uando arrivano i primi exit
poll è lo stupore generale.
Balzano agli occhi il tasso eleva-
to di astensionismo, intorno al
52%,
e i numeri del Movimento
Cinque Stelle.
Beppe Grillo sembra abbia fatto
un miracolo, e la sua prima dichia-
razione suona come una vittoria:
«
Senza pagare canone o abbona-
mento. Solo passione. Boom 5 Stel-
le». Ma è ancora presto. Si fanno
i conti a spogli lontani e i dati reali
sono tutti da vedere. L’epopea dei
grillini è appena cominciata. Il voto
disgiunto orienterà in modo note-
vole i risultati. Questo appare chia-
ro fin dall’inizio. Si parla di boati,
grandi risultati per il partito del-
l’antipolitica e in piena notte i can-
didati degli schieramenti maggiori
già fanno gli scongiuri. Giancarlo
Cancelleri è in testa al 27%, da-
vanti a Nello Musumeci (La Destra
e Pdl) al 23 e a Rosario Crocetta
(
Pd e Udc) poco oltre il 21%. Mic-
cichè, leader di grande sud è dietro.
Stesse condizioni si evidenziano per
il voto di lista.
L’M5S è il primo partito e que-
sto è l’unico dato che resterà co-
stante con il passare delle ore. Viene
dato al 26%, mentre gli schiera-
menti che sostengono Musumeci
non superano il 24. Le ore passano.
Si iniziano a contare le prime sche-
de e nel voto relativo al presidente
della regione i grillini perdono col-
pi. Nei dibattiti televisivi, iniziano
lunghe discussioni su quanto inci-
derà questa tornata elettorale a li-
vello nazionale. La Sicilia come
specchio, laboratorio delle prossime
politiche. C’è chi afferma che se
Grillo prenderà il 15% nell’isola,
quando toccherà allo Stivale salirà
di almeno 5 punti. Tra strategismi
e aria fritta i risultati si fanno sem-
pre più vicini alla realtà e nell’as-
segnazione dei seggi qualcosa è già
Q
chiaro: il governatore della regione
non sarà un grillino. Pur mantenen-
do peso a livello partitico, il Movi-
mento Cinque Stelle lascia spazio
al leader del centrosinistra per
quanto riguarda la corsa alla pre-
sidenza. Rosario Crocetta, ex sin-
daco antimafia di Gela, raggiunge
il 31% delle preferenze, seguito da
Nello Musumeci al venticinque.
Giancarlo Cancelleri, perde la guida
della corsa che conduice a Palazzo
d’Orleans. È terzo sul podio e con
oltre il 18% ottiene un grande ri-
sultato. Gianfranco Miccichè chiu-
de al quarto posto, medaglia di le-
gno e 15% delle preferenze.
La foza di Grillo è a livello par-
titico. Qui si conferma prima forza
sull’isola con oltre il quindici per
cento, seguito dal Pd al 13,5% e
dal Pdl al 12,3%. Non superano
lo sbarramento del 5% Fli, Idv e
Sel. La maggioranza nell’Ars, l’As-
semblea Regionale Siciliana, si con-
quista al quarantaseiesimo seggio
e Cancelleri si ferma a 14. Il gover-
no si farà dopo le elezioni. Ma
Grillo è soddisfatto, apre ufficial-
mente il reclutamento dei candidati
alle politche, parla di svolta epo-
cale. Lancia un grido: «I want
you». Roma è avvertita.
MICHELE DI LOLLO
di
ROSAMARIA GUNNELLA
lla fine l’ha spuntata Rosario
Crocetta, eletto ieri nuovo
presidente della Regione siciliana
con circa il 31% dei voti, a scruti-
nio, però, non ancora ultimato. La
Sicilia, tradizionalmente terra di
centrodestra, svolta a sinistra, o
meglio al centrosinistra. La vittoria
dell’ex sindaco di Gela, infatti, non
sarebbe stata possibile senza l’ap-
porto fondamentale dell’Udc che,
con più del 10% dei consensi, ha
contribuito e non poco ad aprirgli
le porte di Palazzo d’Orleans. Il
neo-governatore della Sicilia soste-
nuto da Pd, Udc e Api ha sorpas-
sato l’avversario Nello Musumeci
(
Pdl, La Destra e Pid) risultato se-
condo con circa il 25% dei con-
sensi. Giancarlo Cancelleri, candi-
dato del M5S conquista il
bronzo con circa il 18%, seguito
da Gianfranco Micciché, leader di
Grande Sud (Mpa, Grande Sud e
Fli) che si attesta intorno al 15%.
