Le minacce della Corea del Nord

Continuano i giochi di guerra di Kim Jong-un. Nei giorni scorsi i satelliti spia americani e i radar giapponesi e sudcoreani hanno registrato il lancio di due missili a medio raggio dal territorio nord coreano, con una gittata nettamente maggiore rispetto alle precedenti esercitazioni dell’esercito popolare.

I missili sarebbero della classe Musudan, di nuova realizzazione, presentati durante una delle ultime parate militare a Pyongyang. Il Musudan può raggiungere una gittata di 2.500-4.000 chilometri e potrebbe colpire oltre alla Corea del Sud anche il Giappone e l’isola americana di Guam, sede di una grande base aeronavale della Marina statunitense. Il primo missile è stato lanciato verso il Mar del Giappone e si è inabissato dopo oltre 150 chilometri. Il secondo Musudan, sparato ad un’altezza di 1.000 metri, ha coperto oltre 400 chilometri, sempre in direzione del Giappone, senza comunque violare lo spazio aereo nipponico.

Il successo degli ultimi lanci ha seminato il panico nella regione; le esercitazioni fin qui compiute con il nuovo missile Musudan erano tutte fallite, gli ordigni erano esplosi sulla rampa di lancio o subito dopo il lancio. Kim Jong-un aveva anche ordinato l’arresto dei generali responsabili del fallimento del programma missilistico. Ma ora il quadro potrebbe cambiare drammaticamente. I nord coreani stanno da tempo lavorando allo sviluppo di un missile balistico intercontinentale in grado di trasportare una testata nucleare fino al continente americano. Il successo del lancio del Musudan potrebbe velocizzare i tempi per la realizzazione di un missile ancora più potente e con una gittata ancora più estesa. Il 2016 rischia quindi di essere uno degli anni più tesi nei rapporti con la Corea del Nord. Agli inizi dell’anno, la televisione nord coreana aveva annunciato trionfalmente il successo del quarto test di esplosione nucleare sotterranea, seguito dopo poche settimane dal lancio di un razzo a lunga gittata. Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite aveva però reagito duramente a quegli annunci inasprendo ulteriormente le sanzioni contro il regime di Pyongyang.

La Corea del Nord disporrebbe, secondo gli analisti dell’intelligence americana, di almeno ventuno bombe nucleari. Il regime produrrebbe il plutonio militare e l’uranio arricchito nel complesso nucleare di Yongbyon a nord di Pyongyang, che era stato spento nel 2007 come parte di un accordo di disarmo in cambio di aiuti umanitari, sotto il patrocinio dell’Aiea. Ma da mesi, in base ad immagini catturate dai satelliti spia occidentali, lo stesso segretario generale dell’Aiea, il giapponese Yukiya Amano, ha ammonito Pyongyang per aver riattivato illegalmente l’impianto di Yongbyon. Kim Jong-un avrebbe anche dato l’ordine di costruire un secondo impianto di arricchimento dell’uranio.

Se le condanne di Washington, Tokyo, Seul e della Nato nei confronti di Pyongyang non si sono fatte attendere, parlando di intollerabili violazioni delle risoluzioni delle Nazioni Unite e sollecitando un ulteriore inasprimento delle sanzioni internazionali, la Cina, tradizionalmente il più stretto alleato di Pyongyang, ha messo in guardia contro qualsiasi azione che possa portare ad una escalation della tensione e ha chiesto una ripresa dei colloqui sul programma nucleare della Corea del Nord. Speriamo che la diplomazia si muova in fretta e riconduca a più miti consigli il giovane dittatore nord coreano. In un mondo pieno d’insidie alla pace e alla stabilità, non abbiamo veramente bisogno di altri focolai.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:07