Perché Vladimir Putin non è più carismatico

L’Unione Europea deciderà probabilmente nelle prossime ore di imporre nuove sanzioni contro la Russia per l’aggressione contro l’Ucraina e per l’annessione della Crimea; le banche e le imprese petrolifere russe saranno ulteriormente limitate in Europa e anche dagli Stati Uniti stanno arrivando ulteriori misure restrittive ai danni di Mosca. Se si aggiunge la caduta del prezzo del greggio e la drammatica crisi del rublo il quadro dell’economia russa di questi giorni è davvero deprimente.

Ma l'economia non è l'unica cosa a rischio a Mosca; anche l’influenza di Putin all’interno e soprattutto sui paesi vicini sta vacillando con effetti che potrebbero essere assai preoccupanti sul panorama globale. Un paese può esercitare pressioni sugli altri in tre modi: con la forza, con l’uso di ingenti aiuti economici o con l’attrazione ideologica o culturale. Putin in Ucraina ha tentato la prima strada, ma i risultati non sembrano avergli dato ragione.

Il cancelliere tedesco Angela Merkel, il principale interlocutore del leader russo in Europa dopo la scomparsa del “suo amico” Berlusconi, si sente ormai frustrata e delusa dalla politica di Mosca in Ucraina e usa toni sempre più duri contro la Russia. Non sappiamo quali fossero gli obiettivi o i vantaggi che Putin contava di ottenere con la sua politica in Ucraina; certo è che quello che ha ottenuto nel breve periodo, da quando cioè ha deciso di interferire pesantemente negli affari interni del paese vicino, non ha aiutato affatto l’economia russa. Mosca, in seguito all’irrigidimento delle sanzioni americane ed europee, rischia di perdere l'accesso alla tecnologia occidentale della quale ha vitale bisogno per modernizzare la sua industria e anche per condurre con successo l’esplorazione di idrocarburi nei mari artici di confine. Il mega progetto di esplorazioni sui fondali marini che la compagnia petrolifera di stato Rosneft stava conducendo nella zona di Kara, nel mar glaciale artico, insieme con il gigante petrolifero norvegese Sea Drill e l’americana ExxonMobil, del valore di oltre 4 miliardi di dollari, è stato sospeso in seguito alle sanzioni. E così altri importanti e strategici progetti industriali.

E con le finanze in ginocchio, Putin non può più nemmeno ricorrere alla seconda forma di influenza sui paesi vicini, gli aiuti finanziari. Le entrate dalla produzione e vendita di petrolio e gas, che rappresentano metà del bilancio della Russia e che avevano arricchito il paese negli anni scorsi, sono calate drasticamente con il ribasso dei prezzi, come è risultato anche dal memorandum firmato pochi giorni fa a Pechino con il presidente cinese Xi Jinping per la fornitura di gas naturale alla Cina. L’accordo originale, del maggio scorso, prevedeva che Gazprom fornisse 30 miliardi di metri cubi di gas all'anno fino al 2018 e 38 miliardi di metri cubi l'anno dopo quella data per i prossimi 30 anni. Ma il brusco calo dei prezzi del petrolio - un terzo in meno dalla metà di giugno - e collegato quello del gas ha complicato i negoziati e stravolto i piani di Mosca. Con ricavi più bassi Gazprom potrebbe trovare difficoltà nell’enorme investimento (stimato in oltre 55 miliardi di dollari) per costruire il gasdotto che dovrà portare il gas dalla Siberia orientale alla Cina, mentre Pechino avrebbe margini ampi di manovra per rinegoziare il prezzo delle forniture. Gazprom aveva stimato il valore della vendita di gas alla Cina in 400 miliardi di dollari, ma il crollo dei prezzi del petrolio obbligherà il Ceo Aleksej Miller a rivedere al ribasso i conti, dal momento che il prezzo del gas russo è legato a quello del petrolio.