Seguono gli altri candidati che,
tranne Giovanna Marano (Sel, Idv,
Fds e Verdi) che ottiene il 6%, non
superano il 2%. Ma è l’astensio-
nismo il vero vincitore di queste
elezioni regionali. Un calo di af-
fluenza alle urne mai registrato nel-
l’Isola da quando nel 2001 è stata
introdotta l’elezione diretta del pre-
sidente della Regione. Solo il
47,43%
dei siciliani, infatti, si è re-
cato alle urne con una diminuzione
del 19,24 rispetto alle regionali del
2008 (
quando si votò in due giorni
in concomitanza con le politiche)
e quasi di 12 punti in confronto a
quelle del 2006 in cui andarono a
votare il 59,16% degli aventi di-
ritto. Un segnale di protesta molto
forte, quello dell’astensionismo,
che rileva la grande disaffezione
degli elettori alla politica e soprat-
tutto verso i partiti, che non può
A
essere sottovalutata dalle segreterie
romane. Una dura “lezione” che
deve necessariamente portare ad
una seria e concreta riflessione in
vista delle prossime elezioni poli-
tiche. Inoltre, se più di due milioni
di siciliani hanno disertato le urne
significa che il nuovo governatore
è legittimato solo a metà. Certo un
inizio poco confortante per chi si
appresta a guidare una regione che
versa in una stato di dissesto eco-
nomico-finanziario. E l’ottima af-
fermazione del Movimento Cinque
Stelle di Grillo, che si attesta intor-
no al 15% divenendo il primo par-
tito in Sicilia, è la testimonianza di
questa insofferenza popolare. Un
voto contro la politica che dovreb-
be portare a Palazzo dei Normanni
quattordici esponenti del Movi-
mento di Beppe Grillo. I nuovi in-
quilini di Sala d’Ercole targati Cin-
que Stelle, però, come ribadito da
Giancarlo Cancellieri, manterranno
una posizione di assoluta indipen-
denza non essendo interessati a
stringere alcun tipo di alleanze:
«
Non le abbiamo accettate in cam-
pagna elettorale - ha affermato
Cancelleri - e non le accetteremo
ora. Saremo pronti a dare il nostro
appoggio di volta in volta sulle
proposte concrete, se serviranno al
bene della Sicilia». Già, perché il
vero nodo politico, da oggi in poi,
sarà proprio quelle delle alleanze,
visto che il neo-governatore non
ha raggiunto risultati tali per ga-
rantirsi la maggioranza nel Parla-
mento siciliano che si presenta al-
quanto frammentato. La legge
elettorale siciliana, infatti, prevede
l’elezione di 80 deputati con il si-
stema proporzionale (sbarramento
del 5%) e degli altri 10 con quello
maggioritario. Di quest’ultimi fan-
no parte il presidente eletto e il se-
condo candidato a governatore che
ha avuto più voti, mentre gli altri
otto sono il premio di maggioranza
alla coalizione del candidato vin-
cente (che scatta nonostante la per-
centuale avuta) che si assegna se
non si raggiungono i 54 seggi. Se
la coalizione che ha vinto, quindi,
non si attesta su questo risultato e
conquista, compreso la somma de-
gli otto del premio (prelevati dal
listino del presidente), 39 seggi co-
me sembrerebbe nel caso di Cro-
cetta, non può raggiungere nean-
che la maggioranza semplice, cioè
46.
All’indomani del voto, dunque,
cambia lo scenario politico sicilia-
no, in cui l’M5S è il primo partito,
seguito dal Pd (più del 13%) e dal
Pdl (circa il 12%). Non raggiunge
il risultato che sperava Grande Sud
che si attesta intorno al 6%, e di-
minuisce nei consensi l’Mpa di
Lombardo con oltre il 9% (14%
nel 2008). Buona l’affermazione
del Pid di Romano che ottiene il
6%.
Esce dal gioco Fli, che non
supera lo sbarramento, così come
restano fuori da Palazzo dei Nor-
manni (nella scorsa legislatura non
erano rappresentati all’Ars) l’Idv
(3,5%)
e Sel (3%). L’elezione a
presidente di Crocetta, comunque,
non deve intendersi come una vit-
toria del centrosinistra in Sicilia.
