Il clero cristiano  si inchina all’Islam

In Italia e in Europa, si registra una crescente e preoccupante tendenza. Per la prima volta in oltre 700 anni di storia, canti islamici hanno risuonato nella cattedrale fiorentina di Santa Maria del Fiore. Sotto la famosa cupola di Filippo Brunelleschi, le melodie islamiche sono state affiancate a quelle cristiane. Questa “iniziativa interreligiosa” è stata promossa una settimana dopo la barbara strage dei terroristi islamisti nella redazione parigina di Charlie Hebdo e comprendeva “Il Corano è la giustizia” e altri “canti” del genere.

Nel Sud Italia, un prete ha fatto infuriare i suoi parrocchiani per aver allestito un presepe in cui la Vergine Maria indossa un burqa. Don Franco Corbo, titolare della parrocchia dei Santi Anna e Gioacchino, a Potenza, ha detto di aver costruito lo speciale presepe “in nome del dialogo tra le religioni”. Queste iniziative interreligiose si basano sulla progressiva eliminazione del patrimonio occidentale-cristiano in favore dell’Islam.

Sempre in Italia, un altro prete ha deciso di non allestire il presepe di Natale nel cimitero locale perché “potrebbe offendere i musulmani”. Don Sante Braggiè ha detto “no” al presepio nel cimitero della città di Cremona, nel nord del Paese, per non irritare persone di altre religioni o i cui parenti sono sepolti lì: un piccolo angolo del camposanto è riservato alle tombe degli islamici. Un presepio collocato in bella vista com’era quello potrebbe essere una mancanza di rispetto per i fedeli delle altre religioni, urtare la sensibilità dei musulmani, ma anche degli indiani e pure degli atei.

A Rebbio, nella chiesa parrocchiale di San Martino i parrocchiani si stanno preparando alla fine della Messa. A un tratto, una donna velata prende la parola e inizia a leggere versetti del Corano che annunciano la nascita di Cristo. L’iniziativa è stata voluta dal parroco, don Giusto Della Valle come “gesto di dialogo”.

A Rozzano, vicino Milano, un preside, Marco Parma, ha deciso di cancellare il concerto di Natale, abolendo le feste tradizionali nell’Istituto Garofani “per non recare offesa”.

Lo scorso luglio, per la prima volta durante una messa in Italia, è stato recitato un versetto del Corano dall’altare. È successo nella Chiesa di Santa Maria in Trastevere (nella foto) durante la cerimonia in ricordo di don Jacques Hamel, che è stato ucciso dai terroristi dell’Isis, in Francia. Mentre i cattolici recitavano il Credo, un delegato della moschea di al-Azhar del Cairo ripeteva una “preghiera islamica per chiedere la pace”.

Il clero cattolico è probabilmente disorientato dallo stesso Papa Francesco, che è stato il primo a consentire la lettura delle preghiere islamiche e del Corano nel luogo di culto cattolico più importante del mondo. È successo quando Bergoglio ha incontrato in Vaticano il defunto presidente israeliano Shimon Peres e il presidente dell’Autorità palestinese Mahmoud Abbas, un incontro organizzato per “pregare per la pace in Medio Oriente”.

Da quando è stato eletto pontefice, Francesco ha trascorso molto tempo nelle moschee. Ha visitato parecchi luoghi di culto islamici all’estero, in Turchia e nella Repubblica Centrafricana, ma è anche disposto a visitare la Grande Moschea di Roma.

Quando si tratta di Islam, il Papa abbraccia il relativismo religioso. Egli ha ripetuto che la violenza islamista è opera di un “piccolo gruppo di fondamentalisti” che, secondo lui, non hanno nulla a che fare con l’Islam. Quando gli è stato chiesto perché non ha parlato di violenza islamica, il Pontefice ha replicato: “Se io parlo di violenza islamica devo parlare anche di violenza cattolica”, anche se in questo momento sarebbe difficile trovare preti, suore o altri cattolici che piazzino bombe in qualche posto in nome di Gesù Cristo.

Questa tendenza non è confinata all’Italia. Nel Regno Unito, Lord Harris, vescovo della Chiesa d’Inghilterra, ha proposto che la cerimonia di incoronazione del principe Carlo d’Inghilterra si apra con una lettura del Corano. Negli Stati Uniti, in più di 50 chiese, compresa la Washington National Cathedral, si legge il Corano. Il capo della Chiesa protestante in Germania, il vescovo Heinrich Bedford-Strohm, ha proposto l’insegnamento dell’Islam nelle scuole statali. Ma nelle moschee si fa qualche lettura della liturgia cristiana?

Questi show interreligiosi sembrano anche renderci ciechi a più inquietanti letture del Corano nelle chiese cristiane, come quella che di recente ha avuto luogo nella chiesa di Santa Sofia ad Istanbul: per la prima volta in 85 anni, i musulmani turchi hanno letto un testo islamico nella più bella chiesa dell’Oriente cristiano. Il loro obiettivo, come attestato dalle proposte di leggi presentate al Parlamento turco, è chiaro: islamizzare la chiesa, che era stata adibita a museo dal 1935. Il silenzio cristiano è meno chiaro: com’è possibile che così pochi leader cristiani abbiano alzato la voce contro questo attacco senza precedenti a un monumento cristiano? Hanno organizzato così tante letture del Corano nelle loro chiese da considerare normale l’idea di convertire una chiesa in moschea?

Dopo l’attacco terroristico perpetrato in una chiesa della Normandia, nel luglio scorso, il clero cristiano ha aperto le porte delle proprie chiese ai musulmani. Questo gesto è stato accolto come un punto di svolta nel rapporto tra le due religioni. Su sei milioni di musulmani presenti in Francia, solo poche centinaia hanno accolto l’invito. Ma la loro presenza è davvero rappresentativa dell’opinione pubblica islamica?

Questi gesti dettati da buone intenzioni potrebbero sembrare un profitto interreligioso, ma in realtà sono una perdita ecumenica. Non sarebbe meglio per la Chiesa Cattolica stabilire un vero dialogo con le comunità islamiche basato su principi come la reciprocità (se costruite moschee in Europa, noi edificheremo chiese in Medio Oriente), la protezione delle minoranze cristiane nella Mezzaluna e la condanna teologica del jihad contro gli “infedeli”?

Al clero cattolico che ha aperto le porte del Duomo di Firenze all’Islam i musulmani presto proporranno di rimuovere il dipinto di Domenico di Michelino raffigurante Dante e la Divina Commedia, che si trova all’interno della cattedrale. Per i musulmani estremisti, Dante è colpevole di “blasfemia” perché ha collocato Maometto nel suo Inferno poetico. Lo Stato islamico non fa segreto della sua intenzione di colpire la tomba di Dante in Italia. Tra gli altri siti che figurano sulla lista nera dell’Isis ci sono la Basilica di San Marco a Venezia e la Basilica di San Petronio a Bologna, contenente un affresco che trae ispirazione dalla Divina Commedia dantesca. Una fantasia? Niente affatto. L’organizzazione italiana per la difesa dei diritti umani “Gherush92”, che svolge attività di consulenza in materia di diritti umani per organismi delle Nazioni Unite, ha già chiesto che Dante venga rimosso dai programmi scolastici perché “islamofobo”.

In questa nuova “correttezza” interreligiosa, solo l’Islam ci guadagna. I cristiani hanno tutto da perdere.

(*) Gatestone Institute

(**) Nella foto: L’imam Sami Salem recita un versetto del Corano nella chiesa di Santa Maria in Trastevere, a Roma, il 31 luglio 2016 (fonte dell’immagine: La Stampa video screenshot).

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:05