La Wallström considerata nemica del Profeta

Come era prevedibile, le critiche mosse dal ministro degli esteri svedese Margot Wallström alle condizioni “medievali” esistenti in Arabia Saudita hanno indotto gran parte del mondo musulmano a manifestare la propria rabbia contro di lei e il paese che rappresenta. “Quasi l’intero mondo musulmano si unisce alle critiche mosse alla Wallström”, ha scritto il 19 marzo il quotidiano nazionale svedese Dagens Nyheter, aggiungendo che una trentina di paesi musulmani ha preso le distanze dai commenti del ministro degli Esteri.

La Lega Araba l’ha biasimata per aver criticato la mancanza di diritti umani in Arabia Saudita e sabato l’Organizzazione della Cooperazione islamica (Oci), che rappresenta 57 paesi arabi e musulmani, così come i palestinesi, l’ha accusata di aver “svilito l’Arabia Saudita e le sue norme sociali, il suo sistema giudiziario e le sue istituzioni politiche”. Dagens Nyheter cita l’esperta di Medio Oriente Marianne Laanatza, delle Università di Stoccolma e Lund, secondo la quale i problemi della Svezia potrebbero degenerare. Inoltre, l’analista di Medio Oriente, Per Jönsson, del Foreign Policy Institute, osserva che la reazione dell’Oci indica che quasi l’intero mondo musulmano, tra cui i paesi musulmani sciiti e del sud-est asiatico, ha ora voltato le spalle alla Svezia.

E Jönsson teme che altri seguiranno il loro esempio. In risposta, la Wallström ha tenuto una riunione di crisi il 19 marzo con rappresentanti di una trentina di aziende svedesi che hanno interessi commerciali nella regione del Golfo Persico. Mentre scriviamo, l’esito della riunione è sconosciuto. L’Arabia Saudita ha già annunciato che negherà i visti di ingresso ai rappresentanti delle aziende svedesi. Chiaramente, le imprese sono in seria difficoltà. Evidentemente, il ministro degli Esteri svedese era ignara del fatto che criticando le disposizioni della sharia, come le 1000 frustate inflitte a un blogger e il maltrattamento delle donne, di fatto, ella sarebbe stata considerata una nemica dell’Islam. L’inconsapevolezza del governo svedese è stata ampiamente dimostrata quando Gatestone ha contattato Erik Boman, il portavoce di Margot Wallström, e gli ha chiesto se egli sapesse che le disposizioni come la pena di morte per blasfemia, la fustigazione e il divieto di guida imposto alle donne fossero dettate dal Corano. Egli ha risposto di no.

E ha inoltre asserito di non aver sentito parlare della Dichiarazione del Cairo sui diritti umani nell’Islam, del 1990, che stabilisce che tutti i diritti umani debbano essere esclusivamente basati sulla legge della sharia, e rifiuta di riconoscere i diritti umani come espressi nella Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948. Veronica Nordlund, dell’ufficio stampa del Ministero degli Esteri, ha detto a Gatestone di essere a conoscenza della Dichiarazione del Cairo ma pensa che l’Arabia Saudita ha siglato la Dichiarazione universale dei diritti umani. Risposta errata perché il Regno saudita si è astenuto dal farlo, ritenendo che la Dichiarazione violasse la sharia.1 Nel complesso, sembra che in seno al governo svedese ci sia una reale ma preoccupante mancanza di conoscenza dell’Islam e delle questioni islamiche. L’eminente esperto olandese di Islam, il professor Johannes “Hans” J. G. Jansen – autore di un’autorevole biografia di Maometto – ha detto che a suo avviso Margot Wallström non sa in quale guaio si sia cacciata e che non è possibile criticare le disposizioni della sharia come la fustigazione e definirle “medievali”, senza offendere l’Islam.

Poi, incalzato da Gatestone che ha sottolineato il fatto che la Wallström ha asserito che non era sua intenzione criticare l’Islam, Jansen ha risposto: “Non importa cosa ella dica. Nell’Islam, spetta ai musulmani stabilire se qualcuno ha criticato o meno la loro religione. Dal punto di vista musulmano, la peggiore trasgressione commessa dal ministro degli Esteri è aver definito ‘medievali’ i costumi sauditi. I musulmani non hanno mai usato questo termine parlando di loro stessi. Lo utilizzano solo con riferimento ad altre parti del mondo, ad esempio, l’Europa. I sauditi si considerano gli eredi e i custodi dell’epoca d’oro islamica del VII secolo, che non deve essere definita medievale”.

Jansen osserva che secondo i musulmani qualunque critica o violazione della sharia e dell’obbligo dei musulmani di fare il jihad (la guerra al servizio dell’Islam) è una violazione della loro libertà di religione. Lo stesso dicasi per il dovere dei musulmani di incutere terrore nel cuore dei non musulmani. Jansen richiama l’attenzione sulla Sura 8 del Corano, versetto 60, che così recita: “Preparate, contro di loro, tutte le forze che potrete [raccogliere] e i cavalli addestrati per terrorizzare il nemico di Allah e il vostro e altri ancora che voi non conoscete, ma che Allah conosce. Tutto quello che spenderete per la causa di Allah vi sarà restituito e non sarete danneggiati”. In altre parole, i musulmani hanno il dovere di “terrorizzare” i non musulmani. Ma stranamente quando ci riescono, i portavoce islamici accusano le loro vittime terrorizzate di soffrire di “islamofobia” e chiedono alle autorità occidentali di accusare e perseguire le persone affette da questa malattia “psichiatrica”. Tuttavia, non c’è nulla che faccia presumere che Margot Wallström e altri membri del governo svedese siano stati mossi dalla paura.

Essi non sanno nulla dell’Islam ortodosso e ritengono che la religione sia benevola e pacifica, ma purtroppo è dominata e travisata da uomini malvagi. Come se ci fosse stato bisogno di un’ulteriore prova del malinteso creatosi, il 20 marzo, la Wallström si è alzata in piedi in Parlamento e ha detto che non era sua intenzione criticare l’Islam. Il governo svedese, ella ha detto “salvaguarderà e svilupperà le relazioni instaurate nel corso degli anni con l’Arabia Saudita. (…) Abbiamo il massimo rispetto per l’Islam come religione mondiale e per il contributo da essa dato alla nostra comune civiltà”. Ed ora ecco la sorpresa. Il ministro di buon cuore si ritrova improvvisamente accusata da tutto il mondo musulmano di essere una nemica del Profeta. Sarà importante vedere come si districherà dalla posizione indesiderata di essere additata come uno dei più oltraggiosi trasgressori al mondo dell’Islam. Ritratterà le sue critiche sulla pena corporale della fustigazione inflitta dai sauditi e sulla loro misoginia e dirà pubblicamente che non è mai stata sua intenzione offendere la grande nazione saudita né la sua cultura? In tal caso, la Wallström assesterà un duro colpo alla pretesa della Svezia di essere una “superpotenza morale” e a una politica estera basata sui diritti umani e sul femminismo.

Oppure non ritratterà e accetterà che la Svezia – e qualsiasi altro paese in Europa che afferma di incarnare i valori umanistici e di rappresentare il primato dei diritti umani – subisca una batosta che potrebbe essere più grave di ciò che è successo in Danimarca durante la crisi scatenata dalle vignette di Maometto del 2005-2006? Gli osservatori sono sempre più convinti che la Wallström dovrà dimettersi e la Svezia dovrà accettare un ruolo globale più commisurato alla sua conoscenza di ciò che avviene nel mondo.

 

(*) Gatestone Institute

Traduzione a cura di Angelita La Spada

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:12