Sull’Ucraina la Merkel   adesso sta esagerando

Ora basta! Sappiamo tutti quale peso abbia la Germania all’interno dell’Unione europea. Sappiamo pure quanto la signora Merkel non perda occasione per farlo notare agli altri partner comunitari. Ma non è possibile che la volontà di potenza tedesca pregiudichi oltre gli interessi di altri Paesi. A cominciare dall’Italia. La comunità internazionale ha atteso con fiducia il vertice Asem di Milano perché si potesse giungere a un accomodamento con il governo di Mosca sulla questione ucraina. Con un player della grandezza del gigante russo occorreva mettere sul tavolo della trattativa concrete aperture di credito per spingerlo a negoziare. Invece, dai comunicati ufficiali apprendiamo che il faccia-a-faccia tra la Merkel e Putin dell’altra sera, anziché smussarle, ha evidenziato le “forti divergenze” esistenti nella valutazione della genesi della crisi ucraina nonché “sulle cause principali di quello che succede ora”.

Queste le parole distillate dal portavoce di Putin, Dmitry Peskov, alla fine dell’incontro bilaterale. Tradotte dal linguaggio felpato della diplomazia significano: “ poco c’è mancato che i due non si prendessero a sberle”. La signora Merkel il tono didascalico della maestrina lo ha per vizio. Passi che lo abbia con gli italiani e i greci. Con Putin avrebbe fatto meglio a usare maggiore criterio. Una volta tanto dobbiamo dare atto a Matteo Renzi che non è sua la colpa di questo pasticcio. Anzi, lui aveva approcciato l’evento con lo spirito giusto per condurre in porto un negoziato per il ritorno alla normalità dei rapporti economici e strategici di tutta l’Area Ue con la Russia. Invece, sentiamo ancora proferire minacce.

Se i russi non fanno, se i russi non rispettano, se i russi….. E l’Europa? Vogliamo dire anche noi qualcosa di serio al presidente ucraino, Petro Poroshenko? Vogliamo dirgli che un’Unione europea, fondata sui principi inderogabili della democrazia e del rispetto dei diritti umani, non può avallare in alcun modo azioni belliche durante le quali si compiano crimini contro le popolazioni civili? Vogliamo dire a chiare lettere al governo ucraino che può scordarsi degli aiuti europei fin quando tiene sul campo, nella guerra civile nella regione del Donbass, a fianco delle forze armate regolari, circa 40mila elementi ultranazionalisti inquadrati nella Guardia Nazionale? E’ proprio su costoro che gravano i maggiori sospetti di crimini efferati compiuti contro le popolazioni inermi.

Vogliamo dire a Poroshenko che nessun europeo è disposto a sostenere l’operato sul campo dei battaglioni ucraini “Azov” e “Aidar” che fanno palese sfoggio delle insegne naziste sulle loro uniformi? E’ comprensibile che la Merkel faccia il suo gioco. Da tempo aveva messo gli occhi sull’Ucraina e intende proseguire nel suo intento di sottrarre quel paese dall’area d’influenza di Mosca. In questo progetto gode dell’appoggio dell’amministrazione di Washington e del tifo incondizionato dei paesi russofobi dell’Est-Europa. Tuttavia, vi sarebbe molto da discutere sulla effettiva condivisione di questo obiettivo strategico. Non è detto che ciò che vada bene alla Germania debba andare bene anche agli altri partner europei. Comunque, a tutto c’è un limite. Se la signora Merkel pretende inflessibilità nel rispetto dei conti, abbiamo tutto il diritto di esigere dalla Germania altrettanta inflessibilità nel metodo di condivisione delle scelte di politica estera compiute in nome dell’Ue.

E non si usino i numeri della finanza pubblica e gli spread per piegare i partner ai propri desideri di conquista. Putin ha scelto di venire in Italia per rompere l’isolamento nel quale il blocco occidentale ha tentato maldestramente di confinarlo. Ha incontrato Poroshenko e gli altri principali leader europei. Ha anche visto l’unica persona di cui sembra davvero fidarsi in occidente: Silvio Berlusconi. C’è da sperare che la diplomazia discreta che il vecchio leone di Arcore è ancora in grado di attivare possa servire a ricondurre alla ragionevolezza alcuni degli attuali protagonisti della odierna scena internazionale. Non sarebbe male se Berlusconi sentisse anche qualche amico al quale chiedere aiuto per spingere la navicella europea a stabilizzare il clima all’interno dei propri confini. Potrebbe, ad esempio, scambiare quattro chiacchiere con l’ex cancelliere tedesco Gerard Schröder che con la Russia di Putin ha saputo costruire un eccellente rapporto di cooperazione. L’unica nota positiva di queste giornate milanesi è che i ponti del dialogo non siano stati tagliati.

Renzi ha mostrato di volerci credere e per questo sta utilizzando le ultime cartucce che ha ancora a disposizione prima che termini il semestre italiano di presidenza europea. Speriamo che le usi bene. L’Italia per com’è messa non può consentirsi di protrarre oltre una crisi, quella ucraina, che non ha capo né coda. C’è già una Libia che ci è scoppiata tra le mani, figurarsi se si ha voglia di giocare a fare i duri con chi manovra il rubinetto del gas. Ci siamo già fatti male abbastanza con le sanzioni, cerchiamo di non peggiorare le cose.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 18:49