Un nuovo trattato istitutivo dell’Unione politica europea

Occorre redigere un nuovo Trattato dell’Eurozona che dichiari espressamente l’identità politica del progetto europeo e coordini l’integrazione economica comune in atto, quale è già l’Unione bancaria. L’Eurozona deve darsi un governo politico comune il quale dovrà disegnare una nuova architettura istituzionale federata, snella e non centralizzata.

Per impostare una politica condivisa efficace sul lungo periodo è necessario “sistemare” in sede di nuovo accordo la questione dei debiti dei singoli Stati dell’area dell’euro i quali, per ripagarsi, necessiterebbero di un aumento delle imposte che ridurrebbe ogni potenzialità di sviluppo, oltre determinare la rivolta sociale prima ancora che fiscale. È necessario cioè che, con il nuovo Trattato, gli Stati si accordino per un’intesa comune durevole e soddisfacente per l’intera Comunità. Partecipino cioè alla modifica degli accordi oggi in essere, facendo riferimento a principi di effettività, prima ancora che di equità. Una volta accordatisi sul taglio dei debiti dei singoli Stati, è necessario creare uno stabile sistema finanziario e impostare politiche industriali e commerciali su cui fondare il futuro sviluppo dell’Unione politica europea. Un’Unione cioè federata di Stati oggi appartenenti all’Eurozona, forti di identità politica comune. L’Unione europea, o meglio l’Unione monetaria a geometria variabile di oggi, ha bisogno di riprendere il cammino verso l’ integrazione politica in un quadro di effettiva democrazia comunitaria. Conditio sine qua non della ricontrattazione dell’Unione politica è la “sistemazione” dei debiti degli Stati, dato che costituisce visione drammaticamente miope quella in cui si insiste nel volere rispettati accordi contratti con atti e provvedimenti, non Trattati, che finiranno per distruggere la stessa Unione, non solo nei casi estremi di default ma anche solo, così come sta già accadendo, per il trascinarsi della bassa crescita con elevatissima disoccupazione. Nelle condizioni attuali i debiti non rimborsabili, così come succede per la Grecia, vanno ricontrattati nel senso di tagliati in parte con stipula di obblighi di ristrutturazione dell’economia atta a rilanciare lo sviluppo, il quale conseguentemente consentirà di ripagare i debiti per la loro gran parte. Con la ricontrattazione si dovranno compensare gli Stati, si pensi all’Irlanda e al Portogallo, e costituire un mercato integrato europeo dei titoli pubblici, nazionali e comunitari, indispensabile sia agli investimenti sia all’efficacia della politica monetaria.

Solo l’Unione politica europea potrà procedere nel senso dell’Unione fiscale, dell’Unione militare e di una politica estera comune.

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 17:41