Azerbaigian, Sadiqov   scrive a “L’Opinione”

Riceviamo e pubblichiamo la seguente lettera a firma dell'Ambasciatore della Repubblica dell'Azerbaigian in Italia, Vaqif Sadiqov.

Egregio direttore Arturo Diaconale, la presente in relazione all’articolo da voi pubblicato in data 8 novembre dal titolo “Cristiani, persecuzione in Medio Oriente”, a firma di Paolo Dionisi.

La tematica affrontata è per noi di estrema importanza e ci meraviglia molto che nell’articolo l’autore abbia assimilato, probabilmente per una mancata conoscenza, l’Azerbaigian a Stati dove avvengono persecuzioni di natura religiosa. Argomenti così seri non possono inoltre essere affrontati prendendo come base un unico report di un’organizzazione non governativa, per di più di natura religiosa. Diversa la situazione se fosse un report obiettivo di Osce, Un, CoE o Eu.

Come il vostro autore dovrebbe sapere, l’Azerbaigian è storicamente un Paese multiconfessionale e multiculturale, dove a nessun cittadino è riconosciuto alcun tipo di superiorità religiosa o etnica. Ciò rappresenta un grande esempio di rispetto dei diritti umani: abbiamo una carta costituzionale che pone tutte le etnie e le religioni sullo stesso piano. In Azerbaigian, Paese a maggioranza musulmana-sciita, sono presenti in estrema armonia cattolici, ortodossi ed ebrei e tutta la nostra vita pubblica e privata si fonda sul principio di uguaglianza.

A Baku, che conta un quarto dell’intera popolazione azerbaigiana, esistono 4-5 moschee, 3 chiese ortodosse, 3 sinagoghe, una chiesa cattolica e una protestante. La stessa situazione si replica nelle altre città più popolose. I nostri esponenti istituzionali sono molto attenti a partecipare senza preferenze a tutte le feste religiose. Anche un recente studio, ad opera della Ong “Human Rights Without Frontiers” e presentato in questi giorni al Parlamento Europeo, ha evidenziato come l’Azerbaigian sia un modello di tolleranza (http://www.eureporter.co/magazine/2014/10/16/new-study-says-azerbaijan-is-a-model-of-tolerance/) e molti sono gli eventi organizzati dall’Azerbaigian sul tema del multiculturalismo, come il recente “IV Baku Humanitarian Forum”, che ha visto anche una notevole partecipazione italiana.

L’Azerbaigian, com’è noto, ha ripristinato la sua indipendenza da poco più di vent’anni e il Paese ha affrontato e superato, grazie ad un’accorta classe governativa, un periodo di transizione estremamente difficile, raggiungendo oggi una stabilità politica ed economica che gli sta permettendo di superare indenne la difficile crisi economica internazionale. Forse l’autore ignora che nel nostro territorio esiste una grave violazione dei diritti umani, e questa è data dall’occupazione militare da parte dell’Armenia del 20 per cento del nostro territorio (il Nagorno Karabakh-Regione dell’Azerbaigian e i 7 territori circostanti), ma questo molto raramente è accennato dai media. E soprattutto spesso si cerca di dare al conflitto una natura religiosa, quando non c’è nulla di religioso ad opporre Azerbaigian ed Armenia. C’è solo uno stato, l’Armenia, che occupa il nostro territorio da più di vent’anni e ci sono vari documenti internazionali, tra cui 4 risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che stabiliscono la necessità di ripristinare l'integrità territoriale dell’Azerbaigian.

Spero dunque, con queste poche righe, di aver chiarito un equivoco per noi estremamente spiacevole.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 18:50