Stop all’Europa antidemocratica tedesca

martedì 23 giugno 2015


Sanzioni alla Russia, crisi Ucraina e adesso pressione sulla Svezia per l’entrata nella Nato, cui la Russia ha già minacciato, in risposta, che “se la Svezia entrerà nella Nato, saremo costretti a puntarle i nostri missili contro”.

“Grazie” agli errori insensati e paradossali, a dir poco demenziali, di politica internazionale di Barack Obama e di questa Europa targata Merkel/Juncker/Lagarde, la Russia si è accaparrata la commessa dell’armamento atomico dell’Arabia Saudita, storica alleata degli Stati Uniti, in risposta alla trattativa intrattenuta dagli Usa con l’Iran sul nucleare, che consentirà a quest’ultimo di dotarsi della bomba atomica. Non solo, la strategia nefasta di Obama sta avvicinando pericolosamente la Russia alla Cina, che a sua volta sta attuando una politica aggressiva versi i paesi asiatici, e anche nei confronti dell’Europa, considerata la sponda che Putin ha recentemente offerto alla Grecia per toglierla dall’isolamento europeo e l’accordo siglato con la Grecia stessa per il passaggio del gasdotto Turkish Stream che condiziona l’approvvigionamento di gas dell’Ucraina e dell’Est Europa, oltre a garantire alla bisogna il voto greco pro Russia all’interno della Unione europea stessa.

La Russia è e rimane utile all’Europa, e non solo in funzione di antiterrorismo islamico, ma questa Europa fa e ha fatto di tutto, sotto Obama e la Merkel (e, per l’Italia, Napolitano, Monti, Letta e Renzi) per farla trionfare a vantaggio di altri e altrove. Lo scenario è tale che la Grecia verrà salvata. La Germania pensava di “salvare” la Grecia distruggendola, per ora si dovrà accontentare, costretta, di un accordo semidefinitivo, una sorta di accordo interlocutorio che consentirà di portare avanti poi le trattative tecniche. All’Europa sarà rifilato una sorta di accordo provvisorio in cui sia Tsipras che la Merkel, e non si sa a quale titolo per tutta l’Europa, si diranno “soddisfatti”. Ci racconteranno che la Grecia avrà rinunciato alla pretesa di cancellare gran parte del suo debito e accettato di allungarne, come richiesto dai creditori, la scadenza per ridurne gli interessi corrisposti annualmente. Si tratterà cioè di un enorme piacere alla Grecia – l’Italia vanta verso la Grecia un credito di 40 miliardi – stante poi il fatto che, nella realtà, il debito non verrà mai ripagato per intero e che l’inciucio a livello politico, in questa Europa che politica non è, sarà totale. Si procederà presto a fornire la Grecia di aiuti per circa 7,5 miliardi in cambio della volontà manifesta a voler fare riforme, anche per ripagare il debito verso il Fondo monetario internazionale, in scadenza già al primo luglio 2015.

L’Italia, ovvero il terzo contributore dell’Ue con 61 miliardi circa di nostri soldi dati all’Europa, avrebbe oggi tutto l’interesse a porre la questione e intavolare rapporti e negoziati per fare presente che, stante il temporaneo compromesso tra Grecia e Unione che non darà il colpo di grazia alla nostra sparuta crescita dovuta totalmente al contributo della Bce, il problema è complessivo e che l’Unione tutta, e non la Germania per l’Unione, non può continuare a correre dietro alle crisi e scetticismi vari dei diversi Paesi ma che sarebbe opportuno rivedere e ricontrattare i Trattati e, conseguentemente, rimodulare l’Euro. Si ricordi che in Italia, pur avendo ottenuto 94 miliardi di finanziamenti dalla Banca centrale europea, le banche hanno prestato sempre meno soldi alle imprese, i prestiti sono calati di 13 miliardi; i soldi non sono riusciti cioè a passare dalle banche alle imprese, e al momento si stanno attendendo gli effetti dell’operazione di Quantitative easing con cui, da marzo 2015, la Bce sta acquistando titoli pubblici e privati per circa 60 miliardi di euro al mese. Complessivamente la Banca centrale erogherà sino a settembre del 2016 più di mille miliardi di euro, di cui 150 miliardi di euro circa interessano l’Italia, per dare liquidità al nostro sistema economico che negli ultimi tre anni ha subìto la contrazione nell’erogazione del credito del 9,2 per cento, che, in valore assoluto, corrisponde ad una riduzione dei prestiti pari a quasi 91 miliardi di euro. Essere un Paese un po’ meno esposto, con più investimenti in titoli di Stato – l’acquisto di Bot, Cct e Btp ha consentito alle banche italiane di aumentare il proprio livello di patrimonializzazione come richiesto dagli accordi di Basilea – ha comportato finora molti meno impieghi all’economia reale e moltissime imprese italiane chiuse.

L’Italia è stata di fatto commissariata già nel 2011, quando con lettera europea è stato diffidato e mandato a casa l’allora governo eletto di centrodestra Berlusconi e sono stati imposti ben tre governi non eletti di sinistra su concerto Merkel/Napolitano. L’Italia, fatto tesoro del recente passato antidemocratico, deve oggi smettere di appiattirsi sulle posizioni errate dell’Europa a trazione tedesca e, cominciando da elezioni democratiche all’interno del nostro Paese, intessere una strategia utile nell’Unione europea, e conseguentemente nel mondo politico ed economico globale. Si comincia dalle elezioni democratiche nel Paese, e si prosegue con il fare valere una voce intelligente, costruttiva e protagonista in Europa, così come è stato al momento della sua stessa fondazione e creazione.


di Francesca Romana Fantetti