Il valore del contratto cinese si è ora già ridotto a 300 miliardi di dollari. Mosca, sviluppando i legami economici con l'Asia, voleva sottolineare la sua indipendenza dall'Occidente, ma la mossa sembra non esserle riuscita. Escluse l’opzione della forza e l’arma finanziaria quali strumenti per imporre la propria influenza sui vicini, resta l’attrazione ideologica e culturale, spesso più incisiva ed efficace di quel che si potrebbe pensare. La Russia ha sempre avuto una notevole influenza sulla cultura e ha dato un grande contributo all'arte, alla musica e alla letteratura europea e mondiale.

Inoltre, dopo la seconda guerra mondiale, l'Unione Sovietica era diventata il luogo di attrazione naturale per tanti uomini di cultura europei occidentali e per tanti “spiriti liberi” per la sua leadership nella lotta contro il fascismo, il nazismo e le tirannie. Ma ben presto i gerarchi sovietici si rivelarono despoti ben più terribili e la libertà tanto agognata da milioni di persone venne ridotta a poca cosa; l’influenza “morale” di Mosca venne azzerata con le tragiche invasioni dell’Ungheria nel 1956 e della Cecoslovacchia nel 1968 che crearono una frattura irrecuperabile con quei popoli.

E quando nel 1989 il muro di Berlino è crollato e con esso sono andati in pezzi l’Unione Sovietica e il Patto di Varsavia non è stato per il bombardamento degli aerei della Nato, ma per mano di coloro, milioni di tedeschi orientali che erano stati traditi e delusi dall’ideologia sovietica. Putin sta facendo lo stesso errore dei suoi antenati sovietici. Nonostante quello che affermò nel 2013 che avrebbe cercato di estendere la sfera d’influenza di Mosca sui paesi vicini con l’autorità morale e culturale della nuova Russia, nata sulle ceneri dell’impero sovietico, i fatti lo hanno smentito.

Durante i Giochi Olimpici invernali di Sochi nel 2014, che sarebbero dovuti essere la celebrazione del nuovo corso mondiale russo, Putin ha dato l’ordine per l’intervento militare in Ucraina. Questo passo che ha rivelato la vera anima nazionalista del leader del Cremlino, ha terrorizzato i paesi vicini ed ha fatto fallire sul nascere il sogno di Putin di creare un'Unione eurasiatica guidata dalla Russia, per rivaleggiare con l'Unione europea. Pochi, nel mondo, vedono oggi i film russi e gli autori contemporanei non hanno il fascino dei Tolstoj, dei Cechov o di Dostoevskij; solo una università russa è classificata tra i 100 migliori atenei del mondo.

La Russia attuale sembra avere poche carte per riconquistare l’autorità e la leadership culturale del passato e sta facendo quindi ricorso agli strumenti della propaganda, cari al passato sovietico. L'anno scorso, Putin ha voluto riorganizzare l'agenzia di stampa nazionale Novosti, che era stata la voce della Russia nel mondo, licenziando il 40% dei giornalisti. Al suo posto di recente è stata creata una nuova agenzia, "Sputnik", una rete di stazioni radiofoniche di informazione finanziato dal governo in 34 paesi con 1.000 dipendenti, attiva anche sui social network con notiziari nelle lingue locali. Sputnik però si limita a riferire, come un bollettino ufficiale, le notizie del regime, senza dare alcuno spazio alle voci critiche o dell’opposizione a Putin.

Se guardiamo altrove, agli Stati Uniti per esempio, gran parte dell’influenza nel mondo è il risultato non dell’azione della Casa Bianca ma della cultura americana, della società civile, delle università, della stampa, dei social network indipendenti. Allo stesso modo nel Regno Unito, la BBC mantiene la sua credibilità a livello planetario perché può esprimere liberamente la sua opinione anche attaccando il governo, che tuttavia la finanza.

Putin, invece, continua a limitare la libertà di opinione e di critica della società civile russa, convinto che le maniere forti ed il controllo possano garantirgli maggiore influenza. Se queste sono le premesse, la capacità della Russia di attrarre altri paesi nella sua orbita, ora e nel futuro, sarà destinata a fallire e con essa falliranno i sogni egemonici di Putin.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 18:44