Con Donald Trump un mondo più sicuro

Donald Trump quando parla si fa capire benissimo. Non è detto che le cose che dice piacciano a tutti. Anzi, gli inquilini dei piani alti dei Paesi occidentali non gradiscono per niente. La lobby multiculturalista radicata in Europa ma con accorsate filiali nella buona società radical-chic d’Oltreoceano lo teme più della peste bubbonica. Gli organi d’informazione del Vecchio Continente gli fanno la guerra a suon di sondaggi condotti tra i cittadini europei. Peccato però che non valgano a niente. Sembrerebbe finanche banale ricordarlo ma il prossimo inquilino della Casa Bianca lo sceglieranno gli americani, non i francesi benpensanti o gli inglesi illuminati o gli italiani che hanno casa nel quartiere parigino di Saint Germain. E la cosa ci tranquillizza enormemente.

Il ragionamento è semplice: se il prodotto migliore di questo Occidente politicamente corretto è quel po’ po’ di sconquassi che abbiamo sotto gli occhi, che si tratti di Is o di Erdogan, che sia la crisi economica o l’onda anomala dell’immigrazione clandestina dal sud verso il nord del mondo, allora meglio Gengis Khan. Come potrebbe far peggio di questa razza padrona che ci sta mandando in malora? Blaterano i mistificatori di professione: “Dio ci scansi da Trump che è un guerrafondaio”. Invece il Nobel della pace Barack Obama cos’è? Madre Teresa di Calcutta? Nel Mediterraneo e in Medio Oriente ha flirtato con i peggiori regimi dinastici in circolazione, permettendo che giocassero a fare gli strateghi del nuovo ordine mondiale. Chi ha provocato la nascita dello spauracchio dell’Is facendolo diventare, nella mani dei nemici giurati della nostra civiltà, un grimaldello per scardinare gli arrugginiti serramenti delle società europee? Coloro che ci sono stati, Hillary Clinton compresa, o quelli che ancora devono venire? È stupefacente quanto sia incontenibile l’ipocrisia di questa mala genia di benpensanti: scaricano la colpa su chi non ha gestito nulla guardandosi bene dal pronunciarsi su chi guai ne ha combinato tanti. Oggi si scandalizzano perché Donald Trump ha detto chiaro e tondo che se sarà presidente non si farà portare a spasso dagli alleati della Nato. David Sanger e Maggie Haberman del “New York Times” gli hanno chiesto come si comporterebbe nel caso in cui un alleato fosse aggredito dalla Russia: interverrebbe in sua difesa? Risposta: “Se adempiono agli obblighi verso di noi, la risposta è sì”.

Evviva! Aggiungiamo noi. Altro che guerrafondaio, la vecchia Europa se avesse tutte le rotelle a posto dovrebbe portare una montagna di ceri davanti all’immaginetta di Trump. Gli anni dell’ottusità obamiana ci hanno sprofondato nel clima di una nuova Guerra Fredda. Siamo stati trascinati per la collottola a stare dietro alle ambizioni revansciste delle piccole repubbliche baltiche, alle quali si sono aggiunte un’insidiosissima Ucraina destabilizzata e una Polonia in cerca di vendette postume. Il confronto con la Federazione Russa è stato spinto fino al punto di non ritorno. Tanto per essere onesti, non è stata Mosca a piazzare i missili fuori casa nostra. È stato l’Occidente attraverso il braccio armato della Nato a imbottire l’intero confine est dell’Alleanza di basi missilistiche. Dalla Lituania alla Romania, passando per l’Ucraina. E questa sarebbe la via della pace di Obama? Conforta sapere che gli Stati Uniti sotto la presidenza Trump non si faranno trascinare in un scontro aperto con la Russia solo per tenere bordone alle smanie bellicose di lettoni, estoni e lituani. O degli ucraini di Kiev e dintorni. Ancor di più aiuterà sapere che le nostre democrazie, per quanto scalcinate, non saranno per sempre ostaggio di Paesi nei quali, con il pretesto di combattere l’orso russo, sono stati risuscitati gli spiriti animali del nazismo. Basterebbe già solo questa promessa per fare scapicollare anche noi che non abbiamo casa a Saint Germain a votare Trump. Se solo si potesse.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:03