Direttore ARTURO DIACONALE
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Sabato 29 Dicembre 2012
delle Libertà
La questione morale per i magistrati in politica
o scandalo non è costituito dai
magistrati che entrano in po-
litica. Perché sono cittadini come
tutti gli altri. Ed hanno il pieno di-
ritto di manifestare liberamente le
proprie opinioni e di sottoporle al
giudizio del corpo elettorale. Lo
scandalo è che i magistrati entrino
in politica con il paracadute del-
l’aspettativa. Cioè con l’assicura-
zione che il giorno in cui decide-
ranno di ritirarsi dall’agone
politico per stanchezza, disillusione
o per semplice mancata rielezione
parlamentare, potranno tornare a
vestire la toga come se nulla fosse
successo. Ed, anzi, grazie al fatto
che la carriera dei magistrati è au-
L
tomatica e procede per anzianità,
ritrovarsi con una funzione, un
ruolo ed, ovviamente, uno stipen-
dio superiori a quelli lasciati a suo
tempo per l’avventura politica. Si
dirà che tutti i funzionari pubblici
godono dell’aspettativa. E che i
magistrati usufruiscono di un di-
ritto acquisito che riguarda l’intera
pubblica amministrazione e non
può essere considerato come una
sorta di privilegio distintivo della
casta delle toghe.
L’osservazione è giusta. Ma
parziale. Non tiene conto della sin-
golare pretesa dei normali cittadini
di essere giudicati per le proprie
azioni che rientrano nelle fattispe-
cie dei codici penali e civili in ma-
niera equanime. E non prende mi-
nimamente in considerazione il
bizzarro timore degli stessi citta-
dini normali che un magistrato
rientrato in carriera dopo un pe-
riodo trascorso come un esponente
politico di parte possa inquisire e
giudicare non in maniera equani-
me ma condizionata dall’esperien-
za consumata sui banchi parla-
mentari.
Perché mai queste singolari pre-
tese e questi bizzarri timori della
stragrande maggioranza degli ita-
liani debbono soggiacere di fronte
al diritto acquisito dei magistrati
e dei funzionari pubblici di godere
dell’istituto dell’aspettativa che ga-
rantisce loro carriera, posti e sti-
pendi? Nessuno è in grado di for-
nire una risposta credibile e di
buon senso a questo interrogativo.
L’unica concreta e realistica è che
anche i magistrati tengono fami-
glia e non si capisce per quale cu-
riosa ragione dovrebbero rinun-
ciare al comodo paracadute offerto
loro dalle norme per conservare
ed accrescere la propria personale
sicurezza economica e sociale.
In questa considerazione non
fa neppure capolino un qualsiasi
accenno al tema della pubblica
moralità.
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Quello che Ingroia sa.Equello che proprionon sa
Pubblichiamo di seguito la risposta
di Bruno Contrada, sollecitata dal
suo avvocato difensore, Giuseppe
Lipera, sui brani del libro di Anto-
nio Ingroia (”Io so”) che lo riguar-
dano direttamente.
llustre avvocato, mi ha chiesto
cosa io pensi del libro del Dott.
Ingroia “Io so” e, in particolare,
sui brani che mi riguardano. Ecco
la mia risposta alla sua domanda:
non voglio polemizzare con il Dott.
Antonio Ingroia, specie in questi
momenti così difficili e problema-
tici per lui e per il suo futuro pro-
babilmente in politica attiva. Egli
è stato per il passato il mio inqui-
I
sitore e pubblico accusatore ed ora,
dismessa tale veste, continua ad ac-
cusarmi, non più in indagini e pro-
cessi, ma in saggi su mafia e anti-
mafia. Intendo riferirmi al suo
recente libro “Io so” è specifica-
mente a quanto cita alle pagine 46
e 47. Ma, sia pur mal volentieri e
tirato per la giacchetta”, qualcosa
devo dirla. Innanzitutto, mi per-
metto di osservare che se il titolo
Io so” (di pasoliniana memoria)
si attaglia ad alcuni o molti argo-
menti, peraltro sarebbe stata più
adeguata la modificazione del ti-
tolo in “io so... ma non tutto”. Per
esempio l’argomento della cono-
scenza dei miei fascicoli personali
della polizia e del Sisde, inseriti tra
gli atti processuali.
In essi è descritta, evidenziata e
consacrata tutta la mia attività isti-
tuzionale e relativa carriera pro-
fessionale. Se il Dott. Ingroia gli
avesse esaminati con attenzione e
diligenza non sarebbe caduto nel
grossolano e assurdo errore di af-
fermare: «La sua carriera (del
Dott. Contrada,
ndr
)
decollò quan-
do, secondo le sentenze, fu siglato
il patto di complicità con cosa no-
stra».
Naturalmente senza indicare
quando questo “patto” fu siglato
e da chi ed omettendo di dire che
in nessuna sentenza è stata mai
scritta una cosa del genere sul mio
conto. Poi, non c’è necessità alcuna
che il Dott. Ingroia aspetti un do-
mani perché io racconti la verità:
io la verità l’ho raccontata e con-
tinuo a farlo ormai da 20 anni, sia
in sede giudiziaria che mediatica.
C’è chi la conosce già, c’è chi vuole
e chi non vuole conoscerla. Il Dott.
Ingroia ha detto inoltre: «A lungo
lo stato ha avuto il volto di Con-
trada».
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2
di
BRUNO CONTRADA
Non c’è necessità alcuna
che Ingroia aspetti
un domani perché
io racconti la verità:
la verità l’ho raccontata
e continuo a volerla
raccontare ormai
da vent’anni,
sia in sede giudiziaria
che in sede mediatica
di
ARTURO DIACONALE
Se si osa sollevare
il tema della pubblica
moralità nei confronti
di chi tiene famiglia
ammantata con la toga
si rischia l’accusa
di attentare
alla indipendenza
ed all’autonomia
della magistratura
Monti, ecco lo strappo di Bersani
K
Mentre Mario Monti incontra,
più o meno segretamente, Pier Ferdi-
nando Casini, Andrea Riccardi e i ver-
tici di Italia Futura per risolvere il nodo
della composizione delle liste a lui “vi-
cine”, il segretario del Pd, Pier Luigi
Bersani, annuncia che non candiderà
nessun ministro “tecnico” alle pros-
sime elezioni politiche. Sembrava che
Bersani avesse in mente nomi come
quelli di Balduzzi e Profumo, ma il lea-
der dei Democratici ha deciso di spari-
gliare le carte e compiere lo strappo
definitivo con l’esperienza del governo
tecnico. «Un anno fa - ha dichiarato
Bersani nella conferenza stampa per la
presentazione della candidatura di
Piero Grasso - componemmo un go-
verno di transizione, tecnico. Non vor-
rei che ora fossero sbranati nella
competizione elettorale, quindi pro-
porrò a direzione che i ministri non
siano candidati». «Questo non signi-
fica - aggiunge Bersani - che non pos-
sano essere ancora utili ma se la
politica e così nobile mettiamoci den-
tro tutti anche un po’ di stile».