Il respiro profondo di Alexis Tsipras

Non si può ignorare il grande esempio di civiltà e determinazione che il governo greco ci sta impartendo. Un capo di governo giovane, dinamico ed idealista, pieno di speranze per il suo popolo e proiettato verso un futuro privo di divieti. Il lungo assedio, quello della Unione Europea, si è dissolto nella riunione di venerdì scorso, in cui il neopremier ha assicurato che gli impegni saranno onorati, con un programma considerato ancora “traballante”. A Fmi e Bce, parti intoccabili del negoziato, non importa che la Grecia garantisca il rimborso del debito, sic e sempliciter, ma occorre sia indicata la via delle riforme strutturali attraverso cui garantirne, seriamente, la restituzione.

Tuttavia, Alexis Tsipras sta allargando gli orizzonti diplomatici, non senza irritare Bruxelles su un ipotetico “asse mediterraneo”, Francia e Italia, impegnate nella campagna di sostegno al piano greco invocando anche un probabile intervento della banca d’affari Lazard, grande specialista di negoziati sul debito internazionale. Emerge una grande determinazione, anche un po’ romantica delle nazioni che popolano il mediterraneo, “mia fatsa mia ratza”, un comune intento di riconoscimento del marchio genetico che connota queste popolazioni, il disordine civico.

In un contesto in cui il mondo parallelo della corruzione e della evasione fiscale hanno rappresentato uno stato nello stato, difficile poter risolvere la pratica in poche battute legislative. Occorrerebbe un “the day after”, un azzeramento delle cause di distruzione, soluzione impraticabile sul piano internazionale. Così come è impossibile pensare che la lotta alla corruzione ed alla evasione, possa rimpinguare le casse di uno stato in pochi mesi.

Se, però, sul piano economico i conti devono sempre tornare, sul piano umano come rimanere insensibili di fronte a tanto coraggio. Sotto il vessillo della Grecia hanno preso corpo le mille contraddizioni di questo sistema europeo degli aiuti agli stati in pericolo di default. Il rapporto non è del tutto dissimile da quello di un comune debitore ed una banca. L’unica differenza è quella di doversi sottoporre al vaglio di tre colossi dell’economia Commissione, Bce e Fondo Monetario. Non si può considerare né una vittoria né una disfatta la proroga ottenuta dal premier Tsipras, tuttavia i falchi attendono la colomba al varco. La merce di scambio quale sarà? Sarà il sangue del popolo greco, la imposizione comunque di una austerity in netto contrasto con le aspettative politiche interne. Tsipras ha dovuto e, soprattutto, dovrà in ogni caso sacrificare sull’altare dell’Europa la libertà della propria nazione. Un sacrificio che va in netta controtendenza con le speranze e, come detto, le aspettative di chi ha votato il giovane premier.

Cosa succederà allora fra qualche giorno, quando scopriremo che il massimo che tutta questa campagna frenetica di incontri può aver prodotto, è di ottenere, nero su bianco, una resa totale del governo Tsipras? Non succederà nulla di concreto, ma sfumeranno i sogni di una frangia idealista di europeisti che sembrava essersi risvegliata da un torpore storico: quello del rassicurante e soporifero controllo tedesco. La Germania, con il suo cancellierato di ferro, muove le fila di tutta l’eurozona, come si conviene alla nazione più virtuosa. Tuttavia in un mondo perfetto, questo controllo sarebbe la conseguenza naturale, ma in un mondo come il nostro, non basta essere solo virtuosi, per capitanare un colosso come l’Europa, occorre essere lungimiranti ed al contempo, occorre essere dei visionari. Così tra la Merkel e Tsipras c’è l’abisso che c’e tra la cultura tedesca e quella ellenica: la prima governata anticamente dalle genti barbariche, la seconda da secoli di illuminata cultura e politica, la prima laboriosa, la seconda idealista. Tutto lo scenario europeo si aspetta che contro i padri della cultura mediterranea non basti un semplice resoconto economico a spegnere gli ardori di una soluzione, illuminata e dinamica, che tenga conto di una realtà che non si può semplicemente sopprimere con la parola austerity e che il suo dignitoso atto di apparente resa, in realtà, porti con se il germe della rinascita, della vittoria del coraggio sulla paura, di questo nuovo mondo di visionari rispetto al vecchio mondo di freddi burocrati.

Non si può, infatti, pensare che tutti si comportino in un modo rispettando regole rigide ed impietose ed uno solo si ribelli ciecamente, senza operare comunque uno stravolgimento degli assetti pigramente consolidatisi in un tempo senza luce, che illuminasse le sacche oscure del saccheggio e dell’assistenzialismo ad un tempo; così come, però, non è ipotizzabile operare un “taglio lineare” su tutte le economie di vari paesi, alcuni dei quali, magari, poco avveduti nelle loro politiche internazionali e nazionali destinati, per via di questo taglio, a perire e diventare come dei rami secchi di una pianta che non produrrà mai più fiori.

E così che mentre da Tsipras la Grecia si aspetta una nuova Europa, noi ci aspettiamo da Tsipras una nuova Grecia.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:00