Corea, vizi di famiglia

Cho Yang-ho è uno tra i dieci più ricchi uomini d’affari sudcoreani, a capo del Hanjin Group – uno dei gruppi di trasporto più grandi al mondo. È presidente della compagna aerea Korean Air, una delle più diffuse e moderne in Asia e amministratore delegato di molte altre aziende, tra le quali la società armatoriale Hanjin Shipping, la società di handling aeronautico Korea Airport Service (Kas). È anche il vicepresidente della potentissima associazione degli industriali, la Confindustria coreana, e siede in numerosi altri consigli di amministrazione e business council internazionali. Insomma, un “pezzo da novanta” nella Corea del Sud. Il sessantasettenne Cho è anche conosciuto, nella severa Corea del Sud, per essere un amante degli scherzi e delle barzellette; a volte è anche un po’ rude e rigido nei rapporti con i suoi dipendenti, specialmente con i dirigenti sindacali.

E proprio dal sindacato dei piloti della Korean Air, il presidente Yang-ho è stato citato in giudizio per diffamazione, reato che i giudici coreani considerano con grande attenzione. I fatti: un pilota della Korean Air e leader sindacale, a marzo scorso posta sulla pagina personale Facebook una lunga lettera indirizzata ai vertici della compagnia aerea con la quale reclama un aumento di stipendio a favore dei piloti sudcoreani. Fino a qui nulla di strano; il management di Korean Air è impegnato in quei giorni nella trattativa con i sindacati proprio sugli adeguamenti salariali per piloti e assistenti di volo. La proprietà vorrebbe concedere un aumento minore rispetto alle richieste dei sindacati dei piloti. Il pilota però nel suo post afferma che l’aumento spetta alla categoria per tutte le difficoltà del mestiere, comprese - e le cita tutte - le complesse operazioni tecniche che il comandante e il primo ufficiale di un aeromobile devono compiere prima di ogni decollo.

Apriti cielo! Il presidente Cho, lui stesso assiduo frequentatore dei social, risponde sulla sua pagina Facebook al pilota-sindacalista, postando un commento molto ironico. “Pilotare un aereo moderno, specialmente dal momento che si usa quasi sempre il pilota automatico è più facile che guidare una macchina”. E Cho continua: “Non si ostenti troppo caro comandante. Anche un cane riderebbe per quello che lei dice; sta parlando come se fosse Lindbergh dopo la volata transoceanica !”. Come avrebbe detto il nostro Totò: “Ma mi faccia il piacere!”. I piloti sudcoreani però non hanno preso bene il blog del loro presidente e, infuriati anche per l’atteggiamento di Cho sulle loro richieste di aumento salariale, hanno deciso di portarlo in tribunale e denunciarlo per diffamazione. Il portavoce della compagnia aerea, immaginiamo su istruzione del presidente Cho, si è affrettato nel definire l’azione del sindacato “inutile e irresponsabile”.

Per il capo della Korean Air la citazione in giudizio si aggiunge ad un periodo non troppo roseo; nei giorni scorsi il signor Cho ha rassegnato le dimissioni da presidente del Comitato organizzatore delle Olimpiadi invernali che si terranno a Pyeongchang in Corea del Sud nel 2018. Cho ha giustificato il suo passo con la necessità di tornare a dedicarsi completamente alla gestione della società Hanjin Shipping, che recentemente sembra non passare in buone acque finanziarie. Di recente, la famiglia Cho si era resa protagonista di un altro scontro con il personale della Korean Air, quando la figlia di Cho, Hyun-Ah (Heather per gli amici occidentali), direttrice generale della società turistica creata dal padre, era stata condannata ad un anno di prigione (con la condizionale) per interruzione di pubblico esercizio e per violenza privata. La quarantenne Hyun-Ah, primogenita del signor Cho, imbarcata in prima classe (era seduta nella prima poltrona ovviamente) a New York su un aereo della Korean Air diretto a Seoul, aveva preso a male parole e poi aggredito fisicamente un assistente di volo, colpevole di averle portato prima del decollo, con la flûte di champagne, alcune noccioline in busta e non sul piattino, come la signora avrebbe voluto. Hyun-Ah non si sarebbe limitata ad urla e lanci di noccioline contro lo sfortunato assistente di volo, ma avrebbe preteso dal comandante dell’aereo di interrompere il decollo, tornare al gate per fare immediatamente sbarcare il malcapitato steward, che lei nel frattempo aveva già licenziato in tronco.

Troppo, anche per la figlia del proprietario e presidente della Korean Air. Non solo l’aereo è partito regolarmente ma la signora al suo arrivo è stata tratta in arresto dai poliziotti dell’aeroporto di Seoul. Forse è tempo che la famiglia Cho apprenda come trattare con il personale della Korean Air e, se ci è permesso, anche un po’ di sane buone maniere.

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 17:25