Un colpo di mortaio armeno uccide civili in Azerbaigian

venerdì 7 luglio 2017


Nuovi e crudeli notizie giungono dalla linea del fronte del conflitto del Nagorno-Karabakh, tra l’Armenia e l’Azerbaigian. Notizie di morte e di civili azeri coinvolti nel conflitto scuotono le nostre coscienze. Alcuni colpi di mortai lanciati dall’esercito dell’Armenia hanno ucciso una donna anziana ed una bambina di due anni nel villaggio di Alkhanli, situato nel distretto di Fizuli dell’Azerbaigian, nella parte meridionale del Karabakh. A rendere pubblico l’accaduto una dura nota del Ministero della Difesa della Repubblica dell’Azerbaigian che ha dichiarato: “Il 4 luglio alle ore 20,40 le forze armate dell’Armenia hanno colpito il villaggio di Alkhanli del distretto Fizuli usando mortai da 82 e 120 mm e lanciagranate pesanti. Come risultato di questa provocazione dell’Armenia, sono stati uccisi i residenti del villaggio Guliyeva Sakhiba Idris gizi (nata nel 1967) e Guliyeva Zakhra Elnur gizi (nata nel 2015). Guliyeva Servinaz Iltifat gizi (nata nel 1965), che ha subito ferite frammentate a causa delle bombe, è stata portata all’ospedale militare e operata”. Commentando quanto accaduto, Hikmat Hajiyev, portavoce del ministero degli Affari Esteri dell’Azerbaigian, ha evidenziato come a seguito di queste provocazioni delle forze armate dell’Armenia, l’uccisione di una donna anziana e di sua nipote di 2 anni, la ferita di un’altra civile e il danneggiamento di oggetti civili, altro non sono che un atto di vandalismo e dimostrano ancora una volta la natura terroristica dello stato dell’Armenia. Unanime e trasversale anche la condanna da parte italiana a quanto accaduto.

La deputata del Partito Democratico Cristiana Bargero ha immediatamente espresso: “È molto doloroso apprendere che un’altra giovanissima vita è rimasta senza futuro a causa di tanta crudeltà, nel silenzio di molti organi di stampa che ben poco dicono del conflitto tra Armenia e Azerbaigian ancora pienamente attivo. Una bambina di due anni è stata uccisa dalle forze armate dell’Armenia che ancora occupano i territori dell’Azerbaigian nonostante esistano molti documenti internazionali e ben 4 risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che impongono il ritiro dell’Armenia dai territori occupati dell’Azerbaigian”, a cui si sono unite le dichiarazioni di Khalid Chaouki, deputato del Pd in commissione Esteri della Camera: “Le recenti notizie sull’aggressione del villaggio di Alkhanli, nel distretto Fizuli dell’Azerbaigian da parte delle forze armate dell’Armenia causando l’uccisione di una donna e di sua nipote, il ferimento di un’altra civile e il danneggiamento di oggetti, destano una forte preoccupazione e dimostrano che quello del Nagorno-Karabakh è tutt’altro che un conflitto congelato”.

Incisive anche le dichiarazioni di Vito Petrocelli, senatore del Movimento 5 Stelle membro della Commissione Esteri di Palazzo Madama: “La comunità internazionale torni ad occuparsi della risoluzione del conflitto tra Armenia ed Azerbaijan in Nagorno-Karabakh. Una guerra che dura da quasi un trentennio e sulla quale sia le Nazioni Unite che l’Osce si sono pronunciate più volte” e del senatore leghista che presiede l’Associazione interparlamentare di amicizia Italia-Azerbaigian, Sergio Divina: “Quello che è successo non è altro che un atto di vandalismo. L’Armenia sta conducendo attacchi sistematici, deliberati e mirati alla popolazione civile che comprende tra l’altro donne, bambini e anziani residenti nelle aree densamente popolate adiacenti alla linea del fronte e gli attacchi diretti e deliberati dell'Armenia contro la popolazione civile azera e i beni civili costituiscono una grave violazione del diritto internazionale umanitario. Ho ripetutamente evidenziato che il motivo principale della tensione e degli incidenti sulla linea del fronte ed il principale ostacolo alla risoluzione del conflitto è la presenza illegale delle forze armate dell’Armenia nei territori occupati dell'Azerbaigian. Come risultato del conflitto tra l'Armenia e l'Azerbaigian del Nagorno Karabakh oggi l’Armenia occupa militarmente il 20 per cento dei territori riconosciuti internazionalmente dell’Azerbaigian, inclusi la regione del Nagorno-Karabakh e i sette distretti adiacenti, avendo realizzato una pulizia etnica contro un milione di azeri diventati rifugiati e profughi, avendo violato gravemente il diritto internazionale umanitario e commesso numerosi crimini di guerra, tra cui il genocidio di Khojaly e avendo ignorato molti documenti internazionali, che impongono il ritiro dell’Armenia dai territori occupati dell’Azerbaigian e il ritorno dei profughi azeri alle loro terre. Quello che è successo dimostra ancora una volta la necessità che la comunità internazionale - in particolare Co-Presidenti del Gruppo di Minsk, spingano l'Armenia a ritirare le proprie truppe dai territori occupati dell'Azerbaigian, secondo le norme e i principi del diritto internazionale, le relative decisioni e risoluzioni delle organizzazioni internazionali, comprese quattro risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e a modificare lo status quo dell’occupazione. Come si vede l’Armenia non è interessata alla soluzione del conflitto e l’obiettivo di questo paese è mantenere lo status quo. Sono rimasto atterrito dalle immagini di questa piccola bambina e di sua nonna, decedute senza che la loro morte, così come il perdurare del conflitto, riceva l’eco che merita nella stampa internazionale. Per la soluzione di questo brutale conflitto lo status quo deve essere cambiato, vale a dire il ritiro delle truppe dell’Armenia dai territori occupati dell’Azerbaigian. L’Armenia dovrebbe partecipare in maniera costruttiva ai negoziati sostanziali in accordo con il documento sul tavolo dei negoziati, per arrivare ad una soluzione del conflitto e alla pace duratura nella regione. Il popolo italiano, amico dell’Azerbaigian, deve essere sensibilizzato, anche attraverso la stampa, e il Governo italiano, che presiederà l’Osce nel 2018, deve essere parte attiva nella ricerca della pace”.

La Repubblica dell’Azerbaigian sollecita la Comunità internazionale a condannare l’Armenia per la palese violazione del diritto internazionale e insiste sull’attuazione delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite n. 822 (1993), 853 (1993), 874 (1993) e 884 (1993).


di Domenico Letizia