Piuttosto è l’amara sconfitta del
Pdl e di un centrodestra che, pre-
sentandosi diviso (la posizione di
Miccichè) ha consegnato l’Isola al
centrosinistra. Una débacle della
segreteria di Angelino Alfano che,
forse, temendola, aveva ribadito
più volte che «le elezioni siciliane
non sono un test nazionale ma una
prova per noi». Una prova che evi-
dentemente non è stata superata,
visto che il partito ha perso circa
20
punti rispetto al 2008. E Ber-
sani, dopo la vittoria dell’alleanza
Pd-Udc in Sicilia, terrà ancora fede
all’intesa romana con Vendola,
sconfitto invece nell’Isola?
II
POLITICA
II
Il boom del Movimento
Cinque Stelle:
niente dominio assoluto
ma primo schieramento
inAssemblea regionale.
La maggioranza
è tutta da fare, ma Grillo
lancia l’assedio a Roma
segue dalla prima
Casini, i giudici
e il porcellum
È stata una scelta obbligata, quindi, quella
di Berlusconi e del Pdl di aprire le ostilità
contro il governo Monti all’insegna della
protesta contro l’eccesso di pressione fiscale.
Porta, probabilmente, alla sconfitta nelle
prossime elezioni ed al ritorno all’opposi-
zione. Ma non ha alternative possibili oltre
quella della eliminazione del Cavaliere a
colpi di nuove condanne giudiziarie e della
conseguente scomparsa del Pdl come sog-
getto politico unitario.
Se la prima conseguenza della nuova stra-
tegia berlusconiana sarà quella del mancato
ritorno al proporzionale e del rilancio del
bipolarismo, la prima conseguenza sarà la
riduzione dello spazio politico per Casini
ed i fautori del nuovo centro. Il leader
dell’Udc, appesantito dalla zavorra rappre-
sentata da Fini e Pisanu e penalizzato da
un appiattimento passivo sul governo Mon-
ti , rischia la sorte dei vasi di coccio tra
quelli di ferro. Con l’aggravante che il pro-
liferare di liste civiche non arricchisce come
erode il suo bacino elettorale e lo espone
addirittura al pericolo di non superare la
soglia dello sbarramento elettorale.
Il tutto con la massima soddisfazione di
Pierluigi Bersani. Che grazie ai giudici fon-
damentalisti ed ai centristi affetti da furbizia
eccessiva può incominciare a prepararsi ad
entrare da trionfatore a Palazzo Chigi!
ARTURO DIACONALE
Pdl alla deriva in
mezzo alla tempesta
Ma non ha votato sempre e comunque in
favore di tutto questo, anzi addirittura
intestandoselo quando era al governo? E
perfino sulla Merkel ha forse chiamato
ma raccolta il suo partito quando era il
caso tanto per far capire all’inossidabile
cancelliera che non tutti in Italia erano
disposti a sottostare ai suoi diktat? È ve-
ro, al Consiglio europeo ha balbettato
qualcosa, ma nulla di significativo.
Poi ha scoperto la vena populista ed an-
tieuropea, a babbo morto, insomma, e si è
lanciato contro chiunque, ma prima d tutto
contro il suo stesso partito, ritrovando
un’antica vocazione “rivoluzionaria” che,
guarda caso, intende portare a compimento
non agitando la bandiera della sovranità
nazionale perduta, ma quella della giustizia
che lo ha condannato per frode fiscale. Pro-
prio così: ha detto che resterà in campo per
combattere la “magistratocrazia”. E con
quali armi? Poteva riformarla la giustizia
quando aveva la più vasta maggioranza
della storia repubblicana, non l’ha fatto
perché non è stato in grado di tenere unita
la sua coalizione su un piano di ragione-
volezza. Deve pagarlo tutto il centrodestra
il conto salatissimo di una insufficienza che
ha paralizzato la vita politica per anni? Dif-
ficile dire che cosa accadrà adesso.
Certo è che Berlusconi è in minoranza nel
Pdl. Probabilmente ne prenderà atto e si
farà il suo partitino che gli garantirà una
sopravvivenza residuale e marginale. Le
altre componenti si organizzeranno come
riterranno. Ma del centrodestra come lo
si immaginava non si parlerà più per mol-
to tempo. Un bel capolavoro, Cavaliere.
Complimenti.
GENNARO MALGIERI
Palermo: Caporetto per il Pdl
Ma nessuno ne esce vincitore
L’epopea elettorale
dei grillini siciliani
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MARTEDÌ 30 OTTOBRE 2012
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