I tagliagole si elevano   al rango di resistenti

Avete visto il sito della Commissione Affari esteri? Alessandro Di Battista pubblica on-line la sua dichiarazione dei redditi. E crede che tanto gli basti per poter dire fesserie.

Sulla questione Isis, Di Battista assomiglia a quegli studenti che, messi di fianco al compagno di banco “secchione” non sono nemmeno capaci di copiare bene. Il compagno secchione nella fattispecie è Aldo Moro (ma questo Di Battista non lo sa nemmeno) autore del cosiddetto “Lodo Moro”, un patto segreto di reciproche concessioni tra il ministero degli Affari Esteri e Olp (Organizzazione per la liberazione della Palestina) al fine di salvaguardare il territorio italiano da attacchi terroristici. Di Battista, il novello Moro a sua insaputa, vuole trattare con i presunti resistenti ma ignora la diversità di epoca e di scenario che rendono questa soluzione priva di qualsiasi attrattiva.

Qui non si tratta più di questioni condominiali tra Olp e Italia. Qui si tratta di una guerra tra l’Islam radicale e il resto del mondo, mondo nel quale rientra anche l’Italia che, in virtù della sua posizione nel Mediterraneo, riveste un ruolo cruciale. È una battaglia di civiltà in cui da una parte ci sono degli invasori che vogliono islamizzare gli infedeli (partendo militarmente dalle nazioni più vicine) e dall’altra gli occidentali che sembrano non capire il pericolo.

Il problema non è più di stabilire se gli Usa abbiano finanziato o meno Bin Laden o se l’11 settembre sia stata o no un’operazione false flag degli Stati Uniti. Non c’è più tempo per parlarne. Adesso dobbiamo capire la situazione attuale, che è la seguente: è in atto una guerra tra civiltà orientale e occidentale. L’una con delle idee ben precise, radicali e radicate nella popolazione, quindi non suscettibili di cambiamento (che tra l’altro non desidera affatto), l’altra in crisi di identità, senza una cultura di riferimento e da parecchi lustri oggetto di conquista, realizzata sia in modo fisico (i vari barconi) sia in modo culturale.

I conquistatori si sono confusi tra la gente e cominciano a palesare le proprie intenzioni: avete visto le foto che hanno fatto davanti alla Casa Bianca? Il messaggio è chiaro: siamo nei vostri luoghi simbolo e colpiremo nel mucchio. Oramai i terroristi non sono più “da quella parte”. Sono qui, in Francia, in Spagna. Molto spesso sono cittadini europei, americani, australiani. Sono persone alle quali noi abbiamo lasciato la supremazia culturale di usare il termine jihadismo per indicare tutta una galassia di gruppi armati caratterizzati dall’imposizione dei loro dettami per mezzo del terrore. Avremmo dovuto chiamarli col loro vero nome: terroristi. Invece permettiamo loro di togliere dalle pareti i simboli della cristianità rimpiazzandoli con quelli dell’Islam e li giustifichiamo in ogni modo. Con connivenze di tipo politico abbiamo lasciato che queste persone invadessero il mondo occidentale e lottassero “dal di dentro” per sradicare la nostra cultura, passo dopo passo, a cominciare dal simbolismo, in particolar modo quello religioso.

Il prossimo passo sarà di tipo “militare“ per cui non abbiamo più il tempo di preconfezionare tattiche. Siamo arrivati al punto che cittadini occidentali di ogni ceto sociale lasciano i propri paesi di appartenenza e cercano di passare attraverso i confini siriani per unirsi alla causa del terrorismo islamico. E siamo forse nella spiacevole condizione di accogliere masse di immigrati tra i quali si potrebbero nascondere “cavalli di Troia” mascherati da disperati e pronti a organizzarsi al momento opportuno. Siamo di fronte a un nemico raffinatissimo che si avvale di alta tecnologia nel reclutare cittadini occidentali attraverso i media e i social network, confezionando video di propaganda in stile occidentale, così da rendere il messaggio più appetibile al largo pubblico, ma che nel contempo si avvale di una branca operativa, tattica e strategica che si muove in contesti di “bassa tecnologia”, così da eludere la sorveglianza degli “infedeli” occidentali. Ormai sono diventati abilissimi a usare il bastone e la carota facendo credere che l’Occidente bombardi i civili (quelli che essi stessi interpongono come scudi umani), prendendosi così una sorta di salvacondotto morale che quasi giustifichi l’orrore di un filmato in cui sgozzano in diretta un reporter americano.

Allo stato attuale non rimane molto da fare per cercare di vincere questa guerra. O l’Occidente si allea e fa causa comune reagendo con tutta la forza di cui dispone nei confronti del terrorismo islamico al suo interno e in Medio Oriente, oppure il mondo occidentale è destinato in breve tempo all’estinzione.

Occorre una sinergia politico-mediatico-militare atta a identificare (disarticolandole) le frange estremiste e al tempo stesso una strategia comunicativa che contrasti la propaganda terroristica, impedendo a quest’ultima di spingere altri musulmani tra le loro braccia. Di Battista invece, senza alcuna cognizione di causa, è caduto nella trappola e propone di elevare i tagliagole dell’Isis a rango di “interlocutori”. Ecco cosa succede “a dare la pucchiacca in mano ai criaturi”.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 18:52