Russia, un castigo senza delitto

mercoledì 29 agosto 2012


Taisia Osipova, esponente del movimento di opposizione Altra Russia, è stata condannata ieri a 8 anni di carcere per possesso illegale di droga. L’accusa è a-politica, ma il processo, stando agli oppositori, è politico. Secondo l’avvocato della Osipova, l’accusa è stata fabbricata dalla polizia: un agente, durante la perquisizione, avrebbe lasciato 4 grammi di eroina nel suo appartamento per incastrarla. Fatto, questo, confermato anche da un testimone durante il processo. E il motivo sarebbe anche abbastanza evidente: la Osipova, come ha affermato lei stessa, si era rifiutata di testimoniare contro suo marito Sergei Fomchenkov, membro del comitato esecutivo di Altra Russia. In pratica si sarebbe trattato di un classico metodo da Kgb: o denunci i tuoi parenti, nemici dello Stato, oppure finisci tu stesso in galera.

Non solo i difensori della Osipova e i sostenitori di Altra Russia sono convinti che si tratti di un’operazione sporca. Anche lo stesso ex presidente Dmitri Medvedev, prima che lasciasse il posto a Vladimir Putin aveva manifestato qualche dubbio in merito alla legalità della detenzione della dissidente e di altre 31 personalità dell’opposizione: a marzo aveva chiesto all’ufficio della Procura Generale di riesaminare la legalità di quei casi. Il processo è andato avanti a lungo ed ha attraversato fasi alterne. La Osipova era stata arrestata nel novembre del 2010, con l’accusa, appunto, di detenzione illegale di eroina. La prima sentenza era stata spiccata nel dicembre del 2011: 10 anni di carcere. Nel febbraio successivo, però, la corte di Smolensk (nella Russia occidentale) non aveva confermato il verdetto e aveva ordinato di rifare il processo. Il mese successivo era arrivato il suggerimento clemente di Medvedev. Adesso il presidente è Vladimir Putin. E il tribunale di Smolensk si è mostrato clemente, ma solo fino ad un certo punto: 8 anni di carcere invece dei 10 della sentenza precedente.

La giustizia in Russia è politicizzata? La domanda parrebbe retorica, dopo le sentenze di condanna comminate alle ragazze delle Pussy Riot, per non parlare del lunghissimo caso di Mikheil Khodorkovsky, imprenditore ex rivale di Putin in galera dal 2003. C’è uno spiraglio però. Tre giorni fa è stato assolto, per non aver commesso il fatto, lo scacchista e dissidente Garri Kasparov. Era accusato di manifestazione illegale. La giudice moscovita Yekaterina Veklich lo ha assolto per non aver commesso il fatto. C’è un(a) giudice anche a Mosca.


di Stefano Magni