Spagna:l’insegnamento   dell’Islam nelle scuole

Il governo spagnolo ha pubblicato delle nuove line guida per l’insegnamento dell’Islam nelle scuole pubbliche dell’infanzia, primarie e secondarie. Le linee guida vengono pubblicizzate come un modo per evitare che i bambini e gli adolescenti musulmani siano trascinati nel terrorismo, esponendoli ad un’interpretazione “moderata” dell’Islam. Tuttavia, a un esame più attento, queste linee guida - elaborate dalla Commissione islamica della Spagna e approvate della ministero dell’Educazione - sono volte a fomentare il fervore religioso e promuovere l’identità islamica tra i giovani musulmani in Spagna.

Il nuovo piano, che è il più ambizioso progetto di questo tipo di tutta l’Europa, equivale a un programma approvato dal governo per creare un corso di studio completo d’insegnamento islamico nelle scuole pubbliche del Paese, in un momento in cui i simboli religiosi cristiani vengono sistematicamente rimossi dalle scuole pubbliche spagnole dai guardiani ufficiali della laicità. Anche se i contribuenti spagnoli dovranno pagare le spese dell’educazione religiosa di 300mila studenti musulmani di età compresa tra i 3 e i 18 anni, non è chiaro se le autorità spagnole vigileranno sull’insegnamento dell’Islam nelle scuole pubbliche. Il governo ha accettato di consentire alle organizzazioni musulmane locali di abbozzare i programmi, scegliere i libri di testo e stabilire perfino chi terrà le lezioni.

Il ministero dell’Educazione spagnolo ha pubblicato le linee guida nella Gazzetta Ufficiale (Boletín Oficial del Estado) il 18 marzo scorso. Le linee guida, che prevedono l’insegnamento di ogni aspetto della dottrina islamica, della cultura e della storia, sono intervallate dalla terminologia “politicamente corretta” - i documenti sono pieni di parole chiave come convivenza, diversità, uguaglianza, diritti umani, inserimento, integrazione, educazione interculturale, dialogo interreligioso, moderazione, pluralismo, libertà religiosa, rispetto e tolleranza - ma l’obiettivo principale è chiaro: inculcare ai giovani una visione islamica del mondo.

Secondo le linee guida, i bambini in età prescolare (3-6 anni) devono imparare la professione di fede islamica, la Shahada, che asserisce che “non c’è altro Dio fuorché Allah e Maometto è il suo messaggero”. La Shahada è l’entrata nell’Islam: una persona diventa musulmana ripetendo la Shahada tre volte di fronte a un testimone. La parte 6 mira a instillare “interesse per i testi religiosi e culturali islamici”, suscitare “curiosità per il Corano nella lingua scritta e orale”, e imparare “brani a memoria, storie e descrizioni islamiche”. I bambini devono sviluppare una “attitudine all’ascolto dei testi coranici e profetici” e memorizzare “brevi hadith (detti e fatti attribuiti a Maometto) e le storie del Corano”. Essi vengono anche incoraggiati a “emulare attraverso diverse forme di espressione, i valori osservati da Maometto”. Nella scuola primaria (6-12 anni), le linee guida esigono che i bambini “riconoscano Maometto come l’ultimo profeta inviato da Allah e lo accettino come il più importante”. Gli alunni devono “recitare la Shahada in perfetto arabo e spagnolo” e “riconoscere che il Corano è una guida per tutta l’umanità”. I bambini devono “conoscere certi arabismi nella lingua spagnola e apprezzare i contributi linguistici offerti dall’Islam alla storia della Spagna, usando il linguaggio verbale per comunicare emozioni e sentimenti”. Gli alunni della scuola primaria devono “conoscere gli esempi di convivenza di Maometto con i non musulmani”, anche se non vi è alcuna indicazione che agli alunni musulmani verrà detto che 900 ebrei della tribù medinese dei Banu Qurayza furono decapitati nel 627 d.C. su ordine di Maometto.

Gli alunni dovranno anche “capire che l’Islam è una religione di pace – pace interna o spirituale e pace comunitaria e sociale. Il profeta ci insegna a vivere in pace, l’Islam promuove soluzioni per risolvere i conflitti e la disuguaglianza sociale”. Inoltre, le linee guida prevedono che gli alunni della scuola primaria arrivino a “comprendere e spiegare l’esistenza delle altre rivelazioni monoteistiche di Allah: il Giudaismo e il Cristianesimo. Tuttavia, non è chiaro se i bambini impareranno i tre esempi riportati nel Corano (Sura 5,60 2,65; e 7,166) in cui Allah trasforma gli ebrei in scimmie e/o maiali e gli ebrei vengono definiti “scimmie reiette”. Nelle scuole secondarie (frequentate da ragazzi tra i 12 e i 18 anni), le linee guida richiedono agli studenti di “conoscere, analizzare e spiegare l’atteggiamento emotivo di Maometto di fronte alle offese personali, valorizzando la risoluzione dei conflitti”. Non è chiaro se gli studenti impareranno la Sura 5,33 e quella 33,57-61, che invocano maledizioni contro chi “offende Allah e il Suo Messaggero”. La parte 4 esorta gli studenti a valutare “la trasversalità presente nel Corano e gli hadith riguardo alle relazioni sociali”. Tuttavia, non viene detto se ai ragazzi verrà insegnato che il Corano e gli hadith richiedono che i sudditi non musulmani (dhimmi) che abitano nelle terre musulmane paghino una tassa di protezione, nota come jizya.

