L’Europa al bivio della ricostruzione

In Austria è svolta anti immigrati con il trionfo dell’estrema destra. Norbert Hofer è il candidato del Partito della Libertà austriaco, in testa col 35 per cento dei voti. Al secondo turno sfiderà il candidato dei Verdi che ha ottenuto il 21 per cento delle preferenze, mentre i popolari e i socialisti sono rimasti fuori. L’attuale governo austriaco ha già indurito molto i toni nei confronti dell’immigrazione, opponendosi nei fatti, con i muri, al paradigma dell’accoglienza illimitata. Il ministro degli Esteri austriaco ha affermato che “la priorità è di proteggere i confini esterni dell’Ue. Se invece non si riuscirà a ridurre il numero degli irregolari dalla rotta mediterranea, allora Vienna sarà costretta a introdurre i controlli al Brennero”.

Intanto Barack Obama loda addirittura Angela Merkel dicendo, a mo’ di excusatio non petita accusatio manifesta (giustificazione data, chiara manifestazione della propria accusa e della propria colpa) che “è dalla parte giusta della storia”. Che se lo dice lui, cioè il presidente degli Stati Uniti più fallimentare nella storia americana, c’è da crederci. Tra l’altro, si eccepisce qui il fatto che Obama pensi che, andando dalla Merkel, stia parlando all’Europa unita. Come mai? La Merkel è solo il rappresentante di uno dei Paesi membri dell’Europa, non è a capo dell’Europa, anche se da tempo si è autoeletta ed autoproclamata a capo dell’Europa tedesca, contro gli altri Paesi membri. E così pare abbia malamente capito Obama. Il presidente degli Usa, non pago, ha avuto l’altro giorno parole di grande apprezzamento per la cancelliera, ha addirittura sostenuto che “il mondo potrà trarne giovamento”. Ci si chiede da cosa precisamente? Dalla distruzione dell’Europa unita? Dalla presenza della Germania europea od Europa tedesca che dir si voglia? Come mai Obama, il presidente degli Usa, lo va a dire alla Merkel? L’Europa è a Bruxelles, o a Strasburgo, non è in Germania, non è la Merkel. Ma Obama è lo stesso che così come ha fatto scatenare la guerra in Libia e in Medio Oriente è anche il mandante delle sanzioni “europee” tedesche alla Russia di Putin che tanto hanno penalizzato e penalizzano economicamente l’Italia, ed è una fortuna che presto chiuderà il suo mandato, e si potrà sperare in politiche differenti da parte del successore, auspicabilmente Donald Trump e non Hillary Clinton.

Oggettivamente l’emergenza immigrazione è la prova provata della disastrosa non politica di Angela Merkel, che ha reso l’Europa di oggi un colabrodo. E non importa se invece Obama sostiene che “sulla questione dei profughi è dalla parte giusta della storia”, o che addirittura la cancelliera tedesca dovrebbe essere “ammirata” per il suo lavoro, dato che il “lavoro” è stato quello dell’invasione e del terrorismo di matrice islamica. La verità è che Barack Obama è stato grandemente mal suggerito e che la storia deve affrettare il passo e sostituirlo al più presto. Il conflitto in Siria, la guerra e la crisi libica, le sanzioni “europee” cioè tedesche alla Russia, la mala gestione a dir poco “tensiva” del caso Ucraina, o meglio il disastro ucraino, sono dimostrazioni gravi della politica errata portata avanti dagli Stati Uniti a spese dell’Unione europea, a nostre spese cioè. Purtroppo rimangono ancora nove mesi alla scadenza del suo mandato e, come dice, “in nove mesi possono accadere ancora molte cose”, c’è solo da sperare che si distragga dall’Europa e si concentri sulle cose di casa, lasciandoci sopravvivere. La rimozione di Merkel è già nell’aria, presumibile.

