I palestinesi hanno bisogno di riforme

mercoledì 6 maggio 2015


L’Autorità palestinese (Ap) è stata di recente messa sotto pressione dai governi e dai politici occidentali affinché indica in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza le elezioni da tempo attese. Ma coloro che pretendono che i palestinesi abbiano elezioni libere e democratiche sottovalutano la possibilità che Hamas ancora una volta ne uscirà vittorioso. La leadership dell’Ap in Cisgiordania è ben consapevole della forte possibilità che il movimento islamista vinca le elezioni.

È per questo che il presidente Mahmoud Abbas e Fatah, la sua fazione al governo, non sono entusiasti dell’idea. Abbas e Fatah devono ancora riprendersi dal trauma delle elezioni politiche del gennaio 2006 che portarono alla vittoria di Hamas e alla conseguente espulsione dell’Ap dalla Striscia di Gaza. Di recente, poi, Abbas e Fatah hanno subito un altro duro colpo, quando il Blocco islamico affiliato a Hamas ha riportato una vittoria schiacciante nelle elezioni studentesche all’Università Bir Zeit, in Cisgiordania. Furiosa la reazione del presidente dell’Autorità palestinese, che ha ordinato alle sue forze di sicurezza di arrestare molti membri del Blocco islamico in vari college e università della Cisgiordania. Egli ha inoltre incaricato tutti i campus e gli atenei di annullare le elezioni previste per i consigli studenteschi, per paura che Hamas possa vincere di nuovo. Per di più, fonti palestinesi dicono che Abbas ha avviato un’inchiesta sulle circostanze che hanno portato alla sconfitta dei sostenitori di Fatah all’Università Bir Zeit. Alti funzionari di Fatah strettamente legati al presidente dell’Ap avrebbero deciso di dimettersi a causa della responsabilità da loro avuta nella vittoria di Hamas. Eppure, mentre Abbas e Fatah comprendono il rischio di tenere elezioni presidenziali e politiche, molti in Occidente preferiscono continuare a nascondere la testa sotto la sabbia, rifiutando di accettare la realtà.

Si prenda, ad esempio, il caso dell’ex presidente americano Jimmy Carter, che ora sta cercando di convincere i palestinesi a indire nuove elezioni. Il 2 maggio, Carter e i membri del cosiddetto “gruppo dei saggi” si sono incontrati a Ramallah con Abbas e lo hanno esortato a tenere elezioni politiche e presidenziali. Parlando ai giornalisti dopo l’incontro, Carter ha detto: “Speriamo che prima o poi ci saranno elezioni in tutto il territorio palestinese e a Gerusalemme Est, a Gaza e anche in Cisgiordania”.

L’ex premier norvegese, Gro Harlem Brundtland, un altro membro del “gruppo dei saggi” si è unita al coro di coloro che chiedono nuove elezioni palestinesi. Carter, la Brundtland e i loro amici del “gruppo dei saggi” in realtà invitano Abbas e Fatah al suicidio politico aprendo la strada a un’altra vittoria di Hamas. Ovviamente, i leader di questo gruppo non hanno sentito parlare dei risultati delle elezioni studentesche all’Università Bir Zeit. Né sono consapevoli del fatto che Hamas e gli altri gruppi islamici estremisti, come Hizb al-Tahrir (il Partito della liberazione) e la Jihad islamica palestinese, continuano a mantenere una forte presenza politica in Cisgiordania e anche in alcune zone di Gerusalemme Est.

Infatti, mentre si svolgeva l’incontro di Ramallah, le forze di sicurezza di Abbas hanno preso severi provvedimenti contro un gran numero di membri della Jihad islamica palestinese e Hamas in Cisgiordania, nel tentativo di indebolire i due gruppi. Ma ciò che è ancora più deludente, anche se pieno di buone intenzioni, è che Carter e il suo “gruppo di saggi” credono di poter agire da mediatori tra Hamas e Fatah. Durante l’incontro di Ramallah con Abbas essi hanno chiesto di dare attuazione all’accordo per formare un governo di unità nazionale, raggiunto tra Hamas e Fatah nell’aprile 2014. Tale accordo non è finora riuscito a materializzarsi a causa delle differenze esistenti tra Hamas e Fatah.

Abbas non sembra essere impaziente di attuarlo per paura che l’unità con Hamas porti a sanzioni internazionali e da parte di Israele contro l’Ap. Egli è anche ovviamente preoccupato del fatto che il movimento islamista possa utilizzare l’accordo per sbarazzarsi di lui e dell’Autorità palestinese. Inoltre, Abbas teme che l’intesa incoraggerebbe e legittimerebbe Hamas e lo aiuterebbe a sbarazzarsi della sua posizione sempre più isolata sia a livello locale sia a livello internazionale. Coloro che ora chiedono nuove elezioni e l’attuazione dell’accordo per formare un governo di unità nazionale, in realtà, spianano la strada a Hamas affinché esso estenda il suo controllo al di là della Striscia di Gaza.

Ma la cosa che disturba di più è il fatto che gente come Carter non consideri Hamas un’organizzazione terroristica, anche se l’Ap e certi paesi arabi come l’Egitto hanno dichiarato guerra al movimento islamista. In un’intervista all’emittente televisiva israeliana Channel 2, Carter, forse volendo credere a tutto ciò che è stato detto, ha dichiarato che il leader di Hamas, Khaled Mashaal, è un grande sostenitore del processo di pace. L’ex presidente americano ha continuato a sostenere che Mashaal accetta la soluzione dei due Stati ed è favorevole all’iniziativa di pace araba del 2002, che riconosce il diritto di Israele a esistere in cambio di un completo ritiro ai confini antecedenti al 1967.

La difesa di Hamas da parte di Carter arriva nel momento in cui il movimento islamista e i suoi leader continuano a parlare dei loro piani e dell’intento di distruggere Israele, mentre scavano nuove gallerie e ricostruiscono quelle che sono state demolite nella Striscia di Gaza da Israele, nella guerra scoppiata meno di un anno fa. Elezioni libere e democratiche sono l’ultima cosa di cui i palestinesi ora hanno bisogno. Queste elezioni servirebbero solo a preparare il terreno perché Hamas assuma il potere e faccia piombare la regione nel caos e nella violenza. Finché Fatah non sarà vista come un’alternativa migliore a Hamas, sarebbe troppo rischioso chiedere ai palestinesi di recarsi alle urne.

Invece di esercitare pressioni perché i palestinesi tengano nuove elezioni, i leader di tutto il mondo dovrebbero pretendere responsabilità e trasparenza da parte dell’Autorità palestinese. Essi dovrebbero anche sollecitare l’Ap a spianare la strada alla comparsa di nuovi leader e a sbarazzarsi di tutti i corrotti rappresentanti della vecchia guardia che sono al potere da decenni. E per finire, la comunità internazionale dovrebbe esortare l’Autorità palestinese a interrompere la sua campagna volta a delegittimare e isolare Israele e che spinge molti palestinesi nelle braccia aperte di Hamas e di altri gruppi radicali che affermano che se gli israeliani sono così terribili come si dice tanto vale unirsi al gruppo dedito a ucciderli anziché discutere di pace.

 

(*) Gatestone Institute

Traduzione a cura di Angelita La Spada

 


di Khaled Abu Toameh (*)