L’Italia alla guida del Consiglio di sicurezza dell’Onu

La sicurezza nel Mediterraneo, la crisi in Libia e l’emergenza rifugiati: queste le tre priorità che caratterizzeranno il mese di presidenza dell’Italia in Consiglio di Sicurezza Onu. Durante la conferenza stampa al palazzo di vetro di New York, l’ambasciatore Sebastiano Cardi, rappresentante permanente presso le Nazioni Unite, ha ricordato gli appuntamenti più importanti della nostra presidenza e le possibilità di potere incidere fattivamente sulla questione del movimento dei popoli.

Ieri la prima riunione in programma, proprio sulla questione dei rifugiati, con il briefing dell’Alto Commissario Onu per i rifugiati, Filippo Grandi, presieduto anche dal sottosegretario agli Esteri Vincenzo Amendola. Un appuntamento fondamentale considerato che è il primo incontro formale dell’Alto Commissario in otto anni. Seguirà, il 16 novembre, una riunione sulla Libia mentre, il giorno seguente, si terrà un dibattito pubblico sulle sfide della sicurezza nel Mediterraneo, entrambi presieduti dal ministro degli Esteri, Angelino Alfano.

Insomma, un grande lavoro, ma anche una grande prova di diplomazia. L’Italia sta affrontando le grandi sfide geopolitiche bilanciando soprattutto gli interessi e le tensioni dell’Unione europea con un fenomeno culturale e sociale come quello delle migrazioni dal continente africano. Molte volte è stata lasciata sola in situazioni difficili, altre volte con la responsabilità di prendere posizioni che riguardavano molto di più di una singola area geografica.

Non a caso sul tavolo del Consiglio di Sicurezza ci sarà anche il dossier siriano la cui situazione politica è in continua evoluzione, sperando che la presentazione del rapporto dell’inviato speciale dell’Onu Staffan de Mistura dia finalmente nuovo stimolo ad una linea di intervento unanime e risolutiva.

Tuttavia, non occorre molto cinismo per rendersi conto che le discussioni (e, talvolta, le non decisioni) sulle politiche internazionali da intraprendere in seno agli organismi della Comunità internazionale hanno trovato poco riscontro nella realtà, caratterizzata perlopiù da un gioco di equilibri che tanto ricorda il periodo della “Guerra fredda”.

Ma il mondo è cambiato e oltre ad affrontare nuove sfide c’è bisogno anche ripensare al ruolo che un organismo internazionale, come appunto quello delle Nazioni Unite, dovrà avere nel terzo millennio. Sono troppi i veti incrociati, poche le Risoluzioni coraggiose e solamente ottimiste le dichiarazioni di intenti nei rapporti ufficiali su questioni specifiche di crisi. Il ministero degli Esteri, Angelino Alfano, ha augurato buon lavoro dichiarando “Pronti a continuare a costruire insieme la pace di domani”.

Siamo sicuri che tutti la pensano allo stesso modo?

Aggiornato il 02 novembre 2017 alle ore 22:13