L’attualità e la società in Norvegia

venerdì 16 settembre 2016


Lo scorso 1 settembre il Re di Norvegia Harald V all’età di 79 anni ha stupito il mondo intero con un discorso pubblico dal giardino del Palazzo reale di Oslo, che da giorni circola moltissimo su Internet e che è stato ripreso tramite social da milioni di persone. Il discorso appassionato, carico di speranza, diverso da quelli che di solito pronunciano sia re e regine sia politici di lunga data: Harald V ha parlato di diritti degli omosessuali, di accoglienza, solidarietà verso i rifugiati, di rispetto per le altre religioni. Per comprendere l’humus di tale avanzatissima cultura e civiltà parliamo con Giorgio Novello, ambasciatore italiano ad Oslo e a Reykjavík.

In questi giorni si è parlato molto anche in Italia del discorso di Re Harald ai norvegesi. Che ne pensa?

Condivido assolutamente l’entusiasmo per quanto il sovrano norvegese ha detto ad inizio settembre nel parco di Palazzo Reale ai rappresentanti di tutte le contee norvegesi. Personalmente, lo ritengo un piccolo capolavoro. Re Harald ha trasmesso un messaggio forte con parole semplici e chiare: la Norvegia è un Paese plurale e sfaccettato, dove ormai convivono esperienze di vita diverse, cittadini delle più svariate origini, fedi religiose diverse; ma il Paese è uno e può continuare a prosperare solo se i suoi abitanti lo considerano un patrimonio comune. Splendida esortazione per i norvegesi. Ma ho pensato immediatamente a quanto queste parole si possano ugualmente applicare alla nostra Italia, che come la Norvegia consiste in un assieme incredibile e straordinario di paesaggi, cadenze dialettali, tradizioni culturali, varietà climatiche diversissime e che come la Norvegia sa essere eccezionale nei momenti in cui riesce a perseguire il bene comune.

Ma Re Harald conosce l’Italia?

Certamente. Posso ricordare la sua visita di Stato nel nostro Paese, lo scorso aprile. Visita perfettamente riuscita, con tappe a Roma e a Milano e con incontri con tutti i nostri vertici istituzionali. Ma anche la Regina Sonja conosce e frequenta il nostro Paese. Da Artista ed amante delle arti per esempio ha inaugurato presso il padiglione nordico della Biennale di Venezia (capolavoro dell’architetto norvegese Sverre Fehn) l’esposizione norvegese alla Biennale di arti figurative dell’anno scorso. Ma vorrei anche aggiungere che, tra gli ascendenti non troppo lontani nel tempo di Re Harald, c’è anche una Regina “italiana”. Si tratta di Giuseppina, Principessa di Bologna, nata a Milano nel 1807 e diventata Regina di Svezia e Norvegia nel 1844 per il matrimonio con Re Oscar I. La sua culla si vede ancora oggi in una sala della bella Villa Pisani, a Strà lungo la Riviera del Brenta presso Venezia, dove passava le sue estati. Giuseppina si dimostrò donna di grande polso: pur vivendo in un Paese protestante non rinunciò mai al suo cattolicesimo (ed eravamo in pieno 800!); fu ascoltatissima consigliera del marito (si narra di loro lunghi conciliabili prima di ogni importante decisione politica); dimostrò una sensibilità sociale molto avanzata per l’epoca. La nipote di Giuseppina divenne Regina di Danimarca. E il secondogenito di quest’ultima, il Principe Carlo, venne poi eletto Re di Norvegia nel 1905 col nome di Haakon VII, quando quest’ultima si staccò dalla Svezia. In sintesi: la trisavola dell’attuale Re di Norvegia, una donna di forte personalità e che ha lasciato tracce durature nei Paesi dove regnò, vantava natali milanesi.

Ma il nonno dell’attuale sovrano non è allora proprio quell’Haakon VII a cui è stato appena dedicato un film e che ha avuto un ruolo fondamentale durante l’occupazione nazista della Germania?

È proprio così. Quando la Norvegia venne occupata dalle forze armate tedesche nel 1940 e gli occupanti cercarono di imporre un Governo filo-nazista, Re Haakon si rifiutò di acconsentire. Braccato dagli occupanti, riuscì a lasciare la capitale, a convincere il Governo e il Parlamento a non cedere e a continuare a rappresentare la Norvegia libera in un lungo esilio in Gran Bretagna. Queste vicende sono narrate nel nuovo film “Kongens Nei” (Il No del Re), diretto da Erik Poppe e candidato norvegese all’Oscar. La prima avrà luogo qui in Norvegia tra pochi giorni e vedo una grande attesa. Aggiungo che vicino a casa mia, qui ad Oslo, c’è ancora una scritta con la vernice risalente agli anni bui dell’occupazione, opera di un partigiano che scrisse “Sii fedele a Re Haakon”, vale a dire al legittimo Governo del Paese. Quella scritta mi commuove ancora, ogni volta che ci passo davanti. L’ho menzionata aprendo un evento organizzato dalla mia Ambasciata e dall’Istituto Italiano di Cultura per presentare un bello studio comparato tra la Resistenza norvegese e quella italiana, opera di Valerio Tosi, partigiano nella zona del Garda e da decenni residente in Norvegia.

