Hamas vuole lo Stato   Islamico (e paghiamo)

Dopo la breve guerra a Gaza contro Israele, Hamas cantava vittoria. Adesso può ben dirsi vincitore. Da un punto di vista diplomatico, ma soprattutto economico, è come se avesse fatto jackpot al Casinò.

La Svezia ha già, di fatto, riconosciuto lo Stato Palestinese. Il neo-eletto premier socialdemocratico Stefan Lofven, nel suo discorso inaugurale, ha subito posto in agenda il riconoscimento ufficiale della Palestina. In Gran Bretagna, Ed Miliband, leader del Partito Laburista, ha promosso e ottenuto una risoluzione analoga, votata a gran maggioranza dal Parlamento a Londra. Gran Bretagna e Svezia, come tutti gli altri Paesi dell’Unione Europea, si erano finora astenuti sulla questione, tutte le volte che era arrivata all’Onu. Ora la musica è cambiata, completamente. L’Europa si schiera dalla parte della Palestina, per ora per fare pressioni su Israele, ma in futuro potrebbe esserci un allineamento dei Paesi Ue a favore del riconoscimento dell’indipendenza palestinese, unilaterale e senza alcun accordo sui confini con lo Stato ebraico.

Da un punto di vista economico, il presidente dell’Autorità Palestinese, Mahmoud Abbas (Abu Mazen) chiedeva 4 miliardi di dollari per la ricostruzione di Gaza dopo il conflitto estivo. Ne ha ottenuti ben 5,4. I maggiori finanziatori sono i Paesi arabi, con il Qatar in testa che si piazza primo nella classifica dei donatori, con ben 1 miliardo di dollari. Ma anche i fondi dall’Ue sono consistenti: 450 milioni di dollari. E gli Stati Uniti, dal canto loro, invieranno 212 milioni, pur essendo i maggiori, ormai praticamente unici, alleati di Israele. Quei 212 milioni di dollari, benché relativamente pochi rispetto alla maxi-donazione del Qatar, sono comunque di più rispetto agli aiuti forniti a Israele per il suo programma di difesa anti-missile.

Unione Europea e Stati Uniti sono convinti che l’aiuto economico e l’apertura diplomatica servano a calmare le acque. Ragionando da occidentali, pensano infatti che combattendo la povertà della Striscia di Gaza, ricostruendo le case e le infrastrutture distrutte durante la guerra e magari riconoscendo anche l’indipendenza a cui aspira Abbas (ufficialmente) si aiutino le correnti più moderate all’interno dell’Autorità Palestinese. Hamas, però, ancora prima di ottenere la promessa dei miliardi arabi e occidentali, aveva già dichiarato quali fossero le sue intenzioni. Durante la cerimonia di commemorazione dei poliziotti palestinesi uccisi nell’ultima guerra, uno dei leader di Hamas, Mahmoud al Zahar lo ha spiegato in modo inequivocabile: “Alcuni dicono che Hamas voglia creare un emirato islamico a Gaza. Non vogliamo questo: noi vogliamo creare uno Stato Islamico in Palestina, in tutta la Palestina”. Per “Palestina”, è bene ricordarlo, non si intende l’insieme dei territori di Cisgordania e Gaza, su cui Abu Mazen accampa le sue pretese di indipendenza, ma tutto il territorio dal Giordano al Mediterraneo, compreso lo Stato di Israele. La cui distruzione è preliminare, nel progetto di Hamas. “Noi sappiamo esattamente come liberare la terra di Palestina – continua al Zahar – e sappiamo come colpire ogni singolo centimetro di essa, con le nostre mani, le nostre menti e i nostri soldi”. Che gli forniamo noi, contribuenti europei, americani, occidentali.

Abu Mazen c’entra, in tutto questo progetto sanguinario che ricorda (anche nei termini) quello dell’Isis in Iraq e Siria? C’entra eccome, perché prima e durante la guerra il presidente palestinese e il suo partito Fatah avevano formato un governo di unità nazionale con Hamas. Tuttora il patto non è stato violato. E alle operazioni contro Israele hanno partecipato anche i miliziani del braccio armato di Fatah, oltre a quelli di Hamas.

Riassumendo: Hamas, con il pieno appoggio di Fatah, ha deliberatamente provocato il conflitto con Israele, rapendo e assassinando tre ragazzini ebrei (che non centravano nulla con la guerra) e poi lanciando razzi contro i civili israeliani. La guerra ha causato gravi distruzioni a Gaza e più di 2000 morti. E così facendo, la Palestina si è accaparrata 5,4 miliardi di dollari “per la ricostruzione” e il riconoscimento preliminare di Svezia e Gran Bretagna. Il tutto dichiarando esplicitamente, per bocca di un leader di Hamas, di voler proseguire nella sua aggressione ad Israele. Con i nostri soldi.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 18:53