Da Cameron parole di verità sull’Islam

Nell’attualità della politica internazionale si registra un intervento importante. E non è il discorso di Renzi pronunciato davanti alla Knesset a Gerusalemme. Ci riferiamo alle considerazioni di David Cameron sull’estremismo islamico. Per il premier britannico il fenomeno ha una radice culturale. Perché lo si neutralizzi esso può essere combattuto soltanto con la forza delle idee.

Si tratta, per Cameron, di contrastare un’ideologia velenosa che dimostra il fallimento delle politiche d’integrazione. Il punto sul quale egli insiste è decisivo: negare qualsiasi connessione tra la religione islamica e gli estremisti non funziona. Il premier inglese affonda il dito nella piaga che ha vulnerato l’ultima fase di sviluppo della nostra civiltà. Si era così presi a fare dell’ambiente europeo il paradiso in terra, sorgente e insieme bacino dei diritti dell’Uomo, che non ci si è accorti della falla aperta nel sistema degli equilibri intracomunitari dalle aspirazioni egemoniche delle culture allogene di nuovo impianto in un’Europa interessata da imponenti fenomeni immigratori.

Invece che reagire proteggendo le culture originarie della tradizione europea le nostre classe dirigenti si sono affannate, a tutti i livelli, a destrutturare l’identità autoctona in nome di una interazione, che non c’è mai stata, con una religione/ideologia, l’Islam, a elevato potenziale di conflittualità. E la società occidentale, per autoassolversi dal peccato originale dell’accettazione dell’altro in funzione della negazione di sé, si è presa la briga di praticare arbitrariamente la differenza tra un supposto Islam moderato disponibile al dialogo rispetto a una versione radicale e integralista della medesima religione.

In questo modo i credenti nel Corano sono stati esonerati dalla responsabilità di dichiarare loro, e non altri in vece loro, l’inconciliabilità tra le due possibili declinazioni del messaggio islamico. È stato supposto, perché era conveniente crederlo, che quella abissale separazione esistesse. E come quei tali mariti innamorati si è preferito chiudere gli occhi piuttosto che guardare in faccia la realtà. Il problema è che la religione islamica è costruita su una presunzione egemonica dalla quale è difficile prescindere.

Quel che deve fare il credente nel Dio unico e misericordioso, come deve orientare i comportamenti della sua quotidianità per essere in linea con il dettato della legge divina, è scritto nel Libro sacro. E la norma, che è etica ma tende a trasformarsi in giuridica dove le condizioni storiche e politiche di una comunità territoriale lo consentano, prevede soltanto un’alternativa: o la si rispetta alla lettera o la si viola.

Il fatto che l’Islam non si sia evoluto utilizzando modelli interpretativi in linea con il divenire della storia resta la principale causa del silenzio del suo universo moderato di fronte alle malefatte delle correnti estremiste del Jihad. Ora, David Cameron vuole sfidare la maggioranza silenziosa musulmana sul terreno della revisione ideologica del contenuto precettivo della religione islamica. Vi è un sottile filo logico che lega il discorso del presidente egiziano Al Sisi, tenuto lo scorso 28 dicembre all'università Al-Azhar del Cairo, a quello di Cameron a Birmingham.

Per entrambi il problema dell’estremismo islamico è tutto in un semplice quesito: può un corpo di idee e di testi santificati da un’ideologia essere fonte di preoccupazione, pericolo, morte e distruzione per il mondo intero? Dalla capacità che le massime autorità religiose musulmane avranno di “illuminare” una visione di un Islam realmente armonico e non più conflittuale con le altre fedi religiose dipenderà il futuro non dei soli credenti in Allah e nel suo profeta, ma dell’intera umanità.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:10