Diritti dell’uomo:   Marocco, perché no?

I Diritti dell'uomo non hanno prezzo, non sono negoziabili e non sono e non possono essere neanche sogni. Sono il virtuoso circolo della dignità che rende gli uomini tali attraverso diritti eguali e inalienabili che costituiscono il fondamento della libertà, della pace e della giustizia nel mondo. No, non sono solo le parole scritte più di sessant'anni fa, nella Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo ma rappresentano la consapevolezza, oggi come oggi, dell'apice e del fondamento, del principio e della fine di quella 'giustizia sociale' invocata tante volte a parole, ma troppo spesso disattesa.

'Diritti': la nostra società massificata assegna a questo termine un valore relativo e intriso di tanta ipocrisia e di tanti interessi. Bisogna 'andare oltre', oltre tutti gli steccati ideologici, nazionalisti e personalistici. La necessità, anzi l'urgenza è rimettere l'Uomo al centro della nostra storia attraverso un movimento d'idee e di azioni che ridiano all'individuo la sua reale dimensione nella società dei diritti dunque non una carta ma qualcosa di concreto. Costruiamo un 'Umanesimo moderno' che ponga al centro l'uomo e i suoi diritti e superi l'attuale crisi profonda delle ideologie del passato e di sfiducia nel presente.

Umanesimo è un termine come deve risuonare, insieme all'aggettivo qualificativo 'moderno' come attualità per sviluppare tutte le potenzialità politiche, economiche e sociali in un contesto più vasto e aprire una nuova stagione per la democrazia mondiale per riaffermare gli eterni valori della libertà e del progresso. Sentiamo troppo spesso parlare, da parte di questo o di quel Paese, di violazione dei Diritti dell'Uomo e sempre troppo spesso siamo tentati a generalizzare. Luigi Einaudi affermava che bisogna 'conoscere per deliberare' e questo è un dovere di tutti. Conoscere e poi dare giudizi o meglio dare 'patenti' di democrazia.

Qualche mese fa leggevo delle 'opinioni' in libertà sul rispetto dei diritti civili in cinque stati, tra cui l'Italia e il Marocco. Ora, non voglio parlare del mio Paese, perché potrei essere giudicato come un partigiano e per lo più prezzolato, ma voglio parlare del Marocco. Paese nel quale non sono nato, del quale non sono cittadino ma del quale ho profonda stima e rispetto, per storia politica, per esperienza personale e diretta, per la sua gente, per il Suo Re e per la sua democrazia. Non temo critiche, i fatti si smentiscono con i fatti non con i freddi e sistematici rapporti statistici di qualche burocrate in vena di buone o cattive azioni.

Il Marocco è un Paese virtuoso, un Paese che guarda al futuro, un Paese che cresce, un Paese che osserva, pur mantenendo intatte fede e tradizioni, l'Occidente guardando al Mondo. Il Marocco è l'eccezione del continente africano. E' il Paese che dal giorno della sua indipendenza si è preoccupato di sviluppare una società democratica e liberale, aperta all’economia di mercato e fondata sullo Stato di diritto, sulla moderazione e sulla tolleranza.

L’impulso? Un re, Mohammed VI, che attraverso il modello di monarchia costituzionale si è formalmente impegnato a rispettare la procedura universale dei diritti degli uomini, oltre a garantire le libertà fondamentali individuali e collettive. La sua giovane leadership lo distingue da Paesi vicini, assicurandone nel tempo una maggiore stabilità e apertura.

Qualcuno potrebbe obiettare sulla questione delle 'provincie' del Sud del Marocco e del Sahara marocchino. Ben vengano le critiche. Si cresce e si migliora anche e soprattutto con queste ma sempre anteponendo la 'conoscenza' alle prese di posizione senza se e senza ma. Tenendo conto pure che esiste l'impegno concreto di non applicare mezze misure garantendo un equo trattamento tra tutti i cittadini marocchino, siano loro del nord o del sud, siano loro berberi o arabi o ebrei o cristiani.

Ritorniamo sempre al 'conoscere'. Il Marocco è un cantiere aperto proiettato nell’impegno per la promozione dei diritti dell’Uomo e nello sviluppo nelle province meridionali. La visione è quella di un Regno alla conquista di nuovi orizzonti nel campo delle riforme e nel consolidamento dei diritti civili e politici e nella promozione di una nuova generazione di diritti economici, sociali, culturali e ambientali. Tenendo conto della specificità nazionale, guardando con attenzione alle provincie del Sud, risulta massimo l'impegno attraverso un lavoro collettivo volto a preservare l’integrità territoriale del paese ed a favorire il suo sviluppo integrato anche in visione della portata geostrategica nell’ottica di polo regionale per i legami e lo scambio tra Europa e Africa subsahariana.

Il Marocco è un Paese aperto all'Africa e nello stesso tempo aperto al mondo proiettato alla volontà di instaurare la pace e la stabilità in diverse regioni africane, di regolare i conflitti anche sotto l’egida delle Nazioni Unite. A distanza di cinquant’anni non serve una nuova “marcia verde” oppure il ricorso alle armi e neanche qualunque forma di repressione per le provincie del Sud ma obiettivi condivisi di sviluppo e di armonia con una nuova “primavera”. Questa sì, che deve far rifiorire l’impegno comune per la risoluzione delle questioni e deve prevedere una sorta di “patto originario” basato sui modelli delle autonomie locali europee affinchè si consenta l’autodeterminazione del territorio a sud del Marocco sotto l’autorità statale marocchina, con il rispetto dei diritti della regione stessa e di quelli umani.

Dicevo all'inizio e lo ribadisco: 'Umanesimo moderno' per dare una svolta a chi sventola la teoria del pensiero unico. Umanesimo moderno per dare nuova linfa ad una varietà di sensibilità esistenziali e sociali senza incompatibilità e repulsioni. Umanesimo moderno per combattere ontologismi, impuri razionalismi, idealismi nella quale l’entificazione del bene pubblico possa soppiantare la creazione, la fruizione, la verifica, la trasformazione, la mediazione dei beni particolari. E tra questi, al primo posto, ci sono i Diritti umani che sono beni diversi dall'omologazione alla sociolatria, alla statolatria e alla storiolatria.

Le dinamiche innovative della libertà non disdegnano la remore delle ragionevolezze pubbliche sperimentate nelle lunghe durate, ma quando penetrano in tutti gli ambiti significativi della conoscenza, dell’etica, della politica e della pratica sociale non rappresentano semplici correzioni e garanzie nei confronti di una realtà ordinata secondo altri valori e altre strutture. Esse devono affrontare le sfide e le responsabilità di una modernità non più interpretabile attraverso i tradizionali canoni cognitivi, valutativi e commisurativi. Questo è quello che sta facendo il Marocco a cominciare dallo scindere lo spirito laico da quello religioso, dalle prevaricazioni del potere, dai condizionamenti della stazionarietà e dalle false liberazioni del perfettismo.

L'Umanesimo moderno è la via!

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 18:45