Onu, Assange e  diritto alla conoscenza

Il processo in corso di “democrazia reale”, denunciato da Marco Pannella e dai Radicali, di continua violazione dei trattati e delle convenzioni internazionali sui diritti umani e le libertà fondamentali, sembra trovare ulteriore conferma con le ultime vicende riguardanti il fondatore di WikiLeaks, Julian Assange. Il Gruppo di lavoro sulla detenzione arbitraria delle Nazioni Unite, istituito nel 1991, ha dichiarato che la condizione in cui si trova Assange è quella di “ingiusta detenzione”. La Gran Bretagna e la Svezia hanno respinto l’arbitrato Onu sulla detenzione di Julian Assange, attualmente rifugiato da oltre tre anni presso l’ambasciata dell’Ecuador a Londra per sfuggire all’arresto.

“Tale vicenda non cambia nulla - hanno dichiarato le autorità di Londra in un comunicato - Noi respingiamo ogni accusa secondo la quale Julian Assange sarebbe vittima di una detenzione arbitraria. La Gran Bretagna ha già chiarito all’Onu che contesterà formalmente l’opinione del gruppo di lavoro”.

Anche le autorità svedesi intervengono in merito dichiarando che la scelta di rifugiarsi in ambasciata è stata una scelta volontaria del fondatore di WikiLeaks e che può in qualsiasi momento lasciare l’edificio. Scotland Yard ha ribadito che, se dovesse lasciare l’edifico dell’ambasciata, sarà “obbligata ad arrestarlo” perché è Assange ad essersi sottratto all’arresto legale, su mandato di cattura svedese, per una duplice accusa di stupro, di cui una caduta in prescrizione. Il fondatore di WikiLeaks - ricorda la nota dell’Onu - è stato detenuto in carcere e poi agli arresti domiciliari e si quindi rifugiato presso l’ambasciata dell’Ecuador a Londra nel 2012 dopo aver perso il suo appello presso la Corte Suprema del Regno Unito contro la sua estradizione in Svezia, dove è stata avviata un’inchiesta giudiziaria contro di lui relativa a denunce di abusi sessuale da parte di due donne. Tuttavia, non è stato formalmente accusato di nessun reato.

Il caso di Assange è estremamente delicato poiché rappresenta emblematicamente il deteriorarsi delle garanzie di diritto nell’Occidente, teoricamente liberale e democratico. Gli stati nazionali contestano esplicitamente le decisioni delle corti e giurisdizioni transnazionali violando i patti e le convenzioni che comunque hanno ratificato. Un processo che vede il prevalere della ragion di stato sullo stato di diritto attraverso la violazione dei diritti umani fondamentali universali. Ciò che è riuscito a far emergere Assange e la “strumentazione” utilizzata dagli “hacker” di WikiLeaks dimostrano che la “società a rete”, decritta dal sociologo Manuel Castells come “capitalismo informazionale”, fa della conoscenza un elemento fondante di costruzione dello Stato di diritto e della liberal-democrazia. Ancora di più, e con accanto Assange, si tratta di formalizzare attraverso una convenzione Onu un nuovo diritto umano e civile: il diritto alla conoscenza.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:02