I gemellaggi tra città italiane e americane

giovedì 19 marzo 2015


Nella nostra scoperta di nuovi punti di vista da cui partire per analizzare il rapporto tra Italia e Stati Uniti, oggi parliamo dei gemellaggi tra città. Negli Stati Uniti, più precisamente a Washington DC, c’è un istituto che si occupa di queste partnership tra città americane e città del resto del mondo. Così siamo felici oggi di avere come nostro ospite Adam Kaplan, Vice Presidente di "Sister Cities International", che ci spiegherà la collaborazione tra Italia e Stati Uniti da questo punto di vista. Vi diamo un’anteprima: We the Italians sostiene che l'Italia abbia bisogno di più America, e questo è assolutamente un modo importante e molto interessante per raggiungere questo obiettivo.

Adam, tu hai vissuto per quattro anni a Firenze. Dicci qualcosa di questa tua esperienza e di come essa ti ha insegnato cose che hai trovato utili nel tuo lavoro con Sister Cities International

Mi sono trasferito a Firenze dopo il college: mia sorella aveva sposato un italiano e viveva in Italia con i loro figli. Io volevo vivere un’esperienza all’estero e l’Italia, ovviamente, è un posto meraviglioso. Così, ho studiato per diventare un insegnante di inglese come seconda lingua e poi l’ho insegnato inglese per quattro anni, e alla fine ero io che formavo gli insegnanti. Questo in realtà è stato molto utile, perché ho avuto la possibilità di imparare come le diverse culture si possono mescolare e quanto sia positivo quando si incontrano, in particolare quando le due culture sono quella americana e quella italiana.

Avendo famiglia a Firenze non ero esattamente un turista, quanto piuttosto un ospite che ha avuto il privilegio di conoscere e vivere sempre di più la cultura italiana e il vostro modo di vivere: abbiamo anche viaggiato in giro per l'Italia per conoscere altre città. Questa esperienza mi ha aiutato molto a capire come e perché sia vincente conoscere e relazionarsi con le persone che vivono in altri paesi, in un modo molto aperto. I miei quattro anni di Firenze, dal 2001 al 2005, sono stati assolutamente meravigliosi.

Credo che il concetto di Sister Cities sia una cosa molto attraente per gli italiani, che sono molto orgogliosi della loro cultura, il loro cibo, la loro storia, ma allo stesso tempo sono anche persone molto accoglienti e piacevoli. Questo è esattamente il tipo di cose che cerchiamo nel nostro programma.

Dicci qualcosa sul programma Sister Cities International: come e quando è nato, e qual è la sua missione?

Sister Cities International è stata fondata nel 1956 dal presidente Dwight D. Eisenhower, che capì che per avere una pace duratura tra i Paesi avremmo dovuto avere di più delle sole relazioni ufficiali tra i governi federali: c’era veramente bisogno che gli individui e le comunità locali formassero relazioni tra gli uni e gli altri, per far crescere la comprensione, la cooperazione e fondamentalmente per promuovere culturalmente la pace. Una volta Eisenhower disse: "Se abbiamo intenzione di sfruttare il presupposto che tutte le persone vogliono la pace, allora il problema è di fare in modo che le persone stiano insieme e superino i governi - se necessario, per eludere i governi – per trovare insieme non un metodo, ma migliaia di metodi con cui le persone possano gradualmente imparare un po' più di ognuno degli altri". Così, il Presidente riconobbe che la pace inizia dai singoli cittadini, e diede vita al programma di Sister Cities per favorire le relazioni tra le singole città.

La nostra missione è quella di promuovere la pace per il rispetto reciproco, la cooperazione e la comprensione: un individuo alla volta, una comunità alla volta. Le partnership e le attività iniziali furono molto mirate verso i paesi che uscivano dalla seconda guerra mondiale, quindi abbiamo molte partnership con la Germania, la Francia, la Russia, l'Italia, il Giappone, l'Inghilterra. Ma da allora abbiamo ampliato molto il programma: ora abbiamo in tutto 545 città americane con oltre 2100 partnership in 140 paesi diversi. Quindi, si tratta di una rete di una portata molto ampia.

Cosa succede tra le città che si gemellano? Comer si trovano, e come si possono gemellare?