In un paragrafo sul “modello islamico di economia e giurisprudenza”, agli studenti viene chiesto di individuare soluzioni islamiche ai problemi mondiali. Viene anche loro chiesto di “analizzare e spiegare i benefici dei prestiti senza interessi” (ossia la finanza della Sharia). Nella parte 8, ai ragazzi viene chiesto di “analizzare le fasi della creazione e della diffusione della giurisprudenza islamica (legge della Sharia) durante lo splendore di al-Andalus”. Al-Andalus è il nome arabo dato a quelle parti della Spagna, del Portogallo e della Francia che furono occupate dai conquistatori musulmani (noti anche come Mori) dal 711 al 1492. Lo Stato islamico (Isis) ha più volte promesso di “liberare” al-Andalus dai non musulmani e farlo diventare parte del suo nuovo califfato islamico. Le linee guida incoraggiano gli studenti a usare Internet per saperne di più sull’Islam, anche se Internet sta giocando un ruolo sempre più importante nella radicalizzazione dei giovani musulmani.

La base giuridica per l’insegnamento dell’Islam nelle scuole pubbliche spagnole può essere rinvenuta nell’articolo 27.3 della Costituzione spagnola del 1978, che stabilisce che, anche se la Spagna non è confessionale (il che significa che non riconosce una religione di Stato), “lo Stato garantisce ai genitori il diritto di far avere ai figli una formazione religiosa e morale conforme alle loro convinzioni”. I musulmani (e i cattolici romani) hanno capito da tempo che questo significa che i figli hanno diritto a ottenere un’educazione religiosa nelle scuole pubbliche.

Il 10 novembre 1992, il governo socialista di Felipe González - cercando di porre fine al monopolio della Chiesa cattolica romana sull’istruzione spagnola - negoziò un “Accordo di cooperazione tra il governo spagnolo e la Commissione islamica della Spagna” (Comisión Islámica de España, Cie). Tale accordo, codificato nella Legge 26/1992, riconosceva l’Islam come religione di minoranza in Spagna e garantiva che “gli studenti musulmani (...) ricevono un’educazione religiosa islamica nelle scuole pubbliche”.

Il 10 novembre 1992, il governo spagnolo approvò anche “l’Accordo di cooperazione tra il governo spagnolo e la Federazione delle Entità religiose evangeliche di Spagna”. Questo accordo fu codificato nella Legge 24/1992. Nel giugno 1993, il governo spagnolo pubblicò le linee guida per l’insegnamento dell’evangelismo nelle scuole pubbliche.

Negli ultimi anni, i leader musulmani spagnoli si sono lamentati del fatto che il governo spagnolo non è riuscito ad attuare l’accordo del 1992. Secondo la Cie, il 90 per cento degli studenti musulmani spagnoli non ha accesso agli studi islamici nelle scuole pubbliche. Le nuove linee guida sembrano indicare l’impegno dell’attuale governo di tener fede alle promesse fatte dai precedenti governi. Queste linee guida sono state elaborate dal presidente della Cie, Riaÿ Tatary (nella foto), un siriano che vive in Spagna da più di 45 anni. Tatary, medico e imam della Moschea Abu-Bakr, la seconda più grande di Madrid, è spesso raffigurato come l’epitome dell’integrazione musulmana e della moderazione. Tatary è il principale interlocutore tra la comunità musulmana della Spagna e il governo spagnolo e ha ricevuto un premio al merito civile da parte del ministero della Giustizia per il lavoro da lui svolto sulla legge sulla libertà religiosa in Spagna. Ma gli analisti dell’antiterrorismo spagnolo da tempo sospettano che Tatary sia strettamente legato ai Fratelli Musulmani, che sono molto critici dei concetti occidentali di giustizia e democrazia. Il motto dei Fratelli Musulmani è “Allah è il nostro obiettivo. Il Profeta è la nostra guida. Il Corano è la nostra legge. Il Jihad è la nostra via. Morire lungo la via di Allah è la nostra suprema speranza”. Tatary nega le accuse, anche se i membri della sua moschea sono, di fatto legati ad al-Qaeda. Prima delle elezioni comunali del maggio 2015, Tatary chiese ai musulmani residenti in Spagna di non votare per nessun candidato che “ostacola o impedisce la costruzione di moschee per i nostri fedeli, di cimiteri per i nostri morti”. Egli disse anche che gli elettori musulmani non dovrebbero votare per chi “ostacola o impedisce ai figli di cittadini musulmani di seguire lezioni di religione islamica nelle scuole pubbliche o private”.

Secondo gli analisti politici spagnoli, il tentativo di Tatary di imporre il voto ai musulmani è stato allarmante: “Di primo acchito, non sembra discutibile che un gruppo, qualunque sia la sua natura, difenda i diritti dei propri membri. Tuttavia, quando si tratta di un soggetto che si appella alla religione per imporre una disciplina che i fedeli sono tenuti in massa a seguire nell’arena politica, non si può non essere allarmati. Soprattutto quando quella religione è impegnata in una guerra implacabile nel suo seno e con il resto del mondo civilizzato”.

Sembra però improbabile che genitori e imam accetteranno molte delle interpretazioni politicamente corrette e non letterali del Corano, che a quanto pare sono volte a garantire l’approvazione delle linee guide del governo. La sfida dei musulmani favorevoli alla riforma è quella di convincere la maggioranza dei musulmani che il Corano e gli hadith in realtà non intendono dire quello che dicono. Alla fine, le nuove linee guida potrebbero finire per raggiungere un obiettivo del tutto indesiderato: fungere da porta verso l’Islam radicale per decine di migliaia di giovani musulmani spagnoli.

 

(*) Gatestone Institute

Traduzione a cura di Angelita La Spada

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:01