La Cina occupa le Paracels

Le Paracels, nel Mar Cinese meridionale sono piccole isole contese tra Cina, Vietnam, Brunei, Taiwan, Filippine e Malesia. Ciascuna di queste nazioni asiatiche le rivendica come proprie e le include in un’area marittima di sfruttamento esclusivo. L’ultimo vertice dell’Asean non ha creato le premesse per un accordo di spartizione, né ha attribuito le isole ad un unico proprietario. Si dice che i loro fondali siano ricchi di gas e petrolio e questo le rende ancor più appetitose. In mancanza di confini certi e regole chiare, prevale la legge del più forte. E così la grande Repubblica Popolare Cinese ha deciso di impossessarsi delle isole manu militari, impiantandovi una base dell’esercito.

La nuova installazione militare, in grado di ospitare una guarnigione dell’Esercito di Liberazione Popolare, verrà eretta a Sansha, cittadina dell’isola di Woody formata nel giugno scorso per agevolare l’amministrazione dell’area. Già domenica, la popolazione residente di nazionalità cinese (poco più di un migliaio di persone, in maggioranza pescatori) ha inoltre eletto 45 parlamentari, chiamati a governare l’assemblea della neonata cittadina. Uno strano caso di democrazia promossa, per l’occasione, da un regime totalitario quale è quello di Pechino. La scelta di formare un avamposto militare nella zona – anche se non vi sono dettagli sul numero di soldati utilizzati e la tempistica – è destinato ad acuire le tensioni. In Vietnam, soprattutto, continuano le manifestazioni nazionaliste per il possesso delle isole, contro la politica “imperialista” cinese. Già nei mesi passati erano state molto forti le tensioni fra la Cina e le Filippine. Le risorse energetiche sono solo una parte della spiegazione, perché la loro entità e possibilità di sfruttamento sono ancora nel regno delle ipotesi. Non si tratta neppure di uno scontro ideologico.

La contrapposizione fra la Cina maoista e un Vietnam filo–sovietico è finita da un ventennio. Così come non si può tracciare una linea di demarcazione fra dittature e democrazie: il Vietnam comunista e nazioni democratiche quali Taiwan e le Filippine, in questo scontro si trovano dalla stessa parte della barricata contro la Cina comunista. Si tratta dunque di un braccio di ferro fra nazionalismi. Ciascuna delle parti in gioco vuol mostrare la sua forza e capacità di dissuasione militare. Benché le isole e la posta in gioco territoriale siano apparentemente minuscole, il significato politico è molto importante.

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 17:49