Riguardo alla Siria, Obama ha consigliato di “andare avanti nel sostenere il processo politico”, processo politico gestito oggettivamente pressoché tutto dalla Russia, da Vladimir Putin e che, se fosse stato per Obama e Hillary Clinton, sarebbe stato sicuro l’assassinio di Assad, tale e quale a Gheddafi, e il caos e la guerra di tutti contro tutti, cioè l’annientamento della Siria, quale popolo e come Stato. E anche la guerra contro lo Stato islamico, ha sostenuto Obama, deve essere portata a termine, ma si conta tutti sull’accordo Putin/Obama, in grado auspicabilmente di funzionare. Per fortuna Obama ci ha rassicurati affermando che non concluderà il mandato con una guerra su larga scala. Per fortuna, almeno questa l’abbiamo scampata. Dopo avere chiesto scusa per la Libia ed avere contribuito a cacciare il governo legittimamente eletto dal popolo italiano che oggi si ritrova con tre governi mai eletti di sinistra, Obama si deve essere fatto una ragione che la politica estera non fa per lui, e l’ultimo intervento in favore della Merkel ne è l’ennesima prova. Pare comunque che, riguardo a non scatenare altre guerre o sovvertire governi legittimi, Obama si riferisse al fatto che gli Stati Uniti non si faranno carico di una guerra su larga scala in Siria. “Stati Uniti e Gran Bretagna non invieranno truppe, sarebbe un errore. Per porre fine a cinque anni di conflitto è necessario lo sforzo congiunto della Comunità internazionale. Serve una soluzione per mediare la transizione del potere politico. La forza militare non risolverebbe a lungo termine i problemi. La coalizione guidata dagli Stati Uniti continuerà a colpire obiettivi nemici per tentare di isolare le zone del Paese controllate dallo Stato islamico e bloccare il flusso di terroristi che continuano a partire per l’Europa. Non riusciremo a sconfiggerli sotto il mio mandato, ma potremmo assestare colpi mortali e ridurre così le loro capacità. La situazione in Siria è di una straziante complessità. Russia, Iran, l’intera Comunità internazionale dovrebbero continuare a fare pressioni per cercare di mediare una transizione”. Intanto proseguono i negoziati di pace per la Siria, che si stanno tenendo in questi giorni a Ginevra.

L’Europa nel frattempo non sta “saltando” solo a causa di Merkel, ma anche per il tetto alle banche e la Brexit e, in un tentativo disperato di autosopravvivenza, è la stessa Europa oggi che si sta ribellando alla Germania e all’Europa tedesca. Le parole di Mario Draghi sono esemplificative in tal senso: “La Bce non lavora per la Germania, ma per la stabilità dei prezzi nell’Eurozona tutta”. L’Eurogruppo e l’Ecofin riuniti ad Amsterdam infatti hanno ricordato alla Germania le troppe imposizioni dell’Europa tedesca agli Stati membri e sono stati messi nero su bianco gli ingiustificati privilegi riconosciuti alla Germania, a scapito ed a svantaggio di tutti gli altri Paesi membri. Specificamente con riferimento all’unione bancaria e alla necessità di una garanzia comune europea sui depositi, escludendo dalla vigilanza della Bce le banche regionali e le casse di risparmio proprio tedesche, altamente opache per non dire politicamente compromesse. O con la direttiva sul bail-in con cui sono state concesse eccezioni alle banche le cui insolvenze derivavano da perdite su derivati, cioè soprattutto a vantaggio delle banche tedesche, piene di derivati nei bilanci, ed a discapito di tutte le altre. Per “ricambiare” la Germania oggi ha chiesto di porre, per le banche dei Paesi europei, un tetto all’ammontare di titoli del debito sovrano da detenere in portafoglio.

Il killer dell’Europa unita, ove mai si debba individuare ed additare un killer, è la stessa Germania europea di Merkel, che tuttora uccide gli altri Paesi europei e la stabilità con il surplus della propria economia, creato e guadagnato alle spalle di tutti e che andrebbe al contrario dimezzato, se non eliminato. Con l’austerità cieca, la Germania ha favorito se stessa, a discapito, anche lì, di una possibile soluzione al problema dell’intera Europa. Le progressive cessioni di sovranità, volute sempre dalla Germania europea, hanno poi spianato la strada ai populismi fino alla possibile attuale uscita del Regno Unito dall’Ue, la Brexit. L’Italia avrebbe potuto fare molto ma, resa inoffensiva con l’imposizione di governi antidemocratici e sostanzialmente illegittimi, si è arenata nella consueta recita/macchietta all’italiana, quella della sottomissione ipocrita alla egemonia errata tedesca e del rubacchiare, imbrogliando, concessioni sul deficit per comprare effimero consenso nel Paese. Il consenso, così come i governi e gli eventuali stravolgimenti della Costituzione, non si estorcono, si votano, li vota il popolo, secondo democrazia e legittimità.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:10