Dopo il Brexit pronti alla valanga Trump

Baba Vanga, una mistica bulgara morta nel 1996, a 50 anni, aveva previsto sia l’affermarsi della violenza islamica sia l’inizio della fine dell’Europa. La veggente per il 2016 aveva scritto e previsto un’invasione dell’Europa da parte degli estremisti musulmani, che utilizzeranno anche armi chimiche. A seguito di questo attacco, l’Europa cesserà di esistere.

La previsione di Baba Vanga per il futuro del Mondo

- 2016 anno degli estremisti islamici in Europa e sfaldamento dell’Unione europea;

- La Cina diventerà una potenza mondiale nel 2018;

- Il problema della fame sarà debellato tra il 2025 e il 2028;

- Nel 2030 gli Stati Uniti lanceranno un attacco ai musulmani d’Europa, usando delle armi inedite;

- Le calotte glaciali si scioglieranno nel 2045;

- Tra il 2170 e il 2256 una colonia su Marte vorrà rendersi indipendente dalla Terra;

- Ci saranno nuove scoperte per quanto riguarda la ricerca degli alieni;

- La capsula del tempo farà il suo primo trasbordo entro il 2340;

- La Terra sarà inabitabile a partire dal 2341;

- Dal 4674 l’umanità e gli alieni si “fonderanno” in una sola razza;

- Nel 5079 l’universo finirà

Per essere stata scritta poco prima della sua morte, la previsione di Baba Vanga lascia interdetti, in particolare per aver coniugato in contemporanea due eventi che allora nessuno mai avrebbe potuto immaginare: l’Islam e lo sfaldamento dell’Europa. Continuando a coniugare questi due eventi di comune interesse, io vedo nel voto inglese, insieme alla conferma della veggente, una chiara indicazione di quanto “insopportabile” sia divenuta l’indifferenza e il distacco di chi è chiamato a governare, in Europa come nel resto del mondo (Organizzazioni Ue, Welfare statunitense, Banca mondiale, Fondo monetario internazionale, etc.) rispettp agli imploranti richiami del popolo di bassa forza, ormai abbandonati al loro destino.

Il volere/potere economico-finanziario imposto dalla ragion di Stato, all’insegna del contenimento della spesa pubblica, con l’assicurazione però di salvaguardare quelli che da più parte sono stati definiti “i vantaggi” derivati dall’essere unitari. Quante volte nei passati anni si è avuto modo di assistere a “moti popolari” (Indignados, Occupy Wall Street, i forconi italiani, ecc.) che, nella sostanza, volgevano a contestare l’effettiva insostenibilità del sistema di vita delle le fasce più deboli (sia economicamente, sia socialmente) delle differenti popolazioni. Gli effetti della globalizzazione, nata con l’intento di creare un unico libero mercato, sono straripati in molti altri settori della vita quotidiana. Dal sociale al privato, sono crollate le barriere protettive e se da una parte tutto questo ha significato un immediato e sempre più repentino aumento del libero scambio, sotto molti altri punti di vista è stato l’inizio della denaturalizzazione del sistema sociale. Per il nostro vivere quotidiano questo ha inciso su un crollo del costo del lavoro (eccesso di mano d’opera dovuto anche all’immigrazione), aumento della disoccupazione e una costante pressione di elementi recessivi non evidenti. A tutto questo si è aggiunto un non atteso aumento dei flussi migratori, sia quelli legali (vedi all’interno dell’Ue) che soprattutto quelli illegali. Sui mercati interni il risultato è stato l’eliminazione dei piccoli produttori, distributori e venditori, la quasi scomparsa dei piccoli artigiani e, elemento difficile da percepire, un grande allontanamento da quei valori di fondo che caratterizzavano le nostre singole identità.

Questo deficit di identità europea era già sostanzialmente emerso nel 2005/6, quando la Francia e l’Olanda avevano sonoramente bocciato, con tanto di referendum, la nuova Carta costituzionale europea che nella sostanza andava verso un’Europa federata con pieni poteri centrali per politica della sicurezza e politica monetaria. È quindi aumentato, anche in conseguenza della furbesca trasformazione della Costituzione bocciata, negli Accordi di Lisbona del 2009, dove sostanzialmente veniva riconosciuta a Bruxelles un’accresciuta capacità di controllo sulle politiche finanziarie Ue. Causa principale del crollo del Governo Berlusconi in Italia e dello sconquasso economico sociale in Grecia.

Oggi è arrivata la Brexit: che ben venga, ma per gli attenti osservatori c’era da aspettarselo! Una libera scelta di un popolo che ha fatto della democrazia il suo riferimento sin dal 1215 (il 15 giugno si festeggerà il suo 801esimo anniversario!). Una scelta che vuole riportare la possibilità di ritrovare i valori di fondo di quella società e fare affidamento su questi valori identitari per continuare a sperare nel proprio futuro, in barba a tutte le spinte alla globalizzazione finora avute. Il popolo inglese ha dimostrato di essere quella “società aperta”, di antica Popperiana memoria, che si schiera consciamente contro la “società liquida” di Bauman in cui, immersi nella realtà virtuale, si vive uno stato di estraneità nelle relazioni con gli altri all’insegna dell’individualismo più sfrenato che, nella sua variante più deleteria, ha innescato il tanto timorato terrorismo jihadista. Ma la Jihad, a riflettere bene sul suo contenuto, non è forse una manifestazione di chiara volontà per un ritorno alle proprie origini?!

Guardando dall’altra parte dell’Atlantico, a quella campagna elettorale che porterà allo scontro formale tra Hillary Clinton, democratica, e il cowboy Donald Trump, è molto più evidente la ragione che ha portato il popolo inglese a votare per la Brexit: la paura! Sì, il popolo ha paura. Paura dell’Islam, paura della disoccupazione, paura degli immigrati messicani, paura di non ritrovarsi più in quel grande Paese che ha fatto della libertà la pedina vincente della sua democrazia. Tutto questo non lo dicono solo le sparatorie e gli atti di terrorismo, con sempre più vittime, che continuano a manifestarsi negli Usa. Lo dice soprattutto Trump con il suo slogan: Make America great again! Il programma proposto da Trump ridurrà la pressione fiscale sulle persone fisiche, portando le attuali sette aliquote a quattro, e per le aziende introdurrà un’aliquota unica al 15 per cento. Nelle sue intenzioni, così come ha sperimentato di persona, saranno creati in questa maniera migliaia di posti di lavoro. Trump vuole riportare in America le imprese che hanno delocalizzato e impedire che altre se ne vadano. Certo, forse si potrà dissentire da quel suo pallino sulle armi e la indispensabilità per il sistema americano, ma certamente Trump è legittimato alla vittoria grazie al solo slogan: “Ridiamo l’America agli Americani!”.

Forse anche per questo incomincio veramente a dare maggiore affidabilità a Baba Vanga. Ha predetto che nel 2030 gli Stati Uniti lanceranno un attacco ai musulmani d’Europa (quelli cattivi, non quelli buoni!), usando delle armi inedite. Speriamo bene!

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 18:58