La priorità balcanica e lo stato di Diritto

L’Unione europea sembra sgretolarsi sotto i nostri occhi. Stato emergenziale, securitario e crisi dei migranti mettono in ginocchio i diritti fondamentali acquisti delle convenzioni internazionali. A decenni dalla caduta del Muro di Berlino in Europa si innalzano nuovi muri per fermare rifigurati e migranti. La comprensione della crisi umanitaria in corso nei Balcani aiuta a comprendere lo sfaldamento dello stato di Diritto che investe l’Europa tutta. Le guerre in Africa e Medio Oriente stanno spingendo verso l’Europa centinaia di migliaia di rifugiati, che chiedono asilo rifacendosi ai trattati internazionali. Come ben descritto dall’Osservatorio Balcani e Caucaso, la rotta balcanica cha a partire dalla Turchia attraversa Grecia, Macedonia, Bulgaria, Serbia e Slovenia è in questo momento storico il percorso più utilizzato da migranti e rifugiati diretti verso la Germania e i Paesi del Nord Europa. Il conflitto siriano ha portato la Turchia a divenire, nel 2014, il principale paese di accoglienza. Nel corso del 2015, la situazione è mutata. Un crescente numero di siriani ha preso la rotta balcanica per raggiungere l’Europa del Nord.

Il governo della Macedonia chiudeva per qualche giorno le proprie frontiere con la Grecia. Tra Serbia e Croazia si è scatenata una breve guerra commerciale attraverso la chiusura reciproca dei propri passaggi merci. In Slovenia e Croazia riemergono problematiche di confine, dopo il dispiegamento di una barriera di filo spinato da parte delle autorità slovene. Grazie all’apertura, dell’estate 2015, fatta dalla Cancelliera tedesca Angela Merkel, i governi del Sud Est Europa hanno iniziato a gestire direttamente il transito verso Nord. In seguito all’aggravarsi della crisi umanitaria, i Balcani sono ritornati al centro dell’attenzione delle politiche dell’Unione europea. Lungo la rotta balcanica, migliaia di volontari provenienti da diversi paesi aiutano le persone in fuga, in particolare le categorie più vulnerabili o chi non gode della protezione delle organizzazioni per la tutela dei diritti umani. Il dinamismo e i pericoli provenienti dal mondo balcanico ci ricordano che i paesi occidentali devono contribuire all’integrazione dei paesi balcanici nello sviluppo delle politiche comuni di asilo e migrazione.

L’Europa ha il doveroso compito di lavorare alla creazione di un vero continente transnazionale che faccia sua una proposta di politica europea di migrazione e asilo attraverso un ampio lavoro di informazione e sensibilizzazione internazionale che impedisca alle classi politiche europee di prendere irresponsabili derive securitarie in nome di una lotta al terrorismo, che comunque continua a non essere oggetto di una comune politica europea. Il rischio è quello denunciato dal filosofo italiano Giorgio Agamben (e prima ancora dal Partito Radicale e da Marco Pannella che hanno fatto dello stato di Diritto una battaglia politica all'Onu) sulla stampa francese: rafforzare la struttura dello stato d’eccezione permanente conducendo lentamente al neo-totalitarismo. Provvedimenti quali quelli presi in Francia, dalla interruzione della libera circolazione al coprifuoco o il permesso accordato alle forze di polizia di poter procedere alle perquisizioni domiciliari senza autorizzazione da parte della magistratura, spogliano di ogni speranza la centralità di un’azione politica europea che sia rispettosa dei diritti umani, impedendo di affrontare seriamente il problema dei profughi, dei rifugiati e la lotta al terrorismo.

(*) Componente del Consiglio direttivo di “Nessuno tocchi Caino”, membro della Lega Italiana dei Diritti dell’Uomo (Lidu Onlus) e del Comitato Italiano Helsinki per i diritti umani

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 18:58