Tutti i rapporti di gemellaggio sono formalizzati dal sindaco, o da chi tra gli eletti in carica è il più alto di grado. Tecnicamente questo è l'unico requisito; come si arriva a questo punto, però, è un’altra storia. A volte c'è un rapporto già preesistente tra due sindaci che decidono di formare una partnership. A volte c'è un legame storico tra due comunità. A volte le città hanno analoghi settori industriali o una simile geografia, ed è questo che le motiva a formare una partnership: a volte ci sono partnership fra città che si affacciano sul deserto, a volte tra città che hanno un porto; ci possono essere gemellaggi tra città che vivono di turismo. Uno dei motivi più comuni per gemellarsi è quando una persona di una comunità sposa qualcuno di un'altra comunità e poi decidono di approfondire i legami tra le comunità da cui provengono. A volte è semplicemente perché le città sono alla ricerca di nuovi partner in una parte specifica del mondo per imparare di più gli uni dagli altri.

Così si può iniziare in molti modi. Inoltre, la grande maggioranza dei gemellaggi è tra città, però, per esempio, anche la Provincia di Firenze ha un programma di gemellaggio; è possibile stringere relazioni con qualsiasi livello di comunità locale.

In termini di ciò che le città fanno, in generale si segue l’obiettivo di promuovere il rispetto reciproco nella cooperazione e nella comprensione. L’idea di promuovere attività di cooperazione copre praticamente tutto ciò che si può immaginare. Ci sono molte organizzazioni, gruppi o volontari che ricevono molto poco dalle amministrazioni comunali, che non hanno i fondi per questi programmi: spesso quindi sono i gruppi locali che raccolgono fondi, pagano per i propri viaggi, organizzano le attività e decidono quali siano le priorità.

In genere dividiamo le attività in quattro aree principali: 1) gioventù e istruzione; 2) arte e cultura; 3) sviluppo economico e commercio; 4) cooperazione allo sviluppo della comunità.

Nel settore gioventù e istruzione vediamo molti scambi delle scuole superiori, università, associazioni di ricerca: ma gli scambi tra liceali sono realmente alla base dei programmi di gemellaggio e pensiamo che siano molto importanti per i ragazzi. Quindi questo settore è sostanzialmente concentrato sul livello delle scuole superiori.

In termini di arte e cultura vediamo altre attività: la musica, l'arte, il cibo, le attività culturali che possono essere scambiate tra musei e altre istituzioni culturali, in pratica tutto ciò che è relativo al settore culturale.

Per quanto riguarda il commercio e lo sviluppo economico, ci sono diverse missioni commerciali e di formazione su qualsiasi settore commerciale. In questi casi l’assistenza da parte di persone e imprese locali e in genere di tutta la comunità è fondamentale, al fine di finalizzare il business. Vediamo anche molto turismo promozionale, che è sempre un effetto collaterale positivo di questi scambi.

L'ultimo settore, quello della cooperazione allo sviluppo delle comunità, si concentra più sul partenariato tra sindaci, con scambi tecnici a livello comunale che a volte implicano necessariamente atti amministrativi ufficiali. Si scambiano sostanzialmente consigli, esempi ed esperienze in materia di qualsiasi attività per la quale il comune è responsabile: acqua pubblica, servizi sociali, urbanistica, trasporti, energie rinnovabili ... in pratica qualsiasi area coperta dall'amministrazione comunale.

Parliamo di Italia e Stati Uniti: quanti programmi esistono tra le città dei nostri paesi?

Abbiamo registrato 89 partnership tra città americane e città italiane. Queste partnership coinvolgono 81 città italiane, perché alcune di loro hanno più partner negli Stati Uniti.

Quanto è in alto l'Italia nella classifica dei Paesi che hanno il maggior numero di programmi?

L'Italia è sesta: i soli paesi che hanno più gemellaggi dell’Italia sono il Messico, il Giappone, la Cina, la Germania e la Francia.

C'è una regione italiana che è predominante, o una che in questo momento non ha alcun gemellaggio?

No, non credo che ci sia una particolare regione predominante. Sono presenti città dal nord come dal sud Italia. Ci sono però importanti città italiane che ancora non hanno partnership con città americane, e saremmo molto interessati a organizzare gemellaggi con loro: Napoli, Bari, Messina, Trieste, Taranto, Brescia, Reggio Calabria, Ravenna, Foggia, Cagliari, Sassari, Siracusa, Trento, Piacenza, Ancona, Arezzo, Udine, Bolzano.

Tra i programmi che coinvolgono Italia e Stati Uniti, ce n’è qualcuno particolarmente interessante che vale la pena di menzionare?

Tutti sono molto interessanti e peculiari. Ad esempio, prendiamo quello tra Phoenix (Arizona) e Catania: hanno appena organizzato una missione con alcuni imprenditori di Catania che sono andati a Phoenix per imparare come funziona il sistema dell’Arizona e promuovere il commercio tra queste due città.

