Direttore ARTURO DIACONALE
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Martedì 30 Ottobre 2012
delle Libertà
Ritorna il Porcellum, grazie ai giudici e a Casini
a perché tornare alla legge
elettorale proporzionale? Solo
per consentire a Casini, Fini, Pisanu,
Bonanni di diventare i Ghino di Tac-
co della prossima legislatura e di
una Terza Repubblica in tutto simile
alla Prima con il concorso delle Acli,
dei ministri tecnici Passera e Riccar-
di ed, eventualmente, di Monteze-
molo e della Marcegaglia?
Se i magistrati di Milano non
avessero dimostrato oltre ogni ra-
gionevole dubbio la volontà di certa
magistratura corporativa o politi-
cizzata di non accontentarsi del pas-
so indietro di Berlusconi ma di per-
seguirlo “perinde ac cadaver”, il
Cavaliere avrebbe applicato la logica
M
della riduzione del danno accettan-
do di favorire la formazione di un
nuovo centro attraverso il ritorno
al proporzionale. Ovviamente con
l’obbiettivo di far rientrare comun-
que il Pdl nella grande coalizione
che dovrebbe avere il compito di
portare avanti dopo le elezioni e nei
prossimi l’Agenda imposta dall’Eu-
ropa della Merkel. Con Monti al
Quirinale e con un qualsiasi altro
tecnico a Palazzo Chigi.
Ma la sentenza di Milano ha fat-
to capire a Berlusconi non solo che
per lui non ci potrà mai essere alcu-
na tregua giudiziaria ma che, soprat-
tutto, che il danno minore della par-
tecipazione alla futura grande
coalizione attraverso la legge pro-
porzionale è un obbiettivo illusorio.
Sarebbe stato Credibile se Casini
avesse preso atto del suo passo in-
dietro effettuato con la rinuncia alla
candidatura a premier ed avesse ac-
colto la proposta di Alfano di fare
parte di un rassemblement unico del
centro destra. Ma il leader dell’Udc
ha respinto sdegnosamente l’ipotesi.
Ed ha fatto chiaramente capire che
il suo progetto non prevede affatto
una grande coalizione con il Pdl ed
il Pd ed il Monti bis ma solo lo sfal-
damento del Pdl dopo la liquidazio-
ne per via giudiziaria del suo fon-
datore e la formazione di un grande
centro, con i pezzi moderati del par-
tito berlusconiano in disfacimento,
destinato ad allearsi con il Pd.
Per limitare il danno, quindi,
non solo a Berlusconi ma all’inter-
no Pdl, comprese le componenti
che più hanno creduto alla possi-
bilità di dare vita ad un Ppe italia-
no, non rimane altro che mandare
all’aria definitivamente il ritorno
al proporzionale, puntare sul mag-
gioritario del Porcellum magari
corretto con le preferenze ed un ri-
tocco al premio di maggioranza e
lanciare una campagna elettorale
all’insegna del rilancio del bipola-
rismo e della contrapposizione
frontale con la sinistra.
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Pdl nel mare in tempesta, e anche senza timoniere
venti del risentimento, della rab-
bia, dell’intolleranza squassano
il Pdl. Nave senza nocchiero in gran
tempesta, come direbbe il Poeta, sta
andando a sbattere contro la dura
scogliera. Il timore è che non si salvi
nessuno. Il suo capitano l’ha plate-
almente abbandonata. Per quante
ragioni potesse avere, l’ultimo as-
salto alla sua stessa creatura gli to-
glie qualsiasi alibi. Nulla può giu-
stificare, infatti, una così radicale
inimicizia verso coloro che lo han-
no seguito, difeso, protetto.
Silvio Berlusconi ha perduto l’ul-
tima occasione per uscire dalla sce-
na politica a testa alta. Quel suo
gesto di lasciare il timone ad altri
I
sembrava, soltanto qualche giorno
fa, l’epilogo decoroso di un’avven-
tura ormai finita che però ne prefi-
gurava un’altra: l’unione di tutti i
moderati, in un fronte organico e
plurale, per provare a battere la si-
nistra ed elaborare un progetto di
rinnovamento istituzionale ed eco-
nomico intorno al quale chiamare
a raccolta la stragrande maggioran-
za degli italiani.
Tutto è naufragato in poche ore.
Le ore della vendetta cieca e asso-
luta per una sentenza che seppure
ingiusta non avrebbe dovuto infi-
ciare un percorso avviato e salutato
con interesse proprio da chi si vo-
leva coinvolgere e finora si era mo-
strato riluttante, sono state deva-
stanti e le conseguenze ricadranno
non soltanto sul partito del Cava-
liere, ma sulla politica e sugli inte-
ressi nazionali.
