Panama city, l’Europa è lontana

martedì 14 aprile 2015


Oggi, come ieri e non diversamente da domani, Panama City è una città blindata. Ovunque volgi lo sguardo, incroci quello di un poliziotto, di un militare o di un bombero stancamente accasciato al posto di guida del suo mezzo. Per non parlare di quelli che non si vedono e che, invece, vedono te: gli addetti alla sicurezza; gli agenti dei servizi segreti, insomma.

La ragione della mobilitazione è nota: sono presenti in Panama ventisei capi di Governo o di Stato delle nazioni americane. Si incontrano qui (pare sia la settima volta) per discutere di cooperazione, sviluppo, relazioni internazionali. La notizia del giorno, ripetutamente trasmessa in tivù e pubblicata sulla prima pagina di tutti i giornali, è la stretta di mano tra Obama e Raùl Castro. Il fatto è percepito come una svolta epocale e, a giudizio di tutti, segna una svolta destinata a produrre effetti positivi per l’intera area.

Vista da vicino, e senza pretese giornalistiche, quella stretta di mano sembra l’anticipazione di un’apertura commerciale, prima ancora che politica. Noi europei, quando pensiamo agli statunitensi, siamo soliti dimenticare che, a conti fatti, il loro primo mercato è qui: qui raggiungono il break heaven delle loro esportazioni e, sempre qui, modellano a loro immagine e somiglianza le nazioni. Giocano in casa e lo fanno bene, al punto che Panama City sembra una città nordamericana. E lo sarebbe anche se non fosse per la congenita indolenza degli autoctoni, inclini a prendersela comoda anche nel costruire, a ripetizione, grattacieli sui margini delle avenues. Quella stretta di mano, mi sembra di capire, apre un nuovo mercato in un’area recalcitrante e conforta gli alleati. Il raddoppio del canale sarà un affare; il futuro è roseo.

L’Europa, con i suoi problemi di bilancio e recessione, sembra molto lontana, o addirittura assente. Non parliamo, poi, della situazione che vivono i Paesi Arabi e del terrorismo. Anche quello, per usare una parola cara ai professionisti della diplomazia, è regionalizzato. Dunque, lontano. Obama qui sembra un politico quasi invincibile, pronto a capitalizzare i risultati di una politica vantaggiosa per tutti. Da noi, a volte, sembra un meschinello, indebolito da un avversario, Vladimir Putin, più duro e, forse, più furbo di lui. Io tornerò in Europa, anzi in Italia, dove le strette di mano si sprecano ma non producono mai nulla.


di Mauro Anetrini