Isis, per Tony Blair è   una guerra ideologica

La decapitazione di David Haines, ostaggio britannico nelle mani degli jihadisti dell’Isis, ha risvegliato di nuovo l’attenzione sul Regno Unito e il suo complesso (a dir poco) rapporto con il radicalismo islamico. La voce di “Jihad John”, con il suo inequivocabile accento londinese, ha accompagnato i video dell’orrore fin dall’assassinio del giornalista statunitense James Foley. La decapitazione di un ostaggio inglese, la minaccia nei confronti di un secondo (Alan Henning) e l’uso di un terzo (John Cantlie) per far propaganda anti-occidentale, fanno apparire la nuova guerra in Iraq quasi come una guerra civile inglese combattuta a distanza.

In un momento molto delicato per il Regno Unito, ha ripreso la parola Tony Blair. È stato chiamato in causa proprio dall’ultima vittima del terrorismo, da David Haines, che sotto la lama del coltello che lo avrebbe decapitato, ha pronunciato (o è stato costretto a pronunciare) un discorsino di propaganda, contro la mancanza di coraggio di Blair sottomesso agli Stati Uniti.

Il diretto interessato è tornato in campo con una batteria di argomenti convincenti. Di quegli argomenti di cui, le attuali classi dirigenti occidentali, sembrano ormai privi. Blair ha anzitutto distinto il radicalismo islamico dell’Isis dalla massa dei musulmani britannici, che, proprio in questi giorni, hanno lanciato una campagna virale contro le milizie del Califfato, all’insegna dello slogan “Not in my name”. “La gran maggioranza della comunità musulmana in Gran Bretagna – dice Blair – è inorridita e agghiacciata (dal terrorismo dell’Isis, ndr) e lo condanna senza indugio. Il modo in cui questi ostaggi sono torturati, esposti al pubblico ludibrio nel modo più grottesco e poi giustiziati, è semplicemente orribile. È una pratica malvagia, completamente contraria ai principi di ogni religione”.

Blair, come in tutti i suoi precedenti discorsi, identifica il male nell’ideologia, non nella religione, né nelle condizioni sociali. Coloro che si arruolano nelle file dell’Isis non sono maltrattati in Gran Bretagna, ma sono attratti dalla sua ideologia. “I cittadini britannici che aderiscono a questa ideologia sono vittime della distorsione della religione islamica, un’ideologia che deve essere eliminata non solo dalla Gran Bretagna, ma anche dal Medio Oriente e dall’Africa”. Blair ribadisce il concetto che sia assurdo, da parte del governo di Londra, spendere miliardi di sterline per difendersi dalle “conseguenze nefaste di un’ideologia” che viene “insegnata in modo più o meno formale” in Paesi “con cui abbiamo una stretta relazione di sicurezza e di intelligence”. Per il premier britannico, ci vuole più chiarezza nelle relazioni con gli alleati, più dialogo, più cooperazione.

Quanto all’ideologia in sé, il suo aspetto peggiore non è solo e non è tanto il numero di vittime che produce, ma soprattutto “la perdita di opportunità di vita che provoca, per interi settori sociali vittime di un pensiero retrogrado e attitudini reazionarie, in particolar modo nei confronti delle donne”.

Blair spiega che, benché questa ideologia sia una “completa distorsione della religione musulmana propriamente intesa”, è comunque una ideologia “potente, predicata e diffusa nelle moschee e nelle madrasse, non solo in paesi come il Pakistan o in parte del Medio Oriente e dell’Africa, ma anche in Gran Bretagna”. Le ultime esecuzioni dimostrano “come (l’Isis, ndr) abbia completamente divorziato da ogni tipo di compassione umana e come sia necessario catturare questi terroristi e sconfiggerli”. Dell’intervista rilasciata da Tony Blair alla Cnn è stata diffusa soprattutto la sua idea di combattere l’Isis con truppe di terra, anche perché una campagna solamente aerea non basterebbe. Ma questo è solo un fattore contingente. Quel che Blair propone è soprattutto una battaglia culturale. Più ancora che i 30-50mila miliziani jihadisti sparsi fra Siria e Iraq, è importante battere l’ideologia jihadista a casa. Ed evitare che un Al Baghdadi cresciuto nelle nostre università si metta a far proseliti nel cuore delle nostre città, anche in Italia, oggetto delle ultime minacce dell’Isis: “Prenderemo Roma, distruggeremo la Croce, rapiremo le vostre donne”. Per questa battaglia, appunto, non servono né aerei né truppe di terra: serve solo essere convinti, tutti, a partire dai musulmani, che quella dell’Isis è un’ideologia che deve essere sconfitta.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 18:44