Washington DC ha collaborato con Roma: Roma ha inviato la statua del Galata morente, che è un pezzo molto importante di arte classica che non aveva mai lasciato l'Italia negli ultimi 200 anni: è stato esposto presso la National Gallery di Washington DC e siamo stati molto onorati di averlo.

Un'altra partnership molto molto forte è quella tra Charleston in South Carolina e Spoleto: lo "Spoleto Festival USA" è un festival 17 giorni che si tiene a Charleston, controparte americana dell'annuale Festival dei Due Mondi di Spoleto. Questi sono solo tre esempi: molte città stanno facendo attività simili.

E tra i 50 Stati americani, quale è quello con più programmi coinvolti con l’Italia? Sicuramente la California con 19 gemellaggi, ma va detto che la California ha il maggior numero di città aderenti in assoluto e anche il più alto numero di gemellaggi, di gran lunga. Altri Stati che hanno un gran numero di partnership italiane sono la Florida con 9 gemellaggi; anche l’Illinois ne ha 9; New York ha 7; il Massachusetts ha 5 partnership.

Per quanto riguarda la California, so che San Francisco è gemellata con la città di Assisi, dove nacque San Francesco ...

Corretto, sì. E a questo proposito, è interessante che non sempre la partnership è fra due città delle stesse dimensioni ... solo in California si hanno gemellaggi con città come Assisi, Ischia, Livorno, Lucca, ma anche piccole municipalità come Monticello di Ongina, San Casciano in Val di Pesa o Riva del Gozzo ... questa è un'altra cosa meravigliosa del programma Sister Cities: non importa se sei una grande capitale o un piccolo paesino, ci sono sempre attività delle quali può beneficiare la tua comunità.

Se una città italiana vuole registrare un gemellaggio presso di voi, o cercare un programma tramite la vostra organizzazione, qual è la procedura?

Beh, noi consigliamo di raggiungere direttamente la città con la quale si vuole instaurare la partnership. Se ci contattano, interessati a trovare un partner degli Stati Uniti, noi li aiutiamo: cerchiamo di capire che tipo di comunità stanno cercando, e poi cerchiamo quale potenziale città americana potrebbe essere adatta. Se hanno già una città particolare in mente, contattiamo il programma locale della nostra organizzazione e cerchiamo di aiutarli nel tentativo di sviluppare il rapporto. A volte consigliamo di prendere in considerazione il gemellaggio con una città che non conoscono, ma che soddisfa i criteri di ricerca: questo capita per una grande parte di questi programmi ed è sempre anche una grande gioia scoprire comunità che non si conoscevano. Quindi noi incoraggiamo le città estere a mantenere un aperto approccio mentale circa i potenziali partner con i quali gemellarsi: le aiutiamo a scoprire una (o più di una) comunità statunitense e poi, quando scelgono, a sviluppare l’accordo di partnership.

In generale, se una città italiana vuole formare una partnership, è importante partire da quello che hanno. Naturalmente è necessario che il sindaco sia coinvolto: ma non è abbastanza. È fondamentale che lo siano anche altre persone all'interno della comunità, perché – a volte lo abbiamo verificato per esperienza reale - se il programma di gemellaggio si realizza solo a causa della volontà di un sindaco o di una giunta o di un consiglio comunale, quando l'amministrazione della città cambia, il programma di gemellaggio City rischia fortemente di fermarsi.

Così, si ha realmente bisogno delle organizzazioni e delle comunità locali … ad esempio di un museo o una scuola, di una biblioteca o un’organizzazione culturale, che possano prendersi cura delle relazioni e delle attività. Così, se una città vuole portare avanti un programma, dovrebbe in primo luogo trovare tra i suoi cittadini persone disponibili ad essere coinvolte, interessate a partecipare ai processi decisionali circa quali attività organizzare e come farlo, comprendere quali gruppi e/o scuole e/o organizzazioni far partecipare concretamente al gemellaggio. E' molto importante capire chi possano essere i “champions” di questi programmi, ovvero quei leader che ne sono il motore, perché tutti i gemellaggi hanno fin dall'inizio alcuni cittadini che sono quelli che davvero spingono per creare e mantenere il rapporto.

E' più facile per un sindaco recarsi in un'altra città e firmare un pezzo di carta che dice “siamo gemellati” e il programma ha bisogno in via definitiva che sia lui o lei a farlo: ma bisogna sviluppare realmente le strutture che possano sostenere il partenariato. La maggior parte dei nostri programmi Sister Cities iniziano con poco, in piccolo, magari si concentrano su una particolare area, e nel corso del tempo poi si aggiungono persone e attività e nuove idee. Abbiamo programmi che sono attivi da decenni e questo è il modo in cui sono cresciuti.


di Umberto Mucci