Pugno duro Spagna, Catalogna aspetta l’ultimo assalto

Il conto alla rovescia si accelera, il braccio di ferro fra Madrid e Barcellona sta per entrare nell’ultima settimana, la Catalogna si prepara all’ultimo assalto per impedire il referendum di indipendenza del 1/o ottobre. Madrid ha annunciato oggi l’invio di rinforzi di polizia a Barcellona per “mantenere l’ordine” se il governo catalano non rinuncerà al voto. Non si sa quanti agenti, forse 5-6mila. Una decisione scattata secondo il portavoce del governo Íñigo Méndez de Vigo, dopo le manifestazioni “tumultuose” degli ultimi due giorni.

Per il governo catalano è una ulteriore dichiarazione di guerra. Barcellona teme che i rinforzi servano soprattutto per bloccare il voto il 1/o ottobre. “Il referendum è illegale, non si farà”, ha avvertito Mendez de Vigo. Si fa sempre più pesante anche il braccio della giustizia spagnola. La procura di Madrid oggi ha denunciato per “sedizione” (pene da 8 a 10 anni) le migliaia di manifestanti scesi in piazza mercoledì dopo il blitz della Guardia Civil - con l’arresto di 14 dirigenti - contro le sedi del governo catalano. Se la denuncia sarà accolta, le incriminazioni potrebbero essere migliaia.

Fino a 40mila persone si erano riunite pacificamente su Rambla de Catalunya bloccando gli agenti spagnoli fino alle 3 del mattino. La procura punta il dito in particolare contro Jordi Sanchez, presidente della Assemblea Nazionale Catalana, ‘parlamento’ della società civile indipendentista. Sanchez ha risposto con un nuovo appello alla “mobilitazione permanente” contro l’ “aggressione di Madrid. A Barcellona la tensione è leggermente calata dopo che la liberazione condizionata questo pomeriggio degli ultimi sei arrestati di mercoledì ancora detenuti, fra cui Josep Maria Jové, braccio destro del vicepresidente Oriol Junqueras.

L’agitazione ha però contagiato le università. Migliaia di studenti sono scesi in piazza in difesa del voto a Barcellona, Girona, Tarragona. C’è ora una nervosa attesa per la prossima mossa di Madrid, dopo che il presidente catalano Carles Puigdemont ieri ha confermato che nonostante il blitz della polizia il referendum si farà. Anche se non è chiaro in che condizioni. Sul Wall Street Journal il “president” ha lanciato un appello a “tutti i democratici del mondo” perché difendano la Catalogna “nella lotta fra libertà e repressione”. L’Europa istituzionale continua a voltargli le spalle allineandosi sulla Spagna. “Ha ragione il governo spagnolo questo referendum è contro la costituzione”, ha detto oggi il presidente dell’ Europarlamento Antonio Tajani.

Ma 50 eurodeputati hanno scritto a Rajoy chiedendo di fermare “la repressione”. In Europa però - scrive La Vanguardia - “c’è enorme preoccupazione” per la crisi catalana. E per il “vento di disobbedienza” che sull’Europa soffia da Barcellona. A Madrid c’è chi teme un possibile colpo alla disperata di Puigdemont se il voto deraglierà: una immediata “Dui”, ossia una Dichiarazione Unilaterale d’Indipendenza.

Aggiornato il 22 settembre 2017 alle ore 21:47