Austria: Paese che vai,   sinistra che trovi

C’è un’Europa, quella a trazione bancaria, che detta le regole tenendo in scacco senza troppi complimenti l’altra Europa che si ribella al pensiero unico tentando per via democratica di sovvertire la narrazione popolar-socialista.

In questa sede non interessa capire se abbiano ragione i paladini del rigore, dell’immigrazione (purché sia a casa degli altri), della tecnocrazia o chi propugna l’Europa delle Nazioni, dei muri eretti per reazione, del no all’austerity perché ammazza la crescita. In questa sede interessano i metodi usati per affermare le proprie ragioni. A noi pare che il mondo si sia avvitato su se stesso: da una parte ci sono i colletti bianchi, le cancelliere ed i ministri che sorridenti fanno le foto di gruppo e dall’altra ci sono le destre che la vulgata vorrebbe dipingere come violente, antidemocratiche e populiste. Intanto le destre si presentano dialogando direttamente con il popolo visto che ogni altro mezzo istituzionale e di divulgazione è non solo occupato da altri, ma addirittura ostile.

Detto questo, siamo proprio sicuri che il mondo europeo sia diviso tra forze democratiche e destra impresentabile? C’è chi avanza ad esempio l’ipotesi che Jorg Haider, il leader della destra austriaca degli anni Novanta, sia stato ammazzato, simulando un incidente stradale, da chi non amava troppo il fatto che la sua escalation stesse contagiando tutta l’Europa. Non possiamo ovviamente sapere se sia così o se i continui incidenti (aerei e automobilistici) di Nigel Farage siano dei veri e propri attentati di matrice politica dovuti alle memorabili denunce fatte ai danni di quelli che lui chiama sciacalli della Commissione europea.

Ciò che sappiamo è che i presunti impresentabili partecipano disciplinatamente alle elezioni e tentano con le armi del convincimento democratico di cambiare il corso della storia continentale facendo, sovente ed in maniera incomprensibile, una brutta fine nella completa omertà del giornalismo libero che in quei momenti ha altro da fare. Quello stesso giornalismo che, a monte delle elezioni, non riesce a non accostare al termine “destra” un aggettivo negativo come “xenofoba”, “populista”, “razzista”, “estrema” tirando fuori la solita santabarbara propagandistica di improperi come se fosse il fatto più normale di questo mondo, quasi un atto dovuto. Generalmente, a valle delle elezioni, questi stessi campioni dell’informazione sono soliti salutare all’unanimità e con disprezzo lo scampato pericolo delle destre al potere come se fosse naturale affermare che la destra al potere sia una iattura, un fatto deprecabile, una bestialità, una roba da impedire a tutti i costi e non il normale avvicendamento democratico.

Ecco, appunto, a tutti i costi, come accadde con il golpetto del 2011 ai danni di Silvio Berlusconi il quale subì un colpo di mano ordito al G20 subito dopo quelle che Zapatero definì “pressioni fortissime affinché l’Italia accettasse il salvataggio del Fmi”. Lui non cedette “e nei corridoi si cominciò a parlare di Mario Monti, mi sembrò strano”. Per la verità anche Farage, ovviamente nell’indifferenza più totale, raccontò chiaramente al Parlamento europeo i metodi usati in Grecia ed in Italia allorquando ebbe a dire che “quando Papandreu decise di chiedere un referendum sulla permanenza in Europa, lei, signor Rehn, parlò di violazione della fiducia e i suoi amici si sono riuniti qui come un branco di iene, hanno circondato Papandreu, lo hanno cacciato via e rimpiazzato con un governo fantoccio. Che spettacolo disgustoso... E poi non soddisfatti avete deciso che Berlusconi se ne doveva andare. Quindi fu cacciato e rimpiazzato con il signor Monti, ex commissario europeo, anch’esso architetto di questo euro-disastro. Un uomo che non era neanche membro del Parlamento. Sta diventando come un romanzo di Agatha Christie, dove cerchiamo di indovinare chi sarà il prossimo ad essere fatto fuori. La differenza è che sappiamo benissimo chi sono gli assassini: dovreste essere ritenuti responsabili per ciò che avete fatto. Dovreste essere tutti licenziati. E devo dire, signor Van Rompuy, che diciotto mesi fa, quando la incontrai per la prima volta, mi sbagliai sul suo conto. Dissi che avrebbe ucciso silenziosamente la democrazia degli Stati-Nazione, ma non è più così: lo sta facendo molto rumorosamente. Lei, un uomo non eletto, è andato in Italia a dire: ‘non è il momento di votare, è il momento di agire’. Cosa, in nome di Dio, le dà il diritto di dire al popolo italiano cosa fare?”.

Com’è andata in Grecia ed in Italia è storia arcinota tanto quanto il comportamento della pubblica opinione di fronte a queste denunce clamorose. Si tratta di episodi? Finita così? Nient’affatto, si tratta di un metodo: nella più totale omertà dei media si è consumato il broglio austriaco ai danni di una destra che le forze “sane” avevano cercato invano di ammazzare mediaticamente, ma che aveva reagito seppellendo gli avversari alle urne. Quale sarebbe la notizia per i media? I brogli? Certo che no; la notizia è che gli anticorpi democratici hanno fermato la pericolosa avanzata delle destre xenofobe, populiste e via ragliando con disgustose aggettivazioni varie. E come si possa fare, di fronte ad un broglio elettorale, a parlare di anticorpi democratici è un mistero dialettico che resterà irrisolto. I pochi canali di informazione libera ci fanno sapere che nel collegio “Waidhofen an der Ybbs”, l’affluenza è stata del 146,9 per cento. I votanti sono risultati maggiori degli aventi diritto: 13.262 quelli che si sarebbero recati alle urne contro i soli 9.026 che avrebbero potuto partecipare di diritto alla consultazione elettorale. Ha vinto, ovviamente, Alexander Van der Bellen, che ha collezionato il 52,7 per cento (6.621 voti) contro il 47,3 per cento del candidato di destra, Norbert Hofer (5.938 voti). A Linz invece i 3.580 aventi diritto al voto sono diventati 21.060. Naturalmente ha vinto Van der Bellen, che ha ottenuto 14mila di questi miracolosi 21mila votanti, superando Hofer di 8.500 preferenze.

Infine, pare che il numero dei votanti dall’estero sia aumentato nel corso della notte: dalla Commissione elettorale facevano sapere che erano state consegnate 740mila schede per il voto all’estero, stimando che quelle valide sarebbero state 700mila. Al mattino, però, erano diventate 760mila, tutte miracolosamente valide. È questa la democrazia? Chi ha ordito un simile piano? Quanti tacciono? E perché?

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:08