“Muhammad” è il futuro dell’Europa

venerdì 3 novembre 2017


L’estate scorsa, il presidente francese Emmanuel Macron è finito al centro di una bufera mediatica, con tanto di accuse di “razzismo”, per aver detto che le donne “con sette-otto figli” sarebbero responsabili dell’attuale condizione del Continente africano, creando così una sfida, stando a Macron, di “civiltà”.

E le Nazioni Unite gli hanno dato ragione. Secondo il “World Population Prospects”, l’annuale rapporto dell’Onu sulla demografia, oggi un sesto della popolazione mondiale vive in Africa. Nel 2050, la proporzione sarà di un quarto, e alla fine del secolo – quando gli africani saranno quattro miliardi – sarà di un terzo. In Africa, oggi le nascite superano di quattro volte le morti. Secondo i dati del 2017, il tasso di fertilità è di 4,5 figli per donna, contro 1,6 in Europa. Nei prossimi trent’anni, la popolazione africana aumenterà di un miliardo. Non è difficile immaginare come l’immigrazione illegale di massa inciderà sull’Europa attraverso questa pressione demografica senza precedenti. La demografia africana preme già sul “Vecchio Continente”.

Quando la Germania ha aperto di recente le porte a più di un milione di persone provenienti dal Medio Oriente, Asia e Africa, sostenitrici delle frontiere aperte, hanno affermato ripetutamente che un milione di migranti non sono nulla in una popolazione europea di 500 milioni di persone. Questo, però, era un paragone sbagliato. L’esatto paragone è tra i recenti arrivi e le nuove nascite. Nel 2015 e nel 2016, in Europa sono nati 5.1 milioni di bambini. Nello stesso periodo, secondo un rapporto del Pew Research Center, sono arrivati in Europa circa 2,5 milioni di migranti. E poiché molti Paesi, come la Francia, si rifiutano di fornire i dati sulle nuove nascite in base all’origine etnica, non c’è modo di sapere quante nascite avvenute in Europa possano essere attribuite alle comunità musulmane.

 Altri studi delle Nazioni Unite parlano anche delle prospettive europee, dove per “Europa” si intende l’area allargata a est della Ue. Nel 1950, gli europei erano 549 milioni. Nel 2017 sono 742 milioni. Nel 2050 saranno 715. Nel 2100 scenderanno a 653 milioni. Dunque, in trent’anni, a causa del crollo demografico, la popolazione europea perderà 30 milioni di abitanti e quasi 100 milioni entro la fine del secolo. Il “controllo delle nascite” ha funzionato in modo più efficace in Europa, che demograficamente non ne aveva bisogno, e malissimo in Africa.

All’interno dell’Europa, ci saranno Paesi che si contrarranno spaventosamente e altri che avranno una crescita molto forte. I Paesi in crescita ci diranno che tipo di Continente sarà. L’Europa, con l’aggiunta della pressione demografica africana, sarà dominata dalle maggioranze islamiche. Il Vecchio Continente sta commettendo una eutanasia sociale. La Germania è destinata a perdere undici milioni di persone; la Bulgaria passerà da sette a quattro milioni; l’Estonia da 1,3 milioni a 890mila; la Grecia da undici a sette; l’Italia da 59 a 47 milioni; il Portogallo da dieci a sei milioni; la Polonia da 38 a 21 milioni; la Romania da 19 a 12 e la Spagna da 46 a 36 milioni. La Russia perderà venti milioni di abitanti, da 143 a 124 milioni. Fra i Paesi in cui si prevede un aumento della popolazione spiccano la Francia, che passerà da 64 a 74 milioni di abitanti, e il Regno Unito da 66 a 80. Anche Svezia e Norvegia cresceranno: da nove a tredici milioni la prima, da cinque a otto la seconda. Il Belgio, che conta 11 milioni di abitanti, dovrebbe guadagnarne due milioni. Questi cinque Paesi europei sono anche tra quelli con la più alta percentuale di musulmani.

Inoltre, secondo un nuovo rapporto Eurostat, diffuso la scorsa settimana, il numero di morti nel “Vecchio Continente” è salito del 5,7 per cento in un anno, a causa dell’invecchiamento della popolazione, ma nelle zone ad alta densità islamica si registra un’ingente crescita demografica: “I tassi più alti sono registrati nei distretti che si trovano nella parte orientale di Londra, come Hackney e Newham (14 per 1000 abitanti) e Tower Hamlets (12 per 1000 abitanti), e nei sobborghi parigini nord-orientali di Seine-Saint-Denis (13 per 1000 abitanti)”.

L’economista francese Charles Gave ha recentemente pronosticato che la Francia avrà una maggioranza islamica nel 2057, e questa stima non ha nemmeno preso in considerazione il numero dei nuovi migranti attesi. La scorsa settimana, nel Regno Unito, l’Office of National Statistics ha annunciato che quest’anno Muhammad è diventato il nome più popolare nel Paese fra i nuovi nati ed è “senza dubbio il più diffuso se si considerano le sue variazioni”. Idem dicasi per le quattro città più grandi dei Paesi Bassi. A Oslo, la capitale della Norvegia, Mohammed è il nome più diffuso non solo tra i nuovi nati, ma anche tra gli uomini della città. Bisognerebbe essere ciechi per non capire la tendenza: “È la demografia, idiota”.

Senza dubbio la popolazione africana in crescita esplosiva cercherà di raggiungere le coste di un’Europa ricca e senile, che sta già subendo una rivoluzione demografica interna. Il Vecchio Continente, per mantenere la propria cultura, dovrà prendere decisioni pragmatiche, non solo stupirsi a oltranza. La domanda da porsi è: l’Europa proteggerà i suoi confini e la sua civiltà, prima che venga sommersa?

(*) Gatestone Institute


di Giulio Meotti (*)