Droni, la problematica  politica transnazionale

L’azione di preveggenza di Marco Pannella la notiamo in numerose problematiche e analisi politiche che il leader radicale ha illustrato anche nel corso degli ultimi tempi. Sono mesi che gli ascoltatori di Radio Radicale si imbattono spesso nella preoccupazione di Pannella riguardante le nuove armi dell’industria militarista della guerra: i droni. Già durante la presentazione del Rapporto Nessuno Tocchi Caino 2012, Pannella nell’illustrare la battaglia in corso per la moratoria universale per l’abolizione della pena di morte condannò l’utilizzo dei droni da parte degli Usa, poiché permetteva di “applicare una sorta di pena di morte fuori dal proprio territorio nazionale”.

Il leader radicale sostiene che l’uso dei droni per colpire cittadini americani colpevoli o sospetti di terrorismo, come è infatti è accaduto stando ai fatti di cronaca, è certamente fuori legge, perché non vi è un giudice, non vi è difesa, non vi è giusto processo. Senza sottovalutare, che se la sentenza è eseguita fuori dagli Usa è certamente un arbitrario atto di guerra, quindi una chiara estensione della pena di morte. La problematica dei Droni si ripresenta nell’attuale dibattito politico come “arma” di contrasto per l’immigrazione clandestina. La questione principale sembra essere divenuta come abbattere i barconi. E su questo obiettivo spunta l’ipotesi di colpirli usando i droni prima della partenza dalle coste del Nord Africa. Il governo italiano, stando alle dichiarazioni di autorevoli fonti militari, ha a disposizione dodici droni: sei Predator di prima generazione e altri sei, versione Reaper, comprati tra il 2009 e il 2011, usati per la sorveglianza e la ricognizione. Non bisogna sottovalutare se tali ipotesi siano in contrasto con il diritto internazionale.

L’utilizzo dei droni come arma per distruggere i barconi senza una dichiarazione di guerra renderebbe fattive notevoli possibilità di “danni collaterali”. Gianandrea Gaiani, direttore di “Analisi difesa” ed esperto di questioni militari ha declinato l’idea di inviare raid aerei con droni armati sulle coste libiche per colpire le imbarcazioni degli scafisti. Armarli nell’immediato non è possibile perché Washington, che ha venduto i droni all’Italia, non ha concesso l’acquisto dei missili. Pannella, per l’ennesima volta, ha posto una problematica umanitaria di spessore. Ammettere l’utilizzo dei droni, oltre che riempire le tasche dell’industria missilistica, creerebbe numerose violazioni alle convenzioni internazionali per la tutela dei diritti umani. Ad intervenire è anche il radicale Sergio D’Elia, Segretario di Nessuno Tocchi Caino, che in occasione della notizia della morte del cooperante italiano Giovanni Lo Porto rimasto vittima lo scorso gennaio, insieme ad altri due cittadini americani di un drone della CIA ha dichiarato che “non si può considerare l’accaduto come mero effetto collaterale e inevitabile di una causa giusta. Né si può accettare che, nel nome della guerra mondiale al terrorismo, il Presidente di una democrazia tra le più antiche al mondo possa, per decreto, dichiarare qualcuno colpevole al termine di un processo segreto anche per il solo sospetto che abbia l’intenzione di commettere in futuro un crimine. In questo modo, i cittadini americani all’estero possono essere uccisi per il mero sospetto di attività anti-americane, quando invece in patria avrebbero diritto ad un processo con tutte le garanzie possibili, anche quelle previste dal sistema arcaico della pena capitale. I droni dovrebbero sottostare al diritto internazionale, inclusa la legge umanitaria internazionale, che ne regolamenti l’uso”.

Anche Ban Ki-Moon, Segretario delle Nazioni Unite, ha criticato l’utilizzo dei droni, alcuni giorni fa, parlando ad una platea di leader militari e politici soprattutto pakistani, ha dichiarato che l’uso di veicoli aerei senza equipaggio dovrà essere oggetto di controllo dal diritto internazionale.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:09