Il nonno dell’attuale Re fu quindi liberamente eletto dal Parlamento norvegese nel 1905?

È proprio così. Ed anche in questa elezione, se vogliamo, c’è un pizzico di Italia. La Norvegia si staccò dalla Svezia appunto in quell’anno, e per prima cosa dovette scegliere la propria forma istituzionale. Molti propendevano per la Repubblica. La scelta alla fine cadde sulla monarchia anche per l’azione di due protagonisti della vita pubblica dell’epoca. Il primo fu Sigurd Ibsen, il figlio del grande drammaturgo Henrik Ibsen. Sigurd visse a lungo in Italia, seguendo il suo illustre padre che trascorse quasi due decenni tra Roma e Campania. Nel 1882 si laureò in giurisprudenza all’Università di Roma, con una specializzazione in diritto pubblico. La conoscenza del diritto gli fu preziosa quando assunse l’incarico di Primo Ministro di Norvegia (residente a Stoccolma): in pratica il più stretto collaboratore di Re Oscar II per le questioni norvegesi, proprio nel momento in cui la Norvegia si stava staccando dalla Svezia.

Ambasciatore, non mi dica adesso che anche il secondo personaggio importante per l’indipendenza norvegese, al quale lei ha accennato, ebbe stretti rapporti con l’Italia!

E invece è proprio così! Si tratta niente meno che di Fridtjof Nansen, l’eroe nazionale norvegese dei tempi moderni, un vero uomo universale del Rinascimento: atleta, esploratore polare, scienziato, diplomatico, artista e politico. Nansen galvanizzò l’opinione pubblica norvegese con le sue imprese tra i ghiacci, in particolare con la traversata a piedi della Groenlandia (il che significa anche arrampicandosi fino a 3mila metri di altezza) e con l’epopea della nave Fram, negli ultimi anni del XIX secolo. Ma Nansen “debuttò” come scienziato, con un interesse particolare per il sistema nervoso degli invertebrati. Poiché ricercava sempre il meglio, compì un periodo di specializzazione in un istituto all’avanguardia mondiale: la Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli. Nansen arrivò in Italia nel 1886, attirato anche dalla fama di Camillo Golgi, lo scienziato italiano poi Premio Nobel per la Medicina nel 1906. Ne trasse grande profitto per la sua preparazione scientifica e per la prosecuzione del suo lavoro all’Università di Bergen una volta tornato in patria. Ma, a quanto risulta, a Napoli ebbe anche un grande successo sociale e mondano. Per quanto riguarda la Stazione Zoologica di Napoli, essa continua ancora oggi ad avere un’ottima reputazione anche a queste latitudini. Me ne hanno parlato con entusiasmo ancora pochi giorni fa alcuni docenti dell’Università Artica di Tromsø, considerata la più settentrionale al mondo, e leader nel suo campo.

Si parla di Italia quindi anche oltre il Circolo Polare, nelle estreme propaggini settentrionali del regno di Re Harald?

Certo. Un solo esempio: pochi giorni fa l’Ambasciata e l’Università Artica di Tromsoe hanno dato vita congiuntamente ad un seminario specializzato dedicato al confronto tra l’Oceano Artico e il Mar Mediterraneo. Quella che può forse sembrare a prima vista una provocazione intellettuale si è rivelata una fertile pista di ricerca. Entrambi i mari sono quasi completamente circondati da terre emerse. Vi si affacciano Paesi con regimi politici e giuridici diversi. Vi esistono fora di cooperazione regionale. Affrontano sfide paragonabili nella difesa dell’ambiente, sul riscaldamento globale, nella navigazione, nel turismo, nel rispetto dei diritti delle popolazioni rivierasche, nelle ricerche dello sfruttamento di risorse energetiche, nel turismo. Vorrei menzionare in questo contesto l’iniziativa della mia Ambasciata, sostenuta e via via arricchita dal ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale: un evento itinerante dal titolo “Under the Sign of Excellence” per presentare non solo l’Italia, ma appunto anche le convergenze e le sinergie tra Italia e Norvegia in sei città norvegesi durante un intero anno con oltre cinquanta eventi tutti di qualità. Siamo ad un terzo del cammino ed i riscontri degli amici norvegesi sono finora lusinghieri. Gli esempi di vicinanza tra i due Paesi sono praticamente inesauribili: mi offrono spunti affascinanti per questa iniziativa che ci accompagnerà fino all’estate dell’anno prossimo.


di Domenico Letizia