“Crisi rifugiati” in Ue: risposta incoerente

Un dibattito arduo interessa l’odierna Unione europea: chi paga la crisi nella gestione dei flussi migratori in Europa e con quali soldi? L’Ue aveva promesso alla Turchia 3 miliardi di euro a fine novembre 2015 in cambio di un maggiore impegno da parte di Ankara nel limitare i flussi migratori che dalle coste turche partono verso la Grecia, porta di accesso della “rotta dei Balcani”. A metà gennaio la presunta ripartizione prevedeva: 2 miliardi di euro provenienti dai budget dei singoli Stati membri e un miliardo direttamente dal budget dell’Ue.

Il viaggio del premier Matteo Renzi a Berlino venerdì 29 gennaio, non è stato decisivo per quanto riguarda le promesse alla Turchia e la definizione nel dettaglio del relativo strumento finanziario. Il Cancelliere Angela Merkel ha nuovamente promesso alla Turchia il supporto economico e Renzi ha dichiarato: “Siamo volenterosi di fare la nostra parte. Non abbiamo nessun problema né con la Turchia né con la Germania. Sul finanziamento dell’Italia da sempre siamo disponibili. Stiamo aspettando che le istituzioni Ue ci diano alcune risposte su alcuni quesiti formulati per le vie brevi sul modo di intendere e concepire questo contributo” (leggere l’articolo di Federica Seneghini: “Merkel: «Urge accordo sulla Turchia. Renzi: «Ma l’Ue risponda sui fondi»”, pubblicato il 29/01/2016 sul Corriere della Sera).

Le difficoltà incontrate dagli Stati membri nel mettersi d’accordo su una somma molto diversa rispetto a quella prevista qualche anno fa per il salvataggio della Grecia, evidenzia una grave carenza di solidarietà sul tema definito “crisi migratoria”. Gli Stati Ue si mostrano recalcitranti di fronte a un esborso collettivo per un fardello che interessa in modo particolare e nell’immediato solo alcuni Paesi: la Grecia e in misura inferiore l’Italia, in qualità di Paesi di primo approdo e, la Germania e la Svezia in qualità di Paesi in cui i migranti vogliono depositare le loro domande di asilo.

Difficile risulta quantificare in modo preciso il costo della “crisi migratoria” per i singoli Stati membri. Il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schäuble, in un’intervista rilasciata al quotidiano Süddeutsche Zeitung, ha dichiarato: “Noi dobbiamo pensare oltre. Con i tre miliardi di euro, non facciamo altro che presentare una parte della soluzione”. Schäuble suggerisce l’istituzione di un prelievo “rifugiati” posto sul consumo dei carburanti. Se i budget nazionali o quello europeo sono insufficienti, il ministro delle Finanze tedesco propone una tassa, di un certo livello, per ogni litro di benzina. Questa proposta è indirizzata direttamente all’opinione pubblica del suo Paese. La Germania ha già accolto molti dei migranti giunti in Europa nel 2015 (circa 1.1 milione), destinando considerevoli importi a tale questione. La prima economia dell’eurozona, ha generato un cospicuo surplus nel 2015, che sarà interamente dedicato all’ accoglienza dei migranti. Ciò nonostante, Berlino non può continuare a mantenere questo ritmo. Schäuble, ponendo la questione del budget europeo, auspicherebbe a sostituire con quest’ultimo quello del suo Paese, permettendo una più equa ripartizione dell’onere. Tuttavia il budget europeo non è sufficientemente flessibile, occorrerebbe modificare l’assegnazione dei fondi e aggiungere delle risorse supplementari (da qui la proposta dell’imposta sulla benzina).

I 162 miliardi di euro del budget Ue non sono allestiti per rispondere a un bisogno urgente di finanziamento. Il budget dell’Ue, alimentato dai contributi degli Stati membri, è negoziato su base pluriennale. I budget annuali inoltre sono intaccati dalla Pac - Politica agricola comune - (62 miliardi di euro per il 2015) e dai Fondi di coesione sociale e territoriale (61 miliardi di euro). La parte destinata al sostegno dei migranti e all’aiuto allo sviluppo, ammonta solo 2 miliardi di euro all’anno.

Grazie a intense negoziazioni tra la Commissione, il Consiglio (gli Stati membri) e il Parlamento europeo, l’ammontare per il tema “migrazione, sviluppo” è stato elevato a 4 miliardi di euro per il 2016, una cifra tuttavia ancora insufficiente per l’implementazione di una soluzione efficace. Nonostante la Commissione abbia previsto una “clausola di riesame” del quadro 2014-2020, una revisione completa degli importi appare poco probabile, almeno nel breve periodo, non essendo di interesse per la maggior parte degli Stati membri. Le negoziazioni in corso, atte a evitare un “no” al referendum britannico sull’adesione del Regno Unito all’Ue, contribuiscono a ingessare ulteriormente il dibattito sul budget. La proposta di una tassa sui migranti appare nel breve periodo politicamente non-vendibile a causa dell’indurimento dell’opinione pubblica europea a riguardo. Anche per questo, molte delle questioni riguardanti il finanziamento per la gestione dei flussi migratori restano ancora insolute.

(*) Esperto di politiche europee per l’inclusione presso l’Osservatorio del Miur per l’integrazione degli alunni stranieri

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 18:59