La conoscenza: diritto   che è sancito dall’Onu

Le democrazie occidentali e l’Unione Europea dovranno affrontare nei prossimi anni una nuova e decisiva sfida per la tutela dello stato di diritto e della liberal-democrazia. La sfida consiste nel far divenire effettiva presso le Nazioni Unite il “diritto alla conoscenza e alla verità” come diritto fondamentale da far rientrare nella sfera dei diritti umani in ambito internazionale. A partire dalle rivelazioni avutesi grazie all’impegno degli attivisti di WikiLeaks, Assange in testa fra tutti, si dovrebbe chiedere la pubblicazione dei documenti riservati degli Stati, cambiando totalmente la giurisprudenza che regola il segreto di stato. Questa nuova sfida è al centro delle campagne transazionali avviate dal Partito Radicale Nonviolento iniziando dal rendere effettivo quel “diritto alla verità e alla conoscenza” sullo scoppio della guerra in Iraq e sulle false notizie diffuse dalle grandi potenze mondiali.

Durante il Convegno di Bruxelles, organizzato dalla galassia radicale, su “Ragion di Stato contro Stato di Diritto”, tenutosi nel febbraio 2014, l’Ambasciatore, già ministro degli Esteri italiano, Giulio Terzi di Sant’Agata ha sottolineato l’importanza di questa nuova sfida transazionale. Compito di una democrazia non può che essere un lavoro costante per il “diritto alla verità”, inteso come accesso del pubblico all’informazione che deve essere fornita dagli Stati, condizione questa – ha ribadito durante il Convegno l’Ambasciatore Terzi – essenziale per l’affermazione dello Stato di Diritto nelle relazioni internazionali. E’ stata la falsa notizia delle armi di distruzioni di massa a far scattare l’ultimatum e l’intervento occidentale in Iraq. Oggi siamo consapevoli che la storia di quei giorni andrebbe riscritta, ricordando le falsità e le responsabilità politiche di figure quali Bush e Blair.

Se sosteniamo davvero la causa dello Stato di Diritto contro la Ragion di Stato essenziale è riuscire a far riconoscere il “diritto alla verità e alla conoscenza” in seno agli organismi Onu e nel diritto internazionale umanitario condannando per crimini contro l’umanità coloro che si rendono protagonisti di tali violazioni. Riprendendo Giulio Terzi, ribadisce: “Dobbiamo ricordare come nel 2003 il Parlamento Italiano avesse chiesto al governo di lavorare concretamente per un Iraq libero, per l’esilio di Saddam Hussein in un paese terzo e per un governo di transizione. Questa iniziativa fu ideata e coraggiosamente perseguita da Marco Pannella e dal Partito Radicale. Hussein avrebbe dovuto sottostare al giudizio della Corte Penale Internazionale anziché al verdetto di un tribunale iracheno immerso in un clima settario e di vendetta”. Le parole di Terzi confermano l’importanza della campagna avviata dal Partito Radicale, Nessuno tocchi Caino e Non c’è Pace senza Giustizia sul diritto alla verità e alla conoscenza.

Per stabilire concretamente la priorità del diritto a partire anche dal lavoro del radicale Matteo Angioli nel richiamare le colpe delle democrazie occidentali nel diffondere falsità sulla guerra in Iraq e conseguentemente stabilire il perché del fallimento delle trattative che volevano Saddam Hussein giudicato dalla Corte Penale Internazionale.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 18:44