L’intemerata berlusconiana, in-
fatti, ha distrutto le residue possi-
bilità del centrodestra di riprendersi
e di rinnovarsi. Non credo che in
tempi brevi si riuscirà a rimettere
in sesto un’imbarcazione tanto ro-
vinata. Mentre ci chiede che cosa
ne sarà di un mondo, per quanto
frastornato pur sempre in attesa di
essere ricompattato, platealmente
tradito da chi in un anno è stato
capace di capriole politiche degne
di un acrobata consumato. Dall’ap-
poggio al governo Monti allo scet-
ticismo verso lo stesso all’entusia-
smo manifestato per l’azione del
professore e dei suoi tecnici fino alla
minaccia di toglierli la fiducia sol-
tanto due giorni dopo: si può dire
che Berlusconi non si è fatto (e non
ci ha fatto) mancare niente.
Neppure le giravolte su Alfano
culminate nella oggettiva pugnalata
finale e le bizzarre idee sulla politica
economica rivendicata e poi scon-
fessata. Non gli piace Equitalia, non
gli piace l’Imu, non gli piace il Fi-
scal compact, non gli piace il piano
della Bce, non gli piace l’Europa
germanizzata.
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Elezioni nell’Isola: nessuno vincemaAlfano perde
n buon sunto della tornata
elettorale lo offre Fitch.
L’agenzia di rating, quando lo
spoglio aveva ormai superato il
50%
delle elezioni e i risultati si
erano consolidati, ha declassato
la Sicilia a BBB. Spazzatura, pra-
ticamente. E per di più con un
outlook (una sorta di previsione
di andamento nel medio periodo)
negativo. Le urne hanno conse-
gnato al futuro presidente, il De-
mocratico Rosario Crocetta, un
Consiglio ingovernabile. La som-
ma di voti ottenuti dal Pd, dal-
l’Udc e dalle liste civiche che lo
sostenevano non va oltre i 40 seg-
gi. Ben lontani dai 46 che garan-
U
tirebbero al cartello che lo ha so-
stenuto l’autosufficienza. La stra-
da, adesso, è quella di siglare un
improbabile accordo di grande
coalizione con il Pdl, oppure di
imbarcare nella maggioranza il
partito dell’ex presidente Raffaele
Lombardo, che pure con il Partito
democratico ha avuto non poco
da ridire nell’ultimo scorcio della
scorsa legislatura.
Al netto degli equilibri regio-
nali, all’indomani dei risultati si-
ciliani il dato politico più rilevan-
te appare essere quello dei grillini.
Il movimento dell’ex comico si è
affermato come prima lista nel-
l’isola, sfondando anche al Sud,
territorio storicamente ostico per
il M5S. Se non ci saranno scosso-
ni rilevanti da qui alla primavera,
le liste di Grillo potrebbero seria-
mente contendere al Pd il ruolo
di primo partito nel paese (alla fi-
ne della scorsa settimana un son-
daggio Swg dava i Democratici in
vantaggio di soli tre punti su sca-
la nazionale) dopo aver fagocitato
il voto antipolitico sterilizzando
Idv e Sel, fermi ad un modesto
6%.
Ma, più in generale, il voto
ha segnato una distanza tra l’elet-
torato che si è recato alle urne e
i partiti tradizionali. La lista civi-
ca legata a Crocetta ha totalizzato
più della metà dei consensi di uno
sfiatato Pd, attestatosi intorno al
13%.
Peggio è andata al Pdl: le
liste vicine a Nello Musumeci
hanno totalizzato all’incirca lo
stesso numero di voti degli azzur-
ri, fermi ad un misero 12%. Il ri-
sultato siciliano aggiunge confu-
sione al caos danzante della
dirigenza pidiellina. Più di una
voce si è sollevata ieri invocando
le dimissioni di Angelino Alfano,
leader siciliano degli azzurri. Che
arrivino o meno, è indubbio che
il responso delle urne indebolisce
la linea del segretario, allontanan-
do un accordo con i moderati e
rafforzando l’ala dei falchi che in-
voca un ritorno alle origini.
di
ARTURO DIACONALE
La sentenza di Milano
ha fatto capire al Cav
che per lui non ci sarà
mai tregua giudiziaria
e che il danno minore
della partecipazione
alla futura grande
coalizione attraverso
la legge proporzionale
è soltanto un’illusione
di
GENNARO MALGIERI
Berlusconi ha perduto
l’ultima occasione
per uscire dalla politica
a testa alta. Quel suo
gesto di lasciare il timone
ad altri sembrava
l’epilogo decoroso
di un’avventura ormai
finita.Tutto però è
naufragato in poche ore
di
PIETRO SALVATORI
Più di una voce
si è sollevata ieri
invocando le dimissioni
del leader siciliano
degli azzurri.
Che arrivino o meno,
è indubbio che
il responso delle urne
indebolisce la linea
del segretario
Sicilia: ultimatumalla politica
Vince Crocetta (Pd-Udc), staccando Musumeci (Pdl-La Destra), Cancelleri (M5S) e Micciché (Fli).
Astensione massiccia. Nessuno tra i candidati ottiene la maggioranza necessaria per governare