Uno spettro si aggira sull’Italia: Al-Baghdadi

A sentire i portavoce dell’Is – lo Stato Islamico del califfo Al-Baghdadi – sembra che abbiano mandato giù a memoria i testi di Lenin e di Gramsci sull’egemonia. Solo che il concetto teoria-prassi i tagliagole lo declinano a modo loro. Basta vedere ciò che accade in Libia. Se per un verso si teorizza la “conquista di Roma” da parte degli eserciti di Allah, per stare alla pratica un commando terrorista si fa esplodere nell’elegante hotel Corinthia di Tripoli provocando decini di morti e feriti.

Tanto per ribadire chi è che comanda nella polveriera libica, proprio mentre a Ginevra i rappresentanti dei clan in lotta si rimpallano le colpe su chi abbia cominciato per primo a menar le mani. E noi? Continuiamo a starcene tranquilli alla finestra a guardare quelli che si scannano, come se la cosa non ci riguardasse. Non si illuda il ministro Gentiloni di cavarsela allo stesso modo di uno spettatore di Wimbledon che si gode dagli spalti una finale di tennis. L’escalation di terrore e di morte che sta insanguinando la Libia ha nomi e cognomi. Sono quelli dei leader occidentali che hanno consentito che si giungesse all’odierno punto-di-non-ritorno. Il governo italiano, bloccato dalla demagogia congenita al pensiero pseudopacifista che propugnano i suoi membri, si è rifiutato di affrontare di petto la situazione facendo ciò che la comunità internazionale, per prima, si sarebbe aspettata dall’Italia, in ragione dei suoi pregressi di ex-Stato coloniale.

Siamo convinti che i negoziati in corso non conducano a nulla. Le fazioni si stanno combattendo sul campo senza esclusioni di colpi perché la posta in gioco è alta e nessuno vuole spartire il banco con i nemici. La partita è la gestione del flusso petrolifero di cui il paese è pieno fino all’orlo. Tuttavia, per motivare i propri accoliti, le parti in campo hanno aggiunto al movente economico anche il ben più pericoloso movente ideale. Così che la guerra del petrolio è diventata anche guerra di religione. Volete che in questo progetto non mettesse bocca il campione di tutti i terroristi: Al Baghdadi? E tutto ciò accade alle porte di casa nostra. Perfino l’Unione europea, patria elettiva di molte nefandezze, ha storto il naso sul modo con cui Alfano e compagni stanno praticando la solidarietà verso i clandestini. A Bruxelles gli hanno spiegato che il motto evangelico “crescete e moltiplicatevi”, in materia di sbarchi incontrollati, non funziona. E’ ora che ci si dia una regolata fermando la “pacifica” invasione prima che “pacificamente” sui barconi si infilino di straforo fanatici assassini pronti a tutto. Posto che non l’abbiano già fatto.

Ma ciò che oggi più conta è fermare “in loco” la guerra civile. Per farlo non bastano il tè e i pasticcini offerti dalla Farnesina ai belligeranti. Bisogna prendere il coraggio a due mani e organizzare una spedizione militare seria di peace-enforcing, che metta insieme, sotto la guida italiana, un contingente multinazionale. Bisogna prima ripristinare l’ordine e la sicurezza, disarmando i contendenti, anche con le maniere forti se occorre, e poi si può pensare di rimettere intorno a un tavolo quelli che contano qualcosa perché trovino il modo di coesistere pacificamente. In Libia vi sono molti obiettivi sensibili da dover proteggere perché non diventino fattori deflagranti di destabilizzazione globale.

Gli analisti ci hanno spiegato che la principale fonte di entrata dell’Is, per mantenere il suo apparato bellico, è il contrabbando di petrolio. Vi immaginate cosa accadrebbe se i jihadisti dell’Is riuscissero a mettere le mani sui pozzi libici. Il paese diventerebbe un immenso discount a cielo aperto. E come le fermiamo le navi contrabbandiere? Mandando la nostra Marina Militare a spasso per il Mediterraneo in cerca dei mariuoli? Finora abbiamo pensato che Matteo Renzi fosse solo un piccolo ciarlatano.

Ora cominciano a temere che sia uno pericoloso per i nostri destini. Faccia qualcosa subito per tamponare la falla libica. Glielo diciamo come lo direbbe il comandante de Falco a Schettino: “ Renzi, salga a bordo. Cazzo! E faccia il suo dovere. È un ordine!”.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:08