I messaggi criptati di Lapo Pistelli

Quando parla Lapo Pistelli bisogna prenderlo sul serio. Lui, a differenza di molti suoi colleghi di governo, i fatti li fa. Per lo più si tratta di iniziative discutibili. Meglio dire deprecabili dal nostro punto di vista, come nel caso dell’omaggio reso, lo scorso anno, all’Autorità nazionale Palestinese con uno check da 60milioni di euro.

Quei denari ancora oggi attendono una pezza giustificativa accettabile. Eppure sono stati erogati dallo Stato italiano. A portare il cadeau in Palestina è stato proprio lui, Lapo. Lo stesso che ieri l’altro, in un’intervista concessa a Radio 24, ha introdotto nel dibattito politico il tema del pagamento di riscatti per la liberazione di ostaggi italiani, affrontandolo da una prospettiva assai diversa da quella a cui eravamo abituati. Pistelli, sostiene che, nella prassi, non vi sia una regola aurea, universalmente applicabile. Bisogna distinguere caso per caso. Se i soldi li chiede una banda di accattoni che si accontenta di briciole, allora si paga e con qualche migliaio di dollari si chiude rapidamente la pratica. Altro discorso invece è quando il sequestro di un nostro concittadino ha finalità legate alla visibilità internazionale dei sequestratori.

Secondo il nostro vice ministro degli esteri il pericolo, connaturato alla modalità di lotta scelta dal fondamentalismo islamico, si concreta nella presenza di ”gruppi che vogliono manifestare il proprio valore sul campo attraverso la crudeltà". In questo caso il potenziale di deterrenza, indotto dall’effetto mediatico della esposizione di immagini di inaudita ferocia, è ritenuto prevalente rispetto alla profittabilità finanziaria che la restituzione di ostaggi in vita recherebbe agli stessi sequestratori. Sul comportamento dei governi italiani che hanno dovuto affrontare questo tipo di crisi, Pistelli è criptico.

Egli testualmente asserisce che: “la maggior parte delle volte in cui siamo riusciti a intervenire positivamente, non c'è stato alcun passaggio di denaro”. E’ quel “…la maggior parte delle volte…” che lascia perplessi. Cosa vuol dire? Pistelli si spieghi meglio. Cos’è che determina la decisione dell’autorità di governo di autorizzare il pagamento di contropartite in denaro per la liberazione di nostri connazionali? C’entrano forse i rapporti, sempre un po’ ambigui, con i nostri alleati? E’ noto che tradizionalmente Stati Uniti e Gran Bretagna sono contrari alla linea morbida del cedimento alle richieste dei sequestratori. Non è così, invece, per Israele, sebbene sia differente la tipologia delle concessioni accordate. Il governo di Gerusalemme, pur di salvare la vita a un proprio connazionale, non si è fatta scrupolo in passato di rimettere in libertà centinaia di terroristi palestinesi, detenuti per reati contro la sicurezza dello Stato. Anche la Francia sarebbe oggi più favorevole all’ipotesi di scendere a patti con i sequestratori. E’ chiaro che la materia è delicata.

La vita umana è preziosa. Uno Stato ha il dovere di garantirla. Tuttavia, bisogna essere consapevoli del fatto che per ogni riscatto pagato aumentano le possibilità che altre persone innocenti perdano la vita. I proventi dei sequestri vengono utilizzati per acquisti di armamenti con i quali colpire più efficacemente i nemici. Dobbiamo saperlo. Attualmente gli italiani nelle mani dei terroristi sono 6. In Siria sono stati rapiti padre Dall'Oglio, Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, in Libia Gianluca Salviato e Marco Vallisa, in Pakistan Giovanni Lo Porto. Sarebbe opportuno che il vice ministro Pistelli chiarisse, senza necessariamente scendere nei dettagli, la strategia che il nostro governo ha intrapreso nella gestione di queste crisi.

Lo chiediamo all’onorevole Pistelli anche perché pare debba essere lui a prendere il posto della evanescente ministra Mogherini, in partenza per la nuova poltrona riservatale a Bruxelles. Fino a che punto si spingerà la nostra duttilità negoziale? E’ previsto un limite oltre il quale non sarà consentito ad alcuno, si chiamasse pure Matteo Renzi, di spingersi? Sono domande scomode, pur tuttavia legittime. Non si tratta di giocare a fare i cinici. Addolora sapere che degli italiani siano nelle mani di crudeli assassini. Eppure, bisogna considerare un aspetto non secondario della questione. Se si accredita l’idea che il nostro governo è il più pronto a calarsi le braghe e correre a pagare, sarà una sciagura per tutti i nostri connazionali in viaggio all’estero, in particolare per quelli impegnati nelle aree calde del pianeta. Saranno come lo zucchero per le mosche.

Ciò farà di loro dei facili bersagli tanto del terrorismo quanto della criminalità organizzata. E’ dunque lecito chiedere come intenderà muoversi il più che probabile prossimo ministro degli esteri. A suon di bigliettoni? Lo dica, signor Pistelli. Almeno sapremmo cosa aspettarci se, dal prossimo giro di valzer delle poltrone, venisse catapultato lei alla guida della Farnesina.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 18:48