a Dallas e una a Austin.
Abbiamo nel nostro territorio di ri-
ferimento anche Louisiana, Okla-
homa e Arkansas, e in particolare
in Louisiana stiamo cercando di svi-
luppare business.
Si parla giustamente sempre molto
delle due coste, ma il Texas è lo Sta-
to più in crescita per Pil, popolazio-
ne, business, innovazione. Possiamo
dire che per certi versi sia la nuova
frontiera. Ci può descrivere questa
realtà?
I giovani italiani devono andare
all’estero, e io raccomando che ven-
gano in America, e soprattutto nel
Texas. È un posto eccezionale dove
si imparano molte cose. Il Texas è
al momento la realtà economica e
di sviluppo migliore degli Stati Uniti:
da solo sarebbe la dodicesima eco-
nomia del mondo, e Houston da so-
la sarebbe probabilmente fra le pri-
me venti. L’enorme aumento della
popolazione qui è dovuto alla bassa
tassazione, al basso costo dell’ener-
gia e al clima generalmente estrema-
mente favorevole al business. C’è
poca disoccupazione, con una rete
protettiva statale per chi è fra un im-
piego e l’altro. Il mercato del lavoro
è molto elastico e di conseguenza è
facile trovare un lavoro se lo si per-
de. Per anni le aziende italiane han-
no giustamente delocalizzato e in-
ternazionalizzato in zone vicine
all’Italia, come l’est Europa, o in
paesi dalle economie emergenti: ma
il rapporto qualità/prezzo che si tro-
va in Texas è difficile da trovare al-
trove nel mondo. Qui arrivano
aziende che chiudono a Los Angeles
e a Miami e vengono ad aprire a
Houston, con massima soddisfazio-
ne. Dal punto di vista della gestione
di un’azienda qui si ha un basso co-
sto della manodopera, ma molto
ben retribuito è il
white collar
,
ov-
vero il quadro dirigenziale di re-
sponsabilità. Di queste figure pro-
fessionali c’è molta fame oggi qui,
e infatti c’è una forte immigrazione
di questo tipo. Questo è un altro im-
portante aspetto nel quale il Texas
risulta interessante: c’è fame di gente
in gamba che ha voglia di fare, ed è
molto più facile per un certo tipo di
professionista che si ottenga un visto
sponsorizzati da un’azienda di qui
piuttosto che di altre città americane
più in crisi o con un mercato di que-
sto tipo più saturo. Inoltre se negli
Usa ci sono già condizioni fiscali,
amministrative e burocratiche molto
più vantaggiose rispetto all’Italia, in
Texas è ancora meglio: si può dedi-
care il giusto tempo allo sviluppo
della propria azienda senza doverne
perdere in vincoli e ostacoli impro-
duttivi, pubblici o privati. Creare
un’azienda qui è semplice ed econo-
mico. Per fare un esempio, il mio
gruppo ha costruito uno stabilimen-
to qui a Houston: dal momento in
cui abbiamo preso la decisione al
momento in cui abbiamo iniziato a
lavorare nello stabilimento è passato
appena un anno. Il Texas è grande
quasi due volte e mezzo l’Italia ma
ci vive meno della metà della popo-
lazione che vive nel nostro Paese.
C’è spazio, ci sono case belle e enor-
mi a basso prezzo, c’è un clima me-
raviglioso, io non vedo nuvole da
una settimana e ho 22 gradi, e sia-
mo quasi a Natale: insomma si vive
bene. Il sogno americano esiste an-
cora, e il Texas ne è la dimostrazione
più efficace.
Il Texas fa qualcosa per promuover-
si in Italia, che lei sappia?
Recentemente il governatore Per-
ry ha creato un ufficio di promozio-
ne del Texas all’estero, e hanno ini-
ziato a fare missioni. In Italia sono
venuti in Assolombarda, quando io
sono stato uno degli speaker, nel
corso di un viaggio che li ha portati
anche in Germania: e le dico con
piacere che i texani hanno riscon-
trato un’accoglienza ed un interesse
migliore da parte degli italiani che
da parte dei tedeschi.
Il 1 dicembre si tiene a Houston l’ot-
tava conferenza dei ricercatori ita-
liani nel mondo. Quindi il Texas è
anche un polo di ricerca di grande
importanza...
La conferenza ha avuto il sup-
porto del presidente Napolitano e
il riconoscimento da parte della pre-
sidenza del Consiglio dei Ministri e
Parla il presidente
della Camera
di Commercio italiana
a Houston, Brando
Ballerini: «Il Texas
è al momento la realtà
economica e di sviluppo
migliore degli Stati Uniti.
Bassa tassazione
e bassi costi
dell’energia rendono
il clima estremamente
favorevole al business.
Qui è possibile
dedicarsi allo sviluppo
della propria azienda
senza vincoli e ostacoli
improduttivi,
pubblici o privati»
dal ministero degli Esteri, e verrà
qui anche l’ambasciatore italiano a
Washington, Claudio Bisogniero. È
sponsorizzata e organizzata dal Co-
mites, che qui è presieduto da Vin-
cenzo Arcobelli. Si tratta di un even-
to di grande importanza per un
settore come quello della ricerca ita-
liana all’estero formato da molti ta-
lentuosi giovani che stando qui im-
parano l’approccio americano alla
ricerca, vincente perché meritocra-
tico. Non è un caso che si tenga qui:
la enorme capacità innovativa del
Texas si sposa bene con la grande
qualità dei ricercatori italiani. Strut-
ture come il Texas Medical Center,
alcune Università, un grande nume-
ro di industrie hi-tech o la stessa Na-
sa qualificano il Texas come la pun-
ta più avanzata del settore della
ricerca negli Stati Uniti oggi.
Che spazio c’è per i prodotti Made
in Italy in queste zone? Ci sono mol-
ti italoamericani che fanno da “am-
basciatori”?
C’è molto spazio. In Italia spesso
si ha una immagine del texano sem-
pre un po’ zoticone e isolato nel suo
mondo. Ma qui a Houston in centro
c’è una sfilata di automobili tra le
più belle del mondo, moltissime ita-
liane, in mano a un ceto medio alto
che è veramente ricco e apprezza il
luxury
da tutti i punti di vista. Tutti
i settori del Made in Italy avrebbero
ancora più mercato qui, anche per-
ché la concorrenza è ancora molto
bassa. Recentemente è venuto un
gruppo di gioiellieri rimasti entusia-
sti dei
b2b
organizzati: qui ad esem-
pio c’è una serie di centri commer-
ciali in cui gira una quantità enorme
di oggetti italiani di lusso eccezio-
nale, ma per ora solo i grandissimi
nomi. Anche nel
food and beverage
,
il mercato è molto meno affollato
delle altre grandi città americane:
ad esempio qui si vende tantissimo
vino, il prosecco ha un grandissimo
successo. Gli italoamericani non so-
no tantissimi. A Houston siamo cir-
ca 1.500 e nell’intero territorio di
nostra competenza arriviamo a
5.000,
ma sono in posizioni alte e
interessanti: dirigenti e professionisti
nella sfera medica, ricercatori, im-
prenditori, manager, professionisti
nei settori dell’
information techno-
logy
e dell’estrazione petrolifera. Si
sta sviluppando una buona attività
di logistica e di distribuzione perché
il porto di Houston è il secondo ne-
gli Usa, ma viaggia a tassi di crescita
impressionanti e probabilmente è
destinato a diventare il primo.
L’OPINIONE delle Libertà
GIOVEDÌ 29 NOVEMBRE 2012
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