Il Giappone rilancia l’economia,   mentre l’Europa muore

Il primo ministro giapponese Shinzo Abe, subito dopo avere vinto le elezioni politiche anticipate di due anni, ha annunciato un nuovo piano di stimolo economico per rilanciare l'economia tornata in recessione nel terzo trimestre 2014, Pur essendo stata molto bassa l'affluenza al voto, intorno al 52 per cento, Shinzo Abe lo ha voluto in quanto pensato come un referendum sulla sua Abenomics cioè quel programma, da lui stesso nel 2013 per fare uscire il Giappone da due decenni di deflazione e dare una spinta all'economia tramite il deprezzamento dello yen per incentivare le esportazioni, tasso di interesse in negativo per disincentivare il risparmio e aumentare i consumi, e politica monetaria per aumentare l'inflazione e uscire dalla deflazione cronica, il tutto unito ad un aumento della spesa pubblica. Il Giappone ha assentito e consente adesso l’intrapresa della ricetta economica di Shinzo Abe che vuole innanzitutto mettere a punto la strategia che, col rialzo dei salari, possa innescare un circuito virtuoso sulla ripresa delle attività economiche, prima che l'ulteriore aumento al 10 per cento della tassa sui consumi sia effettivo ad aprile del 2017. Tra le sfide giapponesi, vi è oltre la sicurezza nazionale e il ruolo egemonico che il Paese intende avere nell'area, è la consapevolezza della spinta statunitense perchè il Giappone espanda la sua potenza militare e diventi un alleato più solido degli Stati Uniti.

Mentre il Giappone, quindi, si prepara a giocare un ruolo da protagonista nell’emisfero, l’Unione europea è alle prese con l'Ucraina che le chiede ben 10 miliardi di euro. Questa Europa sta lavorando a nuove sanzioni contro la Crimea, e il primo ministro ucraino Yarseni Yatsenyuk chiede un nuovo pacchetto di aiuti finanziari. “L'Ucraina ha bisogno di un nuovo pacchetto di aiuti finanziari. Ci aspettiamo alla luce della nostra agenda di riforme di riceverlo”. I compitin li abbiamo fatti adesso dateci i soldi, insomma.

Un primo pacchetto di aiuti internazionali da 17 miliardi di dollari è stato già dato all’Ucraina e si è anche già dimostrato insufficiente per rimettere ordine nell'economia interna, e la concessione di nuovi aiuti è destinata a peggiorare non solo la concezione stessa dell’Europa come ufficiale pagatore degli Stati non in grado di camminare da soli, ma anche di peggiorare i rapporti euro-russi, tenuto conto che la Russia riterrebbe la scelta quantomeno dubbia, considerato che l'Ucraina è un Paese storicamente ritenuto di propria zona d'influenza.

Ma, tranquilli, ci va la moglie dell’amico di Walter Veltroni, Mogherini a discutere di come aiutare l’Ucraina ad adottare riforme e soprattutto “come possiamo sostenerlo”. Nel frattempo – dice l’amica della sinistra che ruba e imbroglia in Italia – che l’Europa intende ribadire di voler introdurre sanzioni contro la Crimea, la penisola annessa dalla Russia. Queste misure si aggiungeranno alle sanzioni europee che già oggi colpiscono la Russia. Continuiamo così, così ci roviniamo del tutto. Si mangiano le sanzioni? Perchè qualcuno non informa gli stolti che il Belgio, la Francia e l’Italia, cioè i più validi contributori economici dell’Unione europea che da un po’ di tempo mette sanzioni a destra e a manca, che sono in preda a scioperi a ripetizione e di ogni genere, con fortissime tensioni sociali al loro interno? Perché non vengono a fare in Italia il famoso check ucraino al termine del quale ci portano una decina di miliardi, anzi circa 50 miliardi, gli stessi che l’Italia versa quali contributi a questa Europa mentecatta gestita da cani. Li si informi che in Belgio si sta scioperando contro il blocco dell’indicizzazione salariale e la decisione di ritoccare l’età pensionabile, in Francia sono in discussione le liberalizzazioni in vari settori, dai trasporti alla sanità che vuol dire treni bloccati, aerei a terra, grandi magazzini chiusi, trasporti fermi, autostrade bloccate, interruzioni nelle scuole, nei pronti-soccorso degli ospedali, eccetera, altro che Ucraina che ha bisogno di altri 10 miliardi dagli europei ebeti. Il governo Michel in Belgio e il governo Valls in Francia, oltre che il governo non eletto Renzi in Italia, sono a pezzi, con divisioni a dir poco drammatiche al loro interno. A Bruxelles, la N-VA, il partito nazionalista fiammingo, ce l’ha con sindacati e con l’opposizione socialista, a Parigi il partito socialista è drammaticamente spaccato come il partito (anti)democratico di Renzi in Italia, mentre crescono in proporzione geometrica i consensi per il Fronte nazionale e la Lega di Salvini.

Non c’è da preoccuparsi tuttavia perchè la Commissione europea è stata così gentile da concedere a Italia, Francia e Belgio, fino a marzo 2015, tempo per presentare le riforme, e convincersi della volontà o meno di modernizzare le economie di tali Paesi, onde evitare sanzioni e procedure a livello comunitario. Che paura.

In questa Europa burla, l’unica che vorrebbe fare qualcosa ma che non può è la Banca centrale europea che nessuno ha eletto in Europa e per l’Europa ma che ora decide per tutti. La Banca centrale europea ha tuttavia le mani legate. Non ha infatti gli strumenti che ha, ad esempio, la Federal reserve che può, per statuto, combattere l'inflazione e stimolare la crescita, con mezzi e modalità illimitati nel caso di emergenza. Non a caso la Federal reserve ha comprato a suo tempo direttamente titoli emessi dal tesoro statunitense, permettendo di aumentare la spesa pubblica in deficit e di svalutare il dollaro per dare impulso all’ export, con l’immissione di molta liquidità nel sistema - sia nazionale sia mondiale -, così da fare crescere le borse perché trainassero la ripresa della fiducia nell'economia reale. Oggi gli Stati Uniti vivono un boom. La Bce ha, differentemente, nel proprio statuto, unicamente l'obiettivo di mantenere vicino al 2 per cento l'inflazione, non può comprare debito direttamente e può farlo solo sul mercato secondario.

Francia e Italia non stanno neanche aiutando la situazione, perché non stanno nè tagliando la spesa né le tasse, e la Germania si ostina a non reinvestire dolosamente il proprio surplus da esportazioni, cosa che aiuterebbe gli altri Stati membri. Nell’eurozona la trasmissione dello stimolo monetario all’economia reale è oltretutto ostacolato da regole di mercato poco efficienti rispetto a quelle statunitensi, perché nell'eurozona l’impostazione è statalista mentre gli Stati Uniti sono liberisti. Sarebbe oltremodo necessario l’allentamento monetario - quantitative easing – di Draghi. Sarebbe necessario si stampasse moneta comprando debito, così aumentando la liquidità per 1000 miliardi di euro e svalutando la moneta per ottenere la reflazione del sistema. Ciò andrebbe fatto, per sortire l’effetto voluto, di pari passo a riforme di efficienza, quali il taglio della spesa pubblica e delle tasse. Iniettare liquidità, infatti, è utile se si tagliano le tasse allo scopo di aumentare consumi e investimenti (fiducia), bilanciando l’impatto deflazionistico di breve dovuto al taglio di spesa stesso. Il futuro governo italiano, quello che uscirà da elezioni, dovrà tagliare spesa e tasse e governare riformando davvero, per la credibilità dell'Italia, soprattutto dopo i dilettanti incapaci di oggi.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 18:46