Come sta Hillary Clinton?

Hillary Rodham Clinton ha un problema: non sta bene. Gli americani e il mondo se ne sono accorti nel giorno della commemorazione delle vittime dell’11 settembre a Ground Zero. Durante la cerimonia la Clinton è stata colpita da un malore. Le foto la mostrano in stato confusionale portata via a braccia dalla sua scorta. Si tratta di un’immagine poco confortante per coloro che fanno il tifo per lei e di una pietra d’inciampo non da poco nella sua corsa per la conquista della Casa Bianca. Dopo alcune bugie collezionate dallo staff, è venuta fuori la versione ufficiale sull’accaduto: la signora Clinton ha avuto un malore causato da una polmonite non adeguatamente curata. Ci si dovrà accontentare di questa versione. Ma sarà l’ultima? Soprattutto, sarà vera?

Anche in questa spiacevole circostanza la signora Clinton e il suo staff hanno evidenziato una notevole propensione a mentire agli americani. Non è la prima volta che accade. Senza volerle mettere in conto le menzogne del marito Bill, all’epoca presidente degli Stati Uniti d’America, a proposito dell’affare “Lewinsky”, Hillary non ha ancora archiviato lo scandalo delle 22 mail segretissime dirottate sulla sua posta elettronica privata quando era Segretario di Stato. Benché rischiasse l’incriminazione per un reato particolarmente grave, la difesa della signora Clinton si è poggiata su troppi “non ricordo”. È scritto nella documentazione resa pubblica dall’Fbi: “Clinton non ricorda di..., Clinton non era in grado di ricordare...” e via di questo passo. Se allora i frequenti vuoti di memoria si potevano attribuire ad una deliberata tattica difensiva adottata per arginare una pericolosa inchiesta giudiziaria, alla luce degli ultimi sviluppi registrati dalla cronaca è lecito sospettare che sotto ci sia qualcosa di più preoccupante. Che la candidata alla guida della principale potenza mondiale abbia delle défaillance mentali provocate da uno stato patologico di cui si ignora la natura e la gravità non è fatto occultabile. Qualsiasi persona messa al centro di tanta attenzione mediatica avrebbe tutto il diritto di invocare il rispetto della privacy, ma non un candidato alla stanza ovale. È in gioco la sicurezza del pianeta, per cui non solo gli americani ma anche i Paesi occidentali legati a doppio filo agli Stati Uniti hanno il diritto di conoscere la verità sullo stato di salute di una candidata che peraltro avrebbe buone chances di vittoria.

Donald Trump, contendente della Clinton, non provi a fare adesso la parte del gentiluomo anglosassone che non è e pensi a picchiare duro sul tasto dello stato fisico dei candidati quale fattore non secondario nella valutazione dell’elettorato. Il prossimo presidente degli Usa dovrà affrontare prove gigantesche, sia in politica interna che sullo scacchiere globale. Cosa accadrebbe se il neoeletto avesse continui vuoti di memoria, se gli capitasse di non reggersi in piedi o di avere frequenti svenimenti? L’immagine proiettata all’esterno sarebbe quella di una grande barca alla deriva che non può contare sul proprio commander-in-chief. Vi pare poco? Se c’è un aspetto della personalità altrimenti scomoda di Donald Trump che sta conquistando l’America è proprio quel tono da decisionista che sa il fatto suo. Chi lo ascolta, pensa: a uno così nessuno metterà in piedi in testa. È un messaggio che trasmette sicurezza, che è ciò che più desiderano le opinioni pubbliche occidentali di entrambe le sponde dell’Atlantico. C’è chi dice che l’occasione storica di avere una donna alla presidenza degli Stati Uniti non debba essere persa, costi quel che costi. Ma viene fatto di pensare che se donna doveva essere l’establishment democratico di Washington avrebbe dovuto guardarsi intorno prima di puntare a fare la storia per il tramite di una signora anziana, probabilmente molto malata e certamente con un bel mucchio di scheletri nell’armadio. Risultato: manna dal cielo per Donald Trump.

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 16:54