Iran, gli arabi criticano “l’accordo di Obama”

mercoledì 8 aprile 2015


Molti arabi si dicono fortemente preoccupati per l’accordo sul nucleare che è stato raggiunto la settimana scorsa tra l’Iran e le potenze mondiali, compresi gli Stati Uniti. I leader arabi e i capi di Stato sono stati abbastanza educati da non criticare pubblicamente l’accordo quando il presidente Obama li ha chiamati per informarli a riguardo.

Ma questo non ha fermato i politici, gli analisti politici e i giornalisti arabi che riflettono il pensiero dei governi del mondo islamico dal criticare duramente ciò che essi descrivono come “il cattivo e pericoloso accordo raggiunto tra Obama e l’Iran”. Gli arabi, soprattutto quelli che vivono nel Golfo Persico, ritengono che l’accordo quadro sia un segno di “debolezza” degli Stati Uniti e un placet a Teheran per poter perseguire il suo programma “espansionista” nel mondo arabo. Alcuni paesi arabi si oppongono all’accordo sul nucleare perché esso rappresenta una minaccia ai loro interessi”, come si legge in un articolo pubblicato dal quotidiano egiziano Al-Wafd, titolato “I politici: l’accordo del presidente Barack Obama con l’Ira minaccia il mondo arabo”.

Il quotidiano riporta quanto asserito da Hani al-Jamal, un politico e ricercatore egiziano, secondo il quale l’accordo implica che la comunità internazionale accetti l’Iran come potenza nucleare. Egli prevede che questa intesa metta in rotta di collisione Teheran e alcuni paesi arabi come l’Arabia Saudita e l’Egitto. Al-Jamal consiglia ai paesi arabi di formare una “Nato sunnita” che garantirebbe di avere dalla propria parte il Pakistan, come alleato arabo e potenza nucleare, per fronteggiare la “minaccia iraniana e israeliana”. Jihad Odeh, un docente di Scienze politiche egiziano, ha detto che “i successi di Obama sono volti a smantellare il mondo arabo. Obama vuole conseguire traguardi storici prima della fine del suo mandato distruggendo al-Qaeda, cercando di riavvicinarsi a Cuba e raggiungendo un accordo sul nucleare con l’Iran”.

Anche se l’Arabia Saudita, che sta facendo guerra ai miliziani Houthi appoggiati dall’Iran, in Yemen, “ha accolto con favore” l’accordo sul nucleare, esprimendo in privato preoccupazioni per l’intesa raggiunta. Allo stesso modo, molti paesi del Golfo che inizialmente erano favorevoli all’accordo iniziano a dare voce alle loro preoccupazioni sulle ripercussioni che ciò potrebbe avere nella regione. Negli ultimi mesi, gli arabi hanno messo in guardia contro lo sforzo costante dell’Iran di assumere il controllo dei loro paesi. “Gli Stati Uniti certamente non vogliono assistere a un rafforzamento dell’egemonia iraniana nella regione, ma allo stesso tempo, sembrano non pensare a qualche tipo di influenza iraniana nella regione”, ha chiosato Nasser Ahmed Bin Gaith, un ricercatore degli Emirati Arabi Uniti. “L’Iran sta cercando di recuperare il suo precedente ruolo di polizia della regione.”

Bin Gaith ha detto che era chiaro che ci sarebbe stato un riconoscimento occidentale dell’influenza regionale iraniana a scapito dei paesi del Golfo. “I paesi del Golfo devono costruire partnership strategiche con le potenze regionali del Pakistan e della Turchia, che condividono i timori nutriti dalle nazioni del Golfo riguardo alle ambizioni di Teheran nella regione”, egli ha aggiunto. Facendo eco a una diffusa paura presente tra gli arabi delle ambizioni territoriali dell’Iran in Medio Oriente, l’analista politico Hassan al-Barari ha scritto nel quotidiano qatariota Al-Sharq un articolo contrario alla politica di appeasement verso Teheran: “L’Iran ha cercato di intervenire in Iraq, Libano e in Siria e si ritiene che non stia pagando alcun prezzo; al contrario, ci sono dei tentativi da parte delle grandi potenze di raggiungere intese con l’Iran”, ha sottolineato al-Barari. A Teheran c’è inoltre la sensazione che gli Stati Uniti stiano evitando un confronto militare con gli iraniani e i loro agenti. I paesi del Golfo hanno imparato dalle lezioni del passato in vari settori. La politica di appeasement con l’Iran ha solamente portato a guerre. Qualsiasi tipo di appeasement con l’Iran porterà Teheran solo a chiedere di più e probabilmente a immischiarsi negli affari interni dei paesi arabi e aumentare la sua arroganza”.

Anche i giordani si sono uniti al coro degli arabi che si dicono timorosi della crescente minaccia iraniana per il mondo arabo, soprattutto a seguito dell’accordo sul nucleare raggiunto con gli Stati Uniti e le grandi potenze. Salah al-Mukhtar, un editorialista giordano, ha scritto un articolo titolato “Arabi, svegliatevi, il vostro nemico è l’Iran”, in cui accusa gli Stati Uniti di facilitare le guerre di Teheran contro i paesi arabi. Descrivendo l’Iran come “l’Israele orientale”, al-Mukhtar ha detto che l’aspetto più pericoloso dell’accordo quadro è che esso consente all’Iran di continuare con le sue “guerre distruttive” contro gli arabi. “Questo è un accordo pericoloso, in particolar modo per l’Arabia Saudita e le forze di opposizione in Iraq e in Siria”, ha ammonito il giornalista giordano.

Tale accordo fornisce a Teheran ciò di cui ha più bisogno per perseguire le sue guerre e l’espansionismo contro gli arabi: i finanziamenti. Abolire le sanzioni, è un modo americano di appoggiare le guerre pericolose e dirette contro gli arabi; eliminare le sanzioni offre anche agli iraniani i finanziamenti necessari per favorire la loro avanzata persiana. Gli Stati Uniti vogliono spossare l’Arabia Saudita e i paesi del Golfo Persico per poi dividerli”. Anche Daily Star, il quotidiano in lingua inglese del Libano ha espresso il proprio scetticismo in merito all’accordo sul nucleare. “Con tutto il parlare che si è fatto in merito sulla possibilità che questo accordo contribuirà a rendere il mondo più sicuro, se Obama è davvero interessato a lasciare un suo retaggio, soprattutto in Medio Oriente, egli deve ora lavorare con l’Iran per incoraggiarlo a diventare un membro effettivo della comunità internazionale, ancora una volta, e non essere un paese che sponsorizza i conflitti in tutta la regione, direttamente o tramite i propri agenti”, ha commentato il quotidiano. “In caso contrario, questo accordo non farebbe altro che incoraggiare le mire espansionistiche di Teheran”.

Oltre agli arabi, anche l’opposizione iraniana ha preso posizione contro l’accordo sul nucleare. Maryam Rajavi, una politica iraniana e presidente del Consiglio nazionale della resistenza, ha commentato che Una dichiarazione generica senza l’approvazione ufficiale né la firma del leader spirituale Khamenei, non bloccherà la via al regime verso l’acquisizione della bomba atomica né frenerà la sua innata propensione all’inganno. Proseguire i colloqui con il fascismo religioso in Iran – come parte di una politica di appeasement – non metterà al sicuro la regione e il mondo dalla minaccia della proliferazione nucleare. Rispettare le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite è l’unico modo per impedire ai mullah di ottenere armi nucleari. L’indulgenza e le concessioni senza garanzie fatte dal Gruppo 5+1 al regime meno degno di fiducia del mondo, non fanno altro che concedergli altro tempo e aggravare i pericoli che questo rappresenta per il popolo iraniano, per la regione e per il mondo intero.

 

(*) Gatestone Institute

Traduzione a cura di Angelita La Spada

 


di Khaled Abu Toameh (*)