Esulta la Tunisia, passa legge contro violenza su donne

Per una volta tutti d’accordo: in parlamento a Tunisi dove la nuova legge contro la violenza sulle donne è stata votata ieri all’unanimità, dai laici al partito islamico Ennahda, nella società civile e nel mondo dell’associazionismo, dove tutti esultano per lo storico voto. Ma anche la severa Ong internazionale Human Rights Watch considera il voto di ieri “un passo decisivo per i diritti delle donne”, raccomandando tuttavia alle autorità di assicurare “fondi adeguati e volontà politica” per applicare la legge. Mentre l’Osservatore Romano mette la notizia in prima pagina, intitolando “Una legge per la dignità delle donne”. Una legge, afferma il giornale vaticano, frutto di un “voto già definito storico e considerato un deciso passo in avanti nel nome dei diritti delle donne”, e che ha lo scopo di “assicurare l’uguaglianza tra i sessi, come stabilito dalla Costituzione”.

La Tunisia si conferma insomma, oltre che un modello di successo per la transizione democratica dopo i grandi traumi della stagione delle rivolte arabe, un Paese all’avanguardia nel mondo musulmano anche sul fronte dei diritti delle donne. Dopo un iter parlamentare accidentato e ostacolato da rinvii, che ne avevano fatto temere un fallimento, il parlamento tunisino ha sorpreso tutti approvando la legge con ampio anticipo rispetto alla scadenza simbolica per la quale era attesa: il 13 agosto, Giornata della Donna in Tunisia. In 43 articoli e 5 capitoli, le legge vuole fornire misure efficaci contro ogni forma di violenza basata sul genere, tramite un approccio globale basato su prevenzione, punizione dei colpevoli e protezione delle vittime, con norme volte a garantire la parità tra i sessi anche nel lavoro. Tra le novità, l’abrogazione dell’articolo 227 bis del codice penale che prevedeva una sorta di “perdono” per gli stupratori di una minorenne in caso di matrimonio “riparatore”; pene molto severe per gli stupratori; lo spostamento dell’“età del consenso” dai 13 ai 16 anni; multe fino a mille dinari (circa 350 euro) per le molestie in strada o spazi pubblici. Punito anche l’impiego delle bambine per i lavori domestici, con 3-6 mesi di carcere. In realtà un neo c’è: manca ancora nel testo una norma che rimedi all’ineguaglianza della donna nell’asse ereditario, dopo la bocciatura di un tentativo di riforma lo scorso anno, inciampato in chi lo riteneva non conforme al diritto islamico.

La deputata indipendente Bochra Belhaj Hmida ammonisce che la legge, risultato di dieci anni di lavoro, non basterà a risolvere il problema della violenza sulle donne senza una soluzione radicale nell’ambito dell’educazione familiare. “La società tunisina sostiene la violenza nei confronti della donna sotto il pretesto della sua educazione”, afferma, ricordando che il 50 per cento delle donne tunisine, secondo vari studi, ha subito violenza o maltrattamenti almeno una volta nella sua vita. Non siede sugli allori nemmeno la ministra tunisina per la Donna, la famiglia e l’infanzia Néziha Labidi, che ha annunciato un portale in tre lingue per far conoscere i diritti della donna, e una commissione incaricata di lavorare sull’immagine della donna nei media. Secondo un recente studio ministeriale, ha aggiunto, le donne in Tunisia, considerate le mansioni domestiche, lavorano otto volte più degli uomini

Aggiornato il 28 luglio 2017 alle ore 00:42