Usa: stretta sui pedofili, bollino sul passaporto

venerdì 3 novembre 2017


Non è un microchip ma ci è vicino. Il governo americano ha deciso di combattere e prevenire la pedofilia anche all’estero attraverso una sorta di bollino sul passaporto di coloro che hanno commesso questo tipo di reati sessuali in patria. D’ora in poi saranno identificati anche sul documento di viaggio che consente di espatriare. Il Dipartimento di Stato ha reso noto che il retro del passaporto recherà la dicitura “Il proprietario è stato condannato per un reato di tipo sessuale nei confronti di minori ed è schedato secondo la legge americana”. La misura rientra nell’ambito della “International Megan’s Law”, la legge approvata nel 2016 per frenare lo sfruttamento infantile e il turismo sessuale di minori. La normativa prende il nome da Megan Kanka, una ragazzina di soli sette anni uccisa nel 1994 in New Jersey da un pedofilo condannato. Il caso scosse l’opinione pubblica e portò alla creazione nei singoli Stati di registri contenenti i nomi di coloro che si sono macchiati di reati di tipo sessuale. Lo stesso Dipartimento ha precisato che la dicitura non impedirà di viaggiare all’estero. I detrattori hanno affermato che i cittadini americani, così come quelli di altri Paesi, sono soggetti alle leggi d’ingresso delle nazioni che intendono visitare, molte delle quali hanno restrizioni nei confronti di coloro che hanno commesso crimini.

La “Megan’s Law” e la conseguente “blacklist” che avrebbe esposto i pedofili a livello internazionale aveva già suscitato proteste e azioni legali l’anno scorso perché considerata una violazione dei diritti. Gli Stati Uniti non sono l’unico Paese ad essersi mosso per una stretta contro la pedofilia. L’Australia è andata oltre approvando, per prima a livello mondiale, una legge che prevede la revoca del passaporto alle persone condannate per abusi sessuali su bambini e ragazzi. La legge è stata pensata per impedire ai pedofili australiani giudicati colpevoli di fare turismo sessuale nei Paesi del sud-est asiatico e nelle isole del Pacifico. Julie Bishop, ministro degli Esteri australiano, ha detto che lo scorso anno quasi 800 pedofili condannati sono andati all’estero e la metà di loro si è recata in Paesi noti per essere destinazioni di turismo sessuale.


di Redazione