Contrattare gli Stati   Uniti d’Europa

L’euro, nato sotto false premesse, è per se stesso una falsa entità. E lo è, dato che a far data dalla seconda metà degli anni Novanta, in Europa, c’è stato un golpe che ha prodotto lo scempio sotto gli occhi di tutti, fatto delle migliaia di imprese fallite e chiuse, dei milioni di persone, soprattutto giovani, senza lavoro, e dei milioni di pensionati con assegni al limite della sopravvivenza. Il golpe ha coinvolto tutti gli Stati dell’Eurozona. Come? Di fatto sono state stravolte le regole del Trattato di Maastricht e lo si è fatto con meri Regolamenti, cioè con documenti di rango inferiore ai Trattati, che non avrebbero potuto cambiare quanto stabilito da un Trattato, perché questo ha valore costituzionale mentre i Regolamenti no. Le regole di Maastricht sono state infatti legittimate dai parlamenti nazionali e da referendum popolari e hanno previsto l’impegno per i paesi membri ad un rigore definito e voluto come “possibile”, non altro. Invece la Germania ha imposto all’Italia, che purtroppo non si è opposta, Regolamenti le cui conseguenze sono state, e sono tuttora, devastanti. Si è nei fatti sfregiata la democrazia e ogni regola democratica, nel silenzio generale.

Il Patto di stabilità e i successivi, peggiorativi, aggiustamenti, quali il Two pact, il Sixt pact e il Fiscal compact sono di fatto illegittimi. Il Patto di stabilità risale al 1997, cinque anni dal Trattato di Maastricht del 1992. È un Patto preso sotto forma di Regolamento del Consiglio europeo e con carattere essenzialmente preventivo, con un sistema di allarme fondato sulla sorveglianza dei bilanci dei paesi membri dell’Eurozona, e con effetti dissuasivi. La Germania, sapendo che procedere in quel momento storico ad un nuovo Trattato sarebbe stato politicamente difficile da far digerire a livello dei singoli Stati, ha proposto e fatto approvare due Regolamenti sotto forma di protocollo aggiuntivo al Trattato di Maastricht che non hanno richiesto la ratifica dei parlamenti nazionali. Specificamente, a fine anni Ottanta/inizio Novanta, il governo Andreotti era riuscito ad ottenere che i parametri del Trattato di Maastricht su deficit e debito venissero verificati con il criterio della tendenzialità e che in periodi di crisi particolarmente duri, come quello che si è vissuto e stiamo tuttora vivendo, gli stessi vincoli di bilancio sarebbero stati sospesi. Fu il ministro Guido Carli a spiegare al cancelliere Helmut Kohl che servisse gradualità nella riduzione del debito, altrimenti l’Italia non sarebbe entrata. La Francia era d’accordo ed aveva posto quale condizione per l’adesione all’euro che anche l’Italia ne facesse parte, perché temeva la svalutazione della nostra lira. Solo la Bundesbank era contraria a Maastricht.

Il primo accordo passò tra mille difficoltà ed entrò in vigore il 7 febbraio del 1992. Il mese dopo in Italia sarebbe scoppiata Tangentopoli e la politica sarebbe stata rasa al suolo dalle toghe rosse, e cambiata radicalmente. Andreotti e Carli uscirono di scena, le pressioni della Bundesbank ripresero fortissime. Kohl convinse Romano Prodi al governo di sinistra in Italia e Carlo Azeglio Ciampi alla presidenza a cambiare il criterio della tendenzialità e la sospensione. Ci riuscì, con l’aggravante che il cambiamento non avvenne, come avrebbe dovuto, attraverso un altro Trattato internazionale, ma si ricorse ad uno stratagemma: cioè alla approvazione di un Regolamento che non avesse avuto bisogno di passare né dal Parlamento né dal voto referendario. Precisamente fu il Regolamento n. 1466 del 1997, più conosciuto come Patto di stabilità, siglato negli anni di governo di Prodi, il quale oggi afferma di non ricordare di averlo firmato! Se non si risponde di niente, se cioè non si prevede che alla rappresentanza corrisponda la responsabilità politica effettiva (e pesante), si rimane legibus soluti, mentre i danni sono di tutti e per tutti, come oggi. In completo silenzio, il nuovo Patto e gli altri che l’hanno seguito, hanno sottratto agli Stati membri la piena autonomia nelle scelte di politica economica. Si è trattato di un vero e proprio colpo di Stato, anzi di Stati, quelli membri dell’Unione europea, le cui conseguenze sono gli effetti dell’austerity tedesca – distruttiva ed errata – che ammorba a tutt’oggi.

Come la mettiamo con il deficit democratico? Come mai non se n’è fatta parola? Il premio Nobel Franco Modigliani quando venne a conoscenza del Patto (di stupidità) ha esclamato: “Questi sono pazzi!”. Un altro Nobel, Joseph Stiglitz, ha affermato che nell’idea che sta dietro al Fiscal compact per la quale i problemi si risolvono se i Paesi mantengono un basso rapporto tra deficit e debito pubblico e Pil, “non c'è nulla nella teoria economica che offra un sostegno ai criteri di convergenza”. James K. Galbraith, economista statunitense membro dello staff del Congresso in qualità di direttore esecutivo del Joint Economic Committee, ha sostenuto che l’Europa stessa ha violato e viola la legislazione comunitaria, specificando che l’euro “non è la moneta auspicata dai Trattati”.

Sarebbe oggi necessario riconfigurare velocemente l’euro, a questo punto rimodulandolo e riallineandolo al Trattato di Maastricht. La Grecia, come si è visto, pur avendo la situazione tragica e disperata per poterlo fare, non l’ha fatto. Dovrebbe proporlo l’Italia, la Spagna, e il Portogallo, seguiti, a “giro” e per disperazione nazionale da miseria, dalla Francia.

Bisogna essere forti e avere coraggio. Servirebbbero leader statisti, non ladri di governi non eletti di sinistra, come è dal 2011 in Italia. Ricontrattare è oggi necessario tanto quanto sgradevole è sentire e constatare la verità delle cose che ci circondano. Bisogna, con forza e coraggio, procedere ad attuare un siffatto progetto. L’Europa, o meglio gli Stati Uniti politici d’Europa, non aspettano, presto svaniranno da ogni possibile raggio d’azione.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:01