Perché uno Stato palestinese diventerà fonte di instabilità

giovedì 11 dicembre 2014


I palestinesi sanno molto bene che se e quando avranno un loro Stato, non saranno mai in grado di contare sui loro fratelli arabi. I paesi arabi hanno sempre voltato le spalle ai palestinesi, non solo per quanto riguarda le promesse di aiuti finanziari, ma anche per ciò che concerne le necessità primarie come le cure mediche. Ma cosa succederà dopo la creazione di uno Stato palestinese? I palestinesi dicono di non avere grandi aspettative in relazione al fatto che i paesi arabi li aiuteranno a costruire il loro Stato.

Oggi, è molto più facile per i palestinesi ricevere cure mediche in Israele, Turchia e in Germania piuttosto che nella maggior parte dei paesi arabi. La tragica vicenda di Razan al-Halkawi, una ragazzina di undici anni proveniente dalla Striscia di Gaza, è uno dei molteplici esempi di “tradimento” dei palestinesi da parte araba. La piccola, malata da mesi, è morta questa settimana dopo che le autorità egiziane le hanno rifiutato l’ingresso nel paese per sottoporsi alle cure mediche. A lei e a centinaia di pazienti palestinesi non è stato permesso di lasciare la Striscia di Gaza a causa della chiusura del valico di Rafah, che le autorità egiziane hanno sbarrato circa un mese fa dopo un attentato terroristico nel Sinai, costato la vita a 30 soldati egiziani.

Il giorno dopo la morte della bambina di Gaza, l’Egitto ha finalmente riaperto il valico, ma solo per due giorni, onde permettere ai palestinesi che si trovavano in territorio egiziano di far ritorno a casa. Erano migliaia i palestinesi che aspettavano questo momento da quattro mesi. E parlando con i giornalisti del loro ritorno nella Striscia di Gaza, alcuni di essi hanno espresso indignazione per quanto concerne i maltrattamenti subiti da parte degli egiziani.

“Era più facile per noi sopportare i razzi che ci cadevano addosso”, ha detto una donna. Un’altra donna, Hind Shaheen, ha raccontato di aver lasciato Gaza diversi mesi fa per sottoporsi a delle cure mediche per combattere il cancro. È stata costretta ad attendere gli ultimi quaranta giorni nei pressi del versante egiziano del valico di Rafah prima di far rientro a casa. Durante tale periodo, non ha potuto sottoporsi alle terapie necessarie. La donna ha detto che i palestinesi vengono lasciati dagli egiziani senza cibo, denaro o acqua. “La situazione lì è molto grave”, ella ha aggiunto, riferendosi al versante egiziano del valico. “La gente è più spaventata lì che durante l’ultima guerra nella Striscia di Gaza. Gli egiziani vogliono vedere morti i palestinesi”.

Altri raccontano di essere stati sottoposti a severe restrizioni, incluso il coprifuoco serale. “Gli egiziani ci trattano come se fossimo dei terroristi”, ha detto un uomo anziano, tra i fortunati a cui è stato permesso di attraversare il valico per tornare nella Striscia di Gaza. Ma per la bambina di Gaza morta questa settimana, la parziale riapertura del valico di Rafah è arrivata troppo tardi. I suoi familiari sostengono che le tensioni fra Hamas e Fatah le hanno altresì negato la possibilità di ricevere cure mediche in un ospedale israeliano. A loro dire, l’Autorità palestinese a Ramallah ha respinto una richiesta da parte di Hamas di intervenire presso le autorità israeliane per ottenere un permesso affinché la bambina potesse essere ricoverata in un nosocomio dello Stato ebraico.

Molti altri malati di cancro della Striscia di Gaza rischiano di andare incontro alla stessa sorte della ragazzina a causa della persistente chiusura del valico di Rafah da parte dell’Egitto e delle tensioni in corso tra Fatah e Hamas. Essi sono anche vittime del distacco emotivo e dell’apatia del mondo arabo verso i loro fratelli palestinesi. Mentre gli egiziani continuano a sigillare il loro confine con la Striscia di Gaza, Israele è diventato ora l’unica speranza per 1,7 milioni di palestinesi che vivono lì. Secondo l’Autorità di coordinamento del Ministero della Difesa israeliano per le attività di governo nei Territori, tra il 18 e il 23 novembre, quasi 3mila palestinesi hanno attraversato il valico di Erez con Israele, in entrambe le direzioni.

Inoltre, nello stesso periodo, circa 1500 camion che trasportavano migliaia di tonnellate di merci sono entrati nella Striscia di Gaza attraverso il valico di Kerem Shalom. Le merci trasportate erano cibo, materiali da costruzione, mezzi di produzione agricoli e farmaci. Quanti camion arabi sono entrati nella Striscia di Gaza nell’ultimo mese? Nessuno. Questo è esattamente ciò che l’Egitto e i paesi arabi vogliono: trasformare la Striscia di Gaza in un problema israeliano e non arabo. Esistono fondati motivi per ritenere che gli arabi non muteranno il loro atteggiamento nei confronti dei palestinesi, una volta che sarà istituito uno Stato palestinese. Per sopravvivere, il futuro Stato di Palestina dovrà continuare a fare affidamento sugli aiuti israeliani e occidentali.

E se Israele e l’Occidente non dovessero correre in suo aiuto, i palestinesi si vedranno costretti a bussare alla porta dell’Iran, dei Fratelli musulmani e dello Stato islamico. Pertanto, lo Stato palestinese sarà tutt’altro che una fonte di stabilità in Medio Oriente.

 

(*) Gatestone Institute

Traduzione a cura di Angelita La Spada


di Khaled Abu Toameh (*)