Pazzi siete voi!

Sbaglierò sicuramento io. La risposta a tutti i mali è nella chiave di Rouhani: la soluzione del terrorismo e dell’integralismo; la felicità, soprattutto quella occidentale, è nelle mani di Rouhani, e nel suo regime teocratico “buono” al potere in Iran; ecco perché è osannato. Sarò io, iraniano, a non capire, cosa vuoi che siano 1000 impiccagioni all’anno. E poi lo fanno lontano da noi, in Iran. “Se abolissimo la pena di morte renderemmo più facile portare la droga fin nei Paesi europei e questo sarebbe grave per voi”, dice il buon Rouhani, ai giornalisti che in una amichevole chiacchierata gli chiedevano della sua promessa di un poco di più di democrazia e libertà di espressione; solo un poco di più! Chiedono, gentilmente, più libertà al regime liberticida per antonomasia, chiedono più democrazia al regime più reazionario. Del fenomeno dell’integralismo, sfociato in terrorismo, cieco e feroce, tutti hanno una responsabilità, ma non il regime islamico di Teheran, che l’ha inventato e fatto diventare potere di Stato.

L’integralismo islamico non è forse nato quando la rivoluzione democratica iraniana, 1978-79, è stata deviata da Khomeini e Carter in islamica? Non è forse il matrimonio tra Khamenei e Obama a destabilizzare la Siria e l’Iraq, dove regna l’Isis? Il mio è un brutto sogno, forse; la barba del giornalista del più grande quotidiano economico in Italia che osanna l’Iran, soprattutto i contratti iraniani, appare in simbiosi, o è solo affinità elettiva, con il regime dei barbuti al potere in Iran? Non è forse la dottrina di Khomeini, rivitalizzata da Khamenei, quella di un “Islam” che afferma di non riconosce alcun confine nazionale e che impone la sharia su tutto il globo. Non è stato il terrorismo di stampo iraniano che ha insanguinato Parigi, Berlino, Roma, Istanbul, Buenos Aires, Khobar, Beirut per non parlare di Iraq e Siria, e delle 120mila esecuzioni di dissidenti politici in Iran? Hassan Rouhani non è forse tra i devoti della primissima ora di Khomeini e suo tenace servitore, uomo dell’apparato di sicurezza e di tutte le stagioni del regime?

No, quella foto del ministro degli esteri che inchinato si prostra di fronte a Rouhani non è il ministro degli Esteri di un grande paese, l’Italia, ma un suo sosia. Tutte queste rappresentanti delle istituzioni occidentali, con il velo in testa, in fila alla corte dei mullà sono solo il frutto delle mie allucinazioni. Tutti questi esperti, di tutti i colori e nazionalità, che brulicano nei mass media, con l’unica qualità di ripetere luoghi comuni e dar sfogo alla loro fantasia, sono soltanto nei miei sogni. Sì, deve essere solo un incubo, non può essere vero. La Rai, i grandi giornali di tutti gli schieramenti che vedono il male dovunque ma non nel Padrino dell’integralismo islamico, è solo un brutto sogno. La Rai ruba le immagini della manifestazione della Resistenza iraniana, il 14 novembre in piazza del popolo a Roma, non dice chi sono; applica un religioso silenzio sull’esistenza degli oppositori alla dittatura teocratica in Iran. Possiamo dunque dire che la situazione è tragica, ma non seria?

Duemila impiccati durante la presidenza di Rouhani è un segno di moderazione; lo sanno molto bene i giornalisti che, in ginocchio, hanno intervistato Rouhani a Teheran. Glielo ha detto proprio il presidente Hassan Rouhani, quindi è vero. Che vuoi che sia sfregiare i volti delle donne, che oltre ad essere donne sono pure belle, impiccare i minorenni, amputare gli arti. Onestamente di fronte alle committenze miliardarie sono questi i problemi da porre? Chiedetelo all’ambasciatore italiano a Teheran che afferma: “L’Iran è il pilastro della stabilità della regione”, e che chiama Khamenei “saggia linea guida”. Se così è dovremmo invitare Rouhani in Italia su un tappeto rosso e pregarlo di guidare il governo e il partito di governo; impressiona tutta questa affinità e sinergia! Giacché ci siamo, chiediamogli se vuole farsi accompagnare da Abutalebi, suo attuale consigliere politico dal curriculum eloquente: un ideologo del terrorismo internazionale, coinvolto nel 1979 nell’occupazione e nelle presa di ostaggi dell’ambasciata americana di Teheran e nel 1993 nella pianificazione dell’uccisione dell’esponente della Resistenza iraniana a Roma.

Gli Usa gli hanno rifiutato l’ingresso sul suolo americano come ambasciatore del regime iraniano all’Onu, ma chi se ne importa. A proposto degli attentati di Parigi, Abutalebi li ha definiti “inevitabili risultati delle misure arbitrarie dell’Occidente per il supporto al terrorismo”. Si lamenta dell’Occidente perché non ha voluto sentire i suggerimenti del suo regime. Diamogli allora la guida dell’anti terrorismo; evidentemente se ne intendono. Intavoliamo con il regime teocratico una trattativa di Stato. Invitiamo anche Pur Mohammadi, ministro della Giustizia del regime, ha solo 30mila impiccati sulla coscienza, che vuoi che sia.

Importante che la Camera di commercio sorrida; viva il dio denaro! Mentre i musulmani sono tutto orecchi ad ascoltare i vari politici italiani che gli impartiscono la lezione, non si capisce però come mai loro, i maestri, corrano spediti alla corte del padrino dell’integralismo, lo stato teocratico dell’Iran, a prendere lezioni. La confusione degli occidentali sull’ interpretazione dell’integralismo islamico ha eretto un muro sempre più alto tra i popoli, salvo poi passarci sotto per arrivare ai propri interessi commerciali alla corte dei dittatori. I governi occidentali sognano che il regime teocratico dell’Iran, che non rinuncia ad espandere nella Regione la sua influenza integralista, offra loro un integralismo “buono” per contrapporlo a quello cattivo dell’Isis. Si cerca, confusamente, di curare il cancro con le aspirine, lasciando il corpo malato in balia dell’indifferenza.

Piangiamo i poveri morti di Parigi, gli oltre cinquemila bambini uccisi in Siria nel 2015. Usciamo dalla trappola delle categorie religiose. Usciamo dalla pornografia del chiacchiericcio mediatico. Affrontiamo i crimini per quello che sono